Eidipsometria
Eidipsometria è un termine di uso soprattutto ottocentesco[1] con cui, nell'ambito della topografia, si indicano le operazioni di rilevamento planimetrico e altimetrico di un territorio e la sua rappresentazione grafica sul campo (eidotipo), propedeutiche alla stesura di una carta topografica vera e propria. Possono essere eseguite utilizzando diversi metodi: quello celerimetrico, quello fotogrammetrico o quello stereogrammetrico. La funzione essenziale dell'eidotipo, che è solo un disegno schematico e in scala approssimativa dell'area esplorata, è di riportare le quote e le distanze dei punti rilevati e degli altri dettagli topografici necessari.[2]
L'eidipsometria non va confusa con l'"ipsometria" che, pur simile nel nome e in parte nello scopo (il calcolo dell'altimetria), è tuttavia una tecnica diversa basata non sull'osservazione e il rilevamento diretti ma sulla deduzione dell'altitudine dalla pressione atmosferica grazie alla classica formula ipsometrica.[3]
Note
modifica- ^ Fra le numerose testimonianze, si possono vedere ad esempio: l'Atlante dell'eidipsometria di Milano dell'ingegner Carlo Villani (Milano, 1877-1883); i testi dello studioso Raniero Mengarelli che, nella premessa alle sue Notizie sulla topografia di Sentinum (Roma, 1892), sintetizza il significato di «eidipsometria» come «planimetria ed altimetria del terreno»; o ancora, nei primi decenni del Novecento, le varie opere dedicate all'argomento dal professor Giuseppe Ferrario.
- ^ Cfr. le voci "eidipsometria" ed "eidotipo" sull'Enciclopedia Treccani. Il termine "eidotipo" è utilizzato con valore più o meno analogo anche nel rilievo architettonico.
- ^ Cfr. la voce "ipsometria" sull'Enciclopedia Treccani.