Elezioni politiche in Italia del 1929

21ª elezione della Camera dei deputati del Regno d'Italia

Le elezioni politiche in Italia del 1929 per la nomina dei membri della Camera dei Deputati si svolsero il 24 marzo 1929. Gli elettori potevano solo votare o NO, per approvare o respingere in toto la lista dei deputati.

Elezioni politiche in Italia del 1929
StatoItalia (bandiera) Italia
Data24 marzo 1929
LegislaturaXXVIII
AssembleaCamera dei deputati
Legge elettoraleLegge plebiscitaria
Affluenza89,86% (Aumento 26,08%)
Si   No
Voti 8 517 838
98,34%
135 773
1,57%
Governo
Mussolini

Contesto storico

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Con queste elezioni si apre la fase di "normalizzazione" del regime fascista. I deputati non sono più determinati dalla sovranità popolare, ma sono semplice parte dello Stato.[1]

Diritto di voto

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Mussolini al seggio

La legge era basata sul suffragio universale maschile, già previsto sin dal 1912. Il diritto di voto per i soli cittadini maschi era però subordinato al rientrare in una delle seguenti categorie:

  • A coloro che pagano un contributo sindacale o sono soci di una società o ente che paghi tale contributo oppure da almeno un anno posseggano azioni nominative di società in accomandita per azioni o di società anonime
  • B coloro che pagano almeno 100 lire di imposte dirette allo Stato, alle province o ai comuni
  • C coloro che percepiscono uno stipendio, un salario o una pensione a carico dello Stato
  • D membri del clero cattolico o di altro culto ammesso dallo Stato

Erano esclusi dal diritto di voto (voto sospeso) i sottufficiali (tranne i marescialli) e i militari di truppa di esercito, marina e aeronautica.

Compartimento Categorie (dati Prefetture) Iscritti
nelle liste
Militari
esclusi
Iscritti
effettivi
A B C D Totale
Piemonte 687 139 152 226 99 035 3 680 942 080 949 771 1 970 947 801
Liguria 216 178 78 196 39 684 1 337 335 395 340 769 1 579 339 190
Lombardia 976 488 265 317 70 525 4 406 1 316 736 1 336 948 2 514 1 334 434
Venezia Tridentina 97 394 40 159 19 424 751 157 728 160 066 544 159 522
Veneto 685 194 191 525 70 828 3 296 950 843 951 644 3 721 947 923
Venezia Giulia e Zara 164 405 27 762 30 764 359 223 290 222 858 1 511 221 347
Emilia 577 264 156 645 63 244 2 580 799 733 804 128 2 662 801 466
Toscana 575 887 90 167 78 408 3 186 747 648 748 675 2 882 745 793
Marche 199 658 46 809 23 393 1 179 271 039 272 309 1 082 271 227
Umbria 118 842 25 360 16 348 721 161 271 161 381 1 141 160 240
Lazio 288 293 85 740 89 022 2 386 465 441 469 626 4 281 465 345
Abruzzi e Molise 273 339 55 705 27 282 1 122 357 448 357 837 1 848 355 989
Campania 594 441 119 756 65 856 4 209 784 262 788 332 3 896 784 436
Puglie 348 527 93 035 51 144 1 703 494 409 496 045 2 714 493 331
Basilicata 81 068 13 755 8 206 408 103 437 103 224 613 102 611
Calabrie 322 870 46 443 26 819 1 345 397 477 406 223 2 158 404 065
Sicilia 696 969 135 006 68 771 2 489 903 235 907 680 4 479 903 201
Sardegna 158 162 26 039 19 703 643 204 547 205 114 4 176 200 938
Totale 7 062 118 1 649 645 868 456 35 800 9 616 019 9 682 630 43 771 9 638 859

I valori nella parte sinistra della tabella sono riferiti alle liste delle prefetture al momento della chiusura delle iscrizioni. Dopo i ricorsi, i numeri risultarono leggermente variati (parte destra della tabella) e vennero esclusi i militari.

Questo grafico non è disponibile a causa di un problema tecnico.
Si prega di non rimuoverlo.

Percentuale degli elettori rispetto ai residenti.

Candidati

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Roma 1929: Facciata di Palazzo Braschi, sede della federazione fascista di Roma, il giorno prima delle elezioni del 1929.

I deputati erano scelti tra 1000 designati da enti e associazioni.

800 erano proposti da associazioni sindacali riconosciute e 200 da altri enti e associazioni nazionali.

