Ducato di Sabbioneta

antico Stato italiano (1577-1689)

Il ducato di Sabbioneta fu un antico feudo italiano di origine comitale limitato all'odierno comune di Sabbioneta, sorto per nomina imperiale nel 1577 e governato inizialmente da Vespasiano Gonzaga. Confinava ad ovest con il ducato di Milano, retto dal 1535 da un governatore asburgico; a sud, oltre il Po, con il ducato di Parma e Piacenza amministrato dai Farnese, a nord-est con il ducato di Mantova dominato dai Gonzaga.

Ducato di Sabbioneta
Ducato di Sabbioneta - Stemma
Motto: Libertas
Ducato di Sabbioneta - Localizzazione
Ducato di Sabbioneta - Localizzazione
Dati amministrativi
Lingue ufficialiItaliano, latino
Lingue parlateDialetto mantovano, volgare
CapitaleSabbioneta
Dipendente da Ducato di Mantova
Politica
Forma di governomonarchia assoluta
(ducato)
Nascita18 novembre 1577 con Vespasiano Gonzaga
CausaInvestitura imperiale
Fine7 gennaio 1689 con Nicola María de Guzmán Carafa
CausaAnnesso al Ducato di Guastalla, incorporato nel 1747 nel Sacro Romano Impero
Territorio e popolazione
Bacino geograficoAttuale comune di Sabbioneta
Territorio originaleAttuale comune di Sabbioneta
Massima estensione37 km² circa nel XVI secolo
Popolazione400 abitanti circa nel XVI secolo
Economia
Valutapropria (vedasi "La Zecca di Sabbioneta")
RisorseAgricoltura, allevamento
Commerci conStati gonzagheschi
Religione e società
Religioni preminentiCattolicesimo
Religioni minoritarieEbraismo
Classi socialiNobili, clero, contadini
Evoluzione storica
Preceduto da Contea di Sabbioneta
Succeduto da Regno di Spagna (Governatorato spagnolo di Milano)
Carta con l'indicazione del Ducato di Sabbioneta (contrassegnato coi confini in arancio-rosso, verso sinistra, di forma simil-quadrato).

Alla morte nel 1478 del terzo marchese di Mantova Ludovico III Gonzaga il feudo di Sabbioneta venne ereditato dal figlio Gianfrancesco. Il primogenito Ludovico amministrò Sabbioneta fino al 1540, anno della morte, e la lasciò al giovane nipote Vespasiano, essendogli premorto l'unico figlio maschio Luigi "Rodomonte".

 
Vespasiano I Gonzaga-Colonna
(statua lignea nel palazzo ducale di Sabbioneta)

Vespasiano tra il 1554 e il 1556 iniziò la trasformazione dell'antico borgo in una piazzaforte militare, fortificandola con mura e curandone lo sviluppo urbano: fece erigere palazzi, chiese e altri monumenti di valore artistico. Il decreto imperiale gli riconosceva il diritto di battere moneta e, probabilmente nei locali del vecchio castello, il duca fissò la sede della zecca che incominciò l'attività nel 1562.[1]

Il 18 novembre 1577 l'imperatore Rodolfo II concesse a Vespasiano l'elevazione di Sabbioneta a ducato.

Il 26 febbraio 1591 Vespasiano morì e Isabella, sua unica figlia sopravvissuta, gli succedette nel governo del ducato. La duchessa, però, si curò poco del feudo (nominò un vicario), facendo trasferire a Milano e a Napoli, dove dimorava abitualmente, i preziosi arredi ed oggetti raccolti dal padre.[2]

Tra il 1630 ed il 1637 scomparvero sia Isabella che il marito Luigi Carafa della Stadera lasciando la cittadella di Sabbioneta (senza titolo ducale) alla nipote Anna Carafa della Stadera, alla quale subentrò, nel 1644, l'erede Nicola María de Guzmán Carafa, ultimo discendente di Vespasiano Gonzaga, il quale la resse fino al 1689. Il titolo ducale (ma non il governo effettivo del feudo di Sabbioneta) fu concesso nel 1637 dall'Imperatore a Scipione Gonzaga (1595-1670), del ramo dei Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo che tennero il titolo fino all'estinzione nel 1703.

