Il dogmatismo è quella corrente filosofica contrapposta al criticismo e all'idealismo, che facendo derivare il pensiero dall'Essere presuppone la supremazia dell'oggetto rispetto al soggetto, della realtà sull'idea, e a volte persino della natura sullo spirito. Dio stesso è concepito immanente alla Natura, e anzi identificato in toto con quest'ultima (panteismo).

Non si tratta però di semplice materialismo,[1] poiché Dio e natura, sebbene uniti e indissolubili, sono visti in un'unità complementare: la natura è soltanto la manifestazione concreta e tangibile di Dio, che tuttavia vive esclusivamente in essa, essendo essenziale al Soggetto divenire oggetto di se stesso, cioè oggettivarsi. Il soggetto infatti si configura come tale solo in rapporto a un oggetto. E l'oggetto a sua volta è sempre solo oggetto rispetto a un soggetto. Ne consegue la corrispondenza tra le strutture intime della realtà, e quelle dell'intelletto.[2]

Il maggiore esponente del dogmatismo è considerato Spinoza (1632-1677).[3] Lo si ritrova anche nello stoicismo.[4] Nel Novecento vi aderì Einstein.[5]

Origini ed evoluzione del termine

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Al termine "dogmatismo" si attribuivano in origine (e si attribuiscono ancora oggi) significati con sfumature diverse; oltre che Spinoza, ad esso venivano ricondotte quella teologie e filosofie che pongono l'Essere al di sopra del Pensiero, come ad esempio il tomismo aristotelico, antitetiche in questo all'idealismo neoplatonico. Durante l'Illuminismo esso passò a indicare spregiativamente un atteggiamento mentale che dà per scontata l'esistenza di una realtà metafisica indipendentemente dalla sperimentazione empirica, o, per altri aspetti, da un'analisi razionale.

Ad un peggioramento della sua accezione contribuì in particolare il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) con la sua opera Critica della ragion pura, in seguito alla quale egli si riconobbe debitore allo scettico empirista David Hume di averlo fatto uscire «dal sonno dogmatico».[6] Per dogmatismo Kant intende una fiducia cieca nella capacità della ragione di produrre da sola un sapere valido a priori in virtù della corrispondenza tra forme dell'essere e forme del pensiero.[7] Secondo Kant questa corrispondenza non sussiste, perché il noumeno (l'essere in sé), che era l'oggetto della metafisica tradizionale, è inconoscibile, essendo del tutto estraneo al soggetto conoscente.

Il filosofo idealista Johann Gottlieb Fichte (1762–1814) obiettò tuttavia che la posizione kantiana era ancora dogmatica, perché se il noumeno fosse inconoscibile, allora non si potrebbe neppure postularne l'esistenza. Egli identificò pertanto il dogmatismo col realismo, quale sistema filosofico che abbia al centro la cosa in sé (il noumeno di Kant), e dove il soggetto risulti in secondo piano nella conoscenza.

Postulare l'esistenza di una cosa in sé indipendentemente dal soggetto è per Fichte una posizione a-critica e irrazionale, perché ogni fatto, ogni realtà va compresa alla luce delle ragioni del suo costituirsi: ogni fatto cioè rimanda all'atto che lo pone. Il dogmatismo invece crede in modo conformista e non ragionato che la realtà sussista autonomamente dall'Io. Secondo Fichte, all'inizio non c'è un criterio razionale per preferire il dogmatismo all'idealismo,[8] ma quest'ultimo rivela la sua superiorità logica ed etica solo una volta abbracciato. Ed è solo abbracciando l'idealismo che si può salvare l'essenza del criticismo kantiano.