Associazione Designati
Confederazione nazionale degli agricoltori 96
Confederazione nazionale degli impiegati e operai dell'agricoltura 96
Confederazione nazionale degli industriali 80
Confederazione nazionale degli impiegati e operai dell'industria 80
Confederazione nazionale dei commercianti 48
Confederazione nazionale degli impiegati e operai del commercio 48
Confederazione nazionale degli esercenti imprese di trasporti marittimi e aerei 40
Confederazione nazionale degli impiegati e operai dei trasporti marittimi e aerei 40
Confederazione nazionale degli esercenti imprese di trasporti terrestri e di navigazione interna 32
Confederazione nazionale degli impiegati e operai dei trasporti terrestri e di navigazione interna 32
Confederazione nazionale bancaria 24
Confederazione nazionale degli impiegati bancari 24
Confederazione nazionale dei professionisti e degli artisti 160
Associazione generale fascista del pubblico impiego 28
Associazione nazionale fascista della scuola primaria 10
Associazione nazionale fascista dei ferrovieri 5
Associazione fascista dei postelegrafonici 2
Associazione generale fascista degli addetti alle aziende industriali dello Stato 2
Accademie 9
Università, Istituti e Scuole superiori 30
Istituti d'istruzione media, classica, scientifica, magistrale e tecnica, Regi e pareggiati; Istituti nautici 15
Istituti di Belle Arti 2
Istituto fascista di cultura 3
Società Dante Alighieri 2
Associazione nazionale combattenti 45
Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra 30
Centro Nazionale Italiano 8
Lega navale italiana 1
Istituto coloniale fascista 1
Ente nazionale per la cooperazione 1
Associazione fra le casse di risparmio italiane 1
Associazione fra le società italiane per azioni 1
Associazione nazionale fra i consorzi di bonifica e di irrigazione 1
Touring Club Italiano 1
Comitato olimpico nazionale italiano 1
Opera nazionale dopolavoro 1
Totale 1000

I 400 deputati erano poi selezionati dal Gran consiglio del fascismo tra i designati da enti e da associazioni; la lista definitiva era sottoposta ad approvazione tramite plebiscito.

Modalità di voto

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Scheda per il (fronte)
 
Scheda per il (retro)

La votazione si svolse in forma plebiscitaria. Gli elettori potevano votare o NO, per approvare o respingere in toto la lista dei deputati.

L'elettore veniva fornito di due schede di uguali dimensioni, bianche all'esterno, recanti all'interno la formula: "Approvate voi la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio Nazionale del Fascismo?"; nella scheda con il l'interno era anche corredato da due bande tricolori, in quella con il NO la scheda si presentava bianca.

L'elettore doveva al momento del voto raccogliere entrambe le schede; all'interno della cabina elettorale si trovava una prima urna dove l'elettore lasciava la scheda scartata, per poi consegnare nelle mani degli scrutatori la scheda prescelta, affinché questi si assicurassero che essa fosse "accuratamente sigillata". Questo farraginoso sistema aveva di fatto un effetto inibitorio verso l'elettore, che non poteva avere una certezza assoluta sulla segretezza del voto, proprio a causa di quest'ultimo passaggio, anche se formalmente la legge sembrava garantire il voto segreto.

L'elettore comunque poteva anche annullare la scheda tricolore se non avesse voluto votare a favore.

Nel caso, ovviamente solo teorico, di vittoria dei NO si sarebbero dovute ripetere le elezioni, con l'ammissione di altre liste proposte da enti o associazioni autorizzati dalla legge, con almeno 5000 firmatari aventi diritto al voto (Regio decreto nº 1993 del 2 settembre 1928, in particolare l'art. 88).[2]

Risultati

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Scelta Voti %
8.517.838 98,43
No 135.773 1,57
Totale 8.653.611
Schede bianche/nulle 8.209
Votanti 8.661.820 89,86
Elettori 9.638.859