Il territorio sabbionetano passò nel 1689 al governatorato spagnolo di Milano che, nel 1693, lo vendette al genovese Francesco Maria Spinola.[3] Nel 1703, infine, Sabbioneta fu ceduta ai Gonzaga di Guastalla che la incorporarono nel loro "Stato" fino al 1746 con Giuseppe Maria Gonzaga.

Nel 1747 il ducato di Guastalla fu annesso dagli Asburgo d'Austria, sovrani del Sacro Romano Impero, ma ceduto nel 1748 ai Borbone di Parma, mentre Sabbioneta fu riunita a Mantova, dal 1707 dominio asburgico.[4]

Duchi di Sabbioneta (1577-1689)

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1577-1591 Vespasiano I Gonzaga

(Fondi, 6 dicembre 1531 - Sabbioneta, 26 febbraio 1591)

(1531-1591) sposò Diana Folch de Cardona, Anna d'Aragona, Margherita Gonzaga di Guastalla
1591-1637 Isabella Gonzaga

(Sabbioneta, 12 gennaio 1565 - Napoli, 10 febbraio 1637)

(1565-1637) Luigi Carafa della Stadera
duca consorte (1584-1630)
1637-1644 Anna Carafa della Stadera
(senza titolo ducale)

(Portici, novembre 1610Portici, 24 ottobre 1644)[5]

(1610-1644) Ramiro Filippo de Guzmàn
1644-1689 Nicola María de Guzmán Carafa

(Napoli, 1638Madrid, 7 gennaio 1689)

(1638-1689) Maria de Toledo; non ebbe eredi

Il ducato di Sabbioneta passò in possesso degli spagnoli, che lo vendettero nel 1693 al genovese Francesco Maria Spinola.[3]

La Zecca di Sabbioneta

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Zecca di Sabbioneta.
 
Moneta di Vespasiano Gonzaga
 
Tallero di Isabella e di Luigi Carafa

Nel 1562 Vespasiano Gonzaga aprì la zecca di Sabbioneta che fu attiva fino al 1684, qualche anno prima della morte del duca Nicola María de Guzmán Carafa (1689).

  1. ^ Guidetti, p. 3
  2. ^ Tellini Perina, p. 9
  3. ^ a b Galatina info. Dal XVII al XVIII secolo - Storia di Galatina.
  4. ^ Tellini Perina, p. 11
  5. ^ Si veda Onofrio Melvetti, Una viceregina napoletana Anna Carafa, 2018, pp. 2 e 26

Bibliografia

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  • Cesare Cantù, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto. Mantova e la sua provincia. Volume quinto, Milano, 1859, ISBN non esistente.
  • Leandro Zoppè, Itinerari gonzagheschi, Milano, 1988, ISBN 88-85462-10-3.
  • Ugo Bazzotti e Daniela Ferrari, Vespasiano Gonzaga e il Ducato di Sabbioneta, a cura di Cesare Mozzarelli, Mantova, 1993.
  • Giuseppe Amadei, Signorie padane dei Gonzaga, a cura di Ercolano Marani, Mantova, 1982, ISBN non esistente.
  • Guido Guidetti, La Zecca di Sabbioneta, Mantova, la Rapida, 1966.
  • Luca Sarzi Amadè, Il Duca di Sabbioneta, Mimesis Edizioni, 2013, ISBN 9788857511313.
  • Chiara Tellini Perina, Sabbioneta, Milano, Electa, 1991, ISBN 88-435-3470-X.
  • Dante Colli, Alfonso Garuti e Romano Pelloni, Piccole Capitali Padane, Modena, Artioli Editore, 1996, ISBN 88-7792-048-3.

Voci correlate

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