Schelling

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In seguito il filosofo idealista Friedrich Schelling (1775-1854), succeduto a Fichte, vedrà tuttavia il criticismo e il dogmatismo non più contrapposti, ma complementari. Se è vero, infatti, che non esiste soggetto senza oggetto (dogmatismo), è ugualmente vero che non c'è oggetto senza soggetto (idealismo): entrambi i punti di vista colgono un aspetto della medesima realtà.[9]

La differenza è che, mentre l'idealismo è una filosofia dell'infinito, la quale dal soggetto muove verso l'oggetto, il dogmatismo è una filosofia del finito, che dall'oggetto muove verso il soggetto. Il primo assume l'autocoscienza come principio originario, il secondo invece, per giustificare il dato dell'essere, è costretto a un regresso all'infinito a meno di non approdare anch'esso, alla fine, all'autocoscienza stessa.[10] Quest'ultima dunque rappresenta il loro punto d'incontro, l'Assoluto che unisce realismo e criticismo; ed è un'unione immediata, perché nessuno dei due poli, né il soggettivo né l'oggettivo, ha la preminenza sull'altro: pensante e pensato sono nell'autocoscienza una cosa sola.

Al giorno d'oggi

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Al giorno d'oggi il termine "dogmatismo" si è evoluto in senso fortemente negativo, e indica per lo più un atteggiamento acritico di pregiudizio, di cieca adesione a dogmi politici, ideologici, o religiosi;[11] ma non mancano i casi in cui al dogmatismo viene associato un significato positivo, in particolare quando lo si vuole contrapporre alla corrente opposta dello scetticismo. Secondo la definizione di Pierre Hadot (presente nell'opera La cittadella interiore) il dogma è «un principio universale che fonda e giustifica una certa condotta pratica e che si può formulare in una o più proposizioni»: con questa espressione egli vuole dire che alcuni sistemi filosofici come le dottrine stoiche poggiano su dogmi logicamente sensati riguardanti la natura ultima della realtà.[12]