Partecipazione al voto

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Compartimento Iscritti Votanti No Nulli
Numero % Numero % Numero % Numero %
Piemonte 947 801 810 437 85,51 788 675 97,31 20 881 2,58 881 0,11
Liguria 339 190 293 351 86,49 281 696 96,03 11 217 3,82 438 0,15
Lombardia 1 334 434 1 212 930 90,89 1 172 962 96,71 37 128 3,06 2 840 0,23
Venezia Tridentina 159 522 120 586 75,59 112 502 93,30 7 902 6,55 182 0,15
Veneto 947 923 798 989 84,29 777 324 97,29 20 587 2,58 1 078 0,13
Venezia Giulia e Zara 221 347 191 008 86,29 186 788 97,79 4 080 2,14 140 0,07
Emilia 801 466 739 143 92,22 722 942 97,81 14 843 2,01 1 358 0,18
Toscana 745 793 695 674 93,28 688 047 98,90 7 251 1,04 376 0,06
Marche 271 227 247 913 91,40 245 983 99,22 1 665 0,67 265 0,11
Umbria 160 240 145 218 90,63 143 378 98,73 1 783 1,23 57 0,04
Lazio 465 345 420 930 90,46 417 734 99,24 3 020 0,72 176 0,04
Abruzzi e Molise 355 989 320 394 90,00 319 685 99,78 616 0,19 93 0,03
Campania 784 436 700 791 89,34 698 262 99,64 2 417 0,34 112 0,02
Puglie 493 331 472 509 95,78 472 336 99,96 165 0,04 8 0,00
Basilicata 102 611 97 310 94,83 97 299 99,99 10 0,01 1 0,00
Calabrie 404 065 377 090 93,32 376 998 99,98 74 0,02 18 0,00
Sicilia 903 201 837 013 92,67 836 077 99,89 861 0,10 75 0,01
Sardegna 200 938 180 534 89,85 179 150 99,23 1 273 0,71 111 0,06
Totale 9 638 859 8 661 820 89,86 8 517 838 98,34 135 773 1,57 8 209 0,09

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Percentuale dei votanti rispetto al numero degli aventi diritto al voto.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Deputati della XXVIII legislatura del Regno d'Italia.
 
La composizione della Camera dei Deputati della XXVIII Legislatura del Regno d'Italia.

I 400 eletti comprendevano:

  • 201 nuovi deputati
  • 197 deputati uscenti riconfermati
  • 2 deputati che avevano già ricoperto la carica (uno nella XXIV e l'altro nella XXVI legislatura).

È disponibile anche una classificazione approssimativa dei deputati eletti per professione.[3]

Professione 1929 1924
Avvocati e procuratori 86 246
Presidenti e vicepresidenti di enti nazionali 62 0
Professori e insegnanti 50 49
Agricoltori e contadini 44 5
Pubblicisti e giornalisti 39 42
Industriali, negozianti e commercianti 28 19
Funzionari e impiegati 16 10
Ingegneri 14 25
Militari 12 19
Laureati e diplomati 7 21
Medici 6 17
Ragionieri 6 11
Artisti, pittori, ceramisti 5 0
Operai in genere 5 12
Consiglieri di Stato 4 4
Organizzatori 4 6
Armatori, capitani marittimi e agenti di navigazione 3 2
Banchieri 2 0
Geometri 2 2
Magistrati 2 1
Notai 2 2
Proprietari 1 9
Professione non indicata 0 29
Totale 400 531

Irregolarità denunciate dalla stampa antifascista all'estero

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Il periodico socialista Avanti!, pubblicato all'epoca a Parigi, denunciò diverse irregolarità verificatesi durante le elezioni plebiscitarie, esponendo inoltre almeno due espedienti con cui i fascisti vanificarono la segretezza del voto:

  • gli elettori furono avvertiti che avrebbero dovuto mettersi in tasca la scheda scartata, raccomandando esplicitamente che avrebbe dovuto essere quella del "no", e consegnarla come "biglietto d'uscita" ai militi fascisti appostati all'ingresso dei seggi, lasciando intendere che se fossero stati trovati con la scheda del "Sì" (che implicava necessariamente il voto opposto) oppure senza la scheda scartata ne avrebbero pagato le conseguenze;[4][5]
  • gli scrutinatori, nel controllare se la scheda fosse accuratamente sigillata, potevano distinguere le schede del "Sì" e del "No" esaminandole in controluce anche senza aprirle dal momento che all'interno quella del "Sì" aveva dei colori molto accesi (mentre l'altra era bianca), e inoltre vi erano altre leggere differenze (relative al timbro e alla firma del presidente del seggio) che le rendevano distinguibili.[6]

Lo stesso Avanti! mise in dubbio l'attendibilità dei risultati ufficiali divulgati dal governo, esprimendo la convinzione che le cifre in questione fossero inventate e già prestabilite dallo stesso Mussolini.[7] Anche lo storico britannico Denis Mack Smith, nella sua Storia d'Italia dal 1861 al 1997, ritiene «sospette e improbabili», se non addirittura una possibile «invenzione», le cifre ufficiali dei "no" alle elezioni plebiscitarie del 1929 e del 1934, «visto il numero di poliziotti distribuiti sul territorio per reprimere qualsiasi manifestazione di dissenso».[8] Lo storico Giordano Bruno Guerri riporta che vi fu anche chi pensò che «i voti contrari fossero falsi, per far credere alla libertà di voto».[9]

In ogni caso, secondo la stampa di opposizione, si verificarono molte irregolarità, soprattutto nel meridione, dove poteva capitare che i presidenti del seggio votassero per tutti gli iscritti, a prescindere che si fossero presentati o meno al seggio. Secondo l'Avanti! in alcune sezioni le schede gettate nelle urne furono molte di più del numero degli elettori iscritti, ed esse furono eliminate dallo scrutinio o lasciate con la giustificazione che si trattasse di elettori ammessi a votare dalla corte d'appello all'ultimo momento.[10] Lo storico Giorgio Candeloro confermò tale tesi, riportando che «in alcune delle regioni il numero dei votanti superò quello degli iscritti, come avvenne in Basilicata, dove i votanti furono il 103,7 per cento, e in Calabria furono 105,86 per cento».[11]

Le elezioni si svolsero inoltre in un clima intimidatorio. In diversi centri abitati gli elettori furono prelevati dalle loro abitazioni e condotti forzatamente a votare dagli squadristi fascisti, come accadde ad esempio con i cittadini di etnia croata di Pisino.[12] I dipendenti delle fabbriche e delle aziende agricole e commerciali, nonché gli iscritti ai sindacati, furono avvisati dai loro datori di lavoro che in caso di astensione o di voto contrario sarebbero stati licenziati e denunciati alle autorità competenti.[13]

  1. ^ Piergiorgio Corbetta e Maria Serena Piretti (a cura di), Atlante storico-elettorale d'Italia 1861-2008, 2009.
  2. ^ Testo Unico 2 settembre 1928, n. 1993 (PDF), su storia.camera.it.
  3. ^ «Devesi però avvertire che non si può attribuire a questa classificazione un valore di assoluta esattezza perché nei volumetti da cui si sono attinte le notizie moltissimi Deputati sono indicati con due o più qualifiche ed è spesso difficile stabilire quale sia la principale.» Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVIII legislatura, Roma, 1930.
  4. ^ Avanti! del 14 aprile 1929: «Appena due decimi degli elettori, quelli ritenuti più sicuri, possono andare a votare in cabina. Ma, all'uscita, debbono consegnare ai militi la scheda del "no". Chi non può consegnarla, viene schiaffeggiato e percosso».
  5. ^ Avanti! del 21 aprile 1929.
  6. ^ Avanti! del 14 aprile 1929: «La scheda "sì" portava stampato all'interno il tricolore, a colori vivaci, perché il rosso si potesse vedere in trasparenza anche a scheda chiusa». Secondo lo stesso articolo lo scrutatore «vedeva, dalla trasparenza dei colori, se era o "no" o "sì" e annotava chi votava "no"». Lo stesso articolo spiega le differenze relative al timbro e alla firma del presidente del seggio.
  7. ^ Avanti! del 14 aprile 1929: «Fu Mussolini stesso che fissò, provincia per provincia, il numero degli astenuti e dei no, in modo da dare una certa verosimiglianza alla votazione». Nel seguito viene affermato che in alcune sezioni, dove nessuno aveva votato "no", i presidenti del seggio aggiunsero «i due o tre no prestabiliti» e che le schede nulle effettive erano dell'ordine delle centinaia di migliaia ma di esse non vi è traccia nei risultati ufficiali. In ogni caso, secondo il giornale, i "no" effettivi furono segnalati e sanzionati con rappresaglie.
  8. ^ Denis Mack Smith, Storia d'Italia dal 1861 al 1997, Laterza, p. 453, ISBN 978-88-420-6143-4.
  9. ^ Giordano Bruno Guerri, Gli italiani sotto la Chiesa. Da San Pietro a Twitter, 2021.
  10. ^ Avanti! del 14 aprile 1929 (articolo "Che cosa è stato il plebiscito fascista", paragrafo "La giornata infernale").
  11. ^ Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna, vol. IX, Il fascismo e le sue guerre, Milano, Feltrinelli, 1990, p. 247. Citato in Paola Del Lago, Il plebiscito del 1929 visto da oltreoceano (PDF), in Italia contemporanea n. 214, 1999, p. 115.
  12. ^ Sergio Fumich, Le mani sulle foibe, 2012, pp. 27-28.
  13. ^ Avanti! del 14 aprile 1929 (articolo "Che cosa è stato il plebiscito fascista", paragrafo "... e le minacce").

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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