  1. ^ «Si può dire che il pathos di Spinoza, nella negazione della trascendenza di Dio rispetto al mondo, sia, in verità, espressione di una profondissima religiosità che non permette di accettare l'autonomia ontologica del mondo. Proprio perché il mondo non può avere tale autonomia rispetto a Dio, Dio diventa causa immanente e non trascendente» (intervista a Vittorio Hösle, Copia archiviata, su emsf.rai.it. URL consultato il 9 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2012).
  2. ^ L'espressione che sintetizza maggiormente la concezione dogmatica è appunto quella coniata da Spinoza (cfr. Gustavo Bontadini, Appunti di filosofia, pag. 86, Milano, Vita e Pensiero, 1996): «Ordo et connexio idearum idem est ac ordo et connexio rerum», ossia «L'ordine e la connessione delle idee è identica a quella che sussiste nella realtà» (Spinoza, Ethica, II, pr. VII).
  3. ^ «Spinoza è considerato giustamente il filosofo dogmatico per eccellenza» (Marco Iannucci, Libertà, politica e religione in Spinoza, prima parte, cap. II, § 3, Mimesis, 2019). Il dibattito su Spinoza ebbe inizio durante la stagione dell'idealismo tedesco: «Nella misura in cui il dogmatismo può essere coerente, il suo più coerente prodotto è lo spinozismo» (Fichte, Scritti sulla dottrina della scienza, pag. 291, Novara, UTET, 2013 ISBN 978-88-418-9397-5).
  4. ^ In contrapposizione allo scetticismo di Arcesilao (cfr. Gli scettici).
  5. ^ «Einstein [...] assunse il realismo dogmatico come base per la scienza della natura» (Werner Heisenberg, Psychics and Philosophy [1958], trad. it. di G. Gnoli, Fisica e Filosofia, pag. 101, Il Saggiatore, Milano 1994). Einstein sosteneva tra l'altro: «Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due realtà separate» (cit. in Brian, Einstein a life, 1996, pag. 127); e ancora: «Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nell'ordinaria armonia di ciò che esiste» (cit. in Pietro Greco, Einstein: vita e opere del padre della relatività, Alpha Test, 2008, pag. 16).
  6. ^ «L'avvertimento di David Hume fu proprio quello che, molti anni or sono, primo mi svegliò dal sonno dogmatico e dette un tutt'altro indirizzo alle mie ricerche nel campo della filosofia speculativa» (Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che potrà presentarsi come scienza, 1783).
  7. ^ Storicamente per Kant il dogmatismo era rappresentato dal razionalismo proprio della filosofia leibniziano-wolffiana, i cui allievi avevano molto influenzato la filosofia prussiana fino alla sua epoca.
  8. ^ «Il primo procedimento si chiama idealismo, il secondo dogmatismo. Da tutto ciò risulta abbastanza evidente che questi due sono gli unici sistemi filosofici possibili. Secondo il primo sistema le rappresentazioni accompagnate dal sentimento della necessità sono prodotti di quell'intelligenza ch'è il presupposto che le giustifica, mentre in base al secondo sistema sono prodotti di una cosa in sé che ne è il presupposto. [...] Di questi due sistemi l'uno non può confutare direttamente l'altro, perché il contrasto che li divide riguarda il principio di per sé indeducibile... Si negano totalmente a vicenda. Non hanno in comune alcun punto in cui potersi intendere l'un l'altro e accordarsi insieme» (Fichte, dalla Prima Introduzione alla "Dottrina della scienza", 1794).
  9. ^ «Il dogmatismo [...] non è più capace del criticismo di raggiungere l'assoluto come oggetto attraverso la conoscenza teoretica, poiché [...] la filosofia teoretica riposa proprio su questa opposizione del soggetto e dell'oggetto. Non resta dunque ai due sistemi che fare dell'assoluto [...] un oggetto di azione o contribuire alla realizzazione dell'assoluto con l'azione» (Schelling, Lettere filosofiche su dogmatismo e criticismo, 1795-1796, trad. in Perone, Storia del pensiero filosofico, vol. III, Torino, SEI, 1989, pag. 48).
  10. ^ «Il dogmatismo, per cui l'essere è l'originario, non può in generale offrire la sua spiegazione che con un regresso all'infinito, giacché la serie di cause e di effetti che la sua spiegazione percorre potrebbe esser chiusa soltanto per mezzo di qualcosa che sia ad un tempo causa ed effetto di sé. [...] Il dogmatismo conseguente esiste nello spinozismo; a sua volta però lo spinozismo può continuare ad esistere come sistema reale solo come scienza della natura, il cui risultato finale ridiventa principio della filosofia trascendentale. Da tutto ciò è evidente che l'autocoscienza circoscrive tutto l'orizzonte del nostro sapere anche esteso all'infinito» (Schelling, Sistema della filosofia trascendentale, 1800, trad. in Grande Antologia Filosofica, vol. XVIII, Milano, Marzorati, 1971, pag. 148).
  11. ^ Dogmatismo, su Enciclopedia Treccani. URL consultato il 29 dicembre 2018.
  12. ^ Pierre Hadot, La cittadella interiore. Introduzione ai «Pensieri» di Marco Aurelio, cap. III, § 1, pag. 41, Vita e Pensiero, 1996.

Bibliografia

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  • Baruch Spinoza, Etica, Pgreco editore, 2010 ISBN 8895563204.
  • Friedrich W. Schelling, Lettere filosofiche su dommatismo e criticismo, a cura di G. Semerari, Laterza, 1995 ISBN 884204623X.
  • Emanuela Pistilli, Tra dogmatismo e scetticismo. Fonti e genesi della filosofia di F. H. Jacobi, Fabrizio Serra Editore, 2008 ISBN 8862271204.
  • Pierre Hadot, La cittadella interiore. Introduzione ai «Pensieri» di Marco Aurelio (1992), traduzione di A. Bori e M. Natali, Vita e Pensiero, 1996 ISBN 8834308085.

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