Elio Vito

politico italiano

Elio Vito (Napoli, 12 novembre 1960) è un politico italiano, che è stato deputato alla Camera dal 23 aprile 1992 al 13 luglio 2022, dove ha ricoperto gli incarichi di capogruppo di Forza Italia dal 5 giugno 2001 al 28 aprile 2008 e presidente della 4ª Commissione Difesa dal 7 maggio 2013 al 21 luglio 2015.

Elio Vito

Ministro per i rapporti con il Parlamento
Durata mandato8 maggio 2008 –
16 novembre 2011
Capo del governoSilvio Berlusconi
PredecessoreVannino Chiti
SuccessorePiero Giarda

Presidente della 4ª Commissione Difesa della Camera dei deputati
Durata mandato7 maggio 2013 –
21 luglio 2015
PredecessoreEdmondo Cirielli
SuccessoreFrancesco Saverio Garofani

Capogruppo di Forza Italia
alla Camera dei deputati
Durata mandato5 giugno 2001 –
28 aprile 2008
PredecessoreBeppe Pisanu
SuccessoreFabrizio Cicchitto[1]

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato23 aprile 1992 –
13 luglio 2022
LegislaturaXI, XII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII
Gruppo
parlamentare
XI: Federalista Europeo
XII-XV: Forza Italia
XVI: Popolo della Libertà
XVII: Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente
XVIII: Forza Italia-Berlusconi Presidente
CoalizionePolo del Buon Governo (XII)
Polo per le Libertà (XIII)
Casa delle Libertà (XIV-XV)
Centro-destra 2008 (XVI)
Centro-destra 2013 (XVII)
Centro-destra 2018 (XVIII)
CircoscrizioneXI: Napoli-Caserta
XII: Lombardia 1
XIII: Sicilia 2
XIV: Umbria
XV: Campania 1
XVI: Toscana
XVII: Piemonte 2
XVIII: Puglia
CollegioXII: Bollate
XIII: Catania-Misterbianco
Incarichi parlamentari
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoRadicali Italiani (dal 2022)
In precedenza:
PR (1975-1994)
FI (1994-2009)
PdL (2009-2013)
FI (2013-2022)
Titolo di studioLaurea in sociologia
UniversitàUniversità degli Studi di Napoli Federico II
ProfessioneImpiegato

È stato anche ministro per i rapporti col Parlamento dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 nel quarto governo Berlusconi.

Biografia

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Nato a Napoli il 12 novembre 1960, figlio di un negoziante di ferramenta di Fuorigrotta, è cresciuto in una famiglia di fede cattolica, ma favorevole al divorzio e all'aborto. Cugino di Alfredo, deputato della Democrazia Cristiana e di Forza Italia, si è laureato in sociologia con una tesi sulle diverse letture che i mass media possono dare dello stesso risultato elettorale usando verbi, parole o tabelle differenti.[2][3]

A settembre 2021, in solidarietà col nuovo rettore Tomaso Montanari, si iscrive al corso di letteratura e arte italiane dell'Università per Stranieri di Siena.[4]

Attività politica

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Militanza nel Partito Radicale

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Aderisce al Partito Radicale di Marco Pannella a metà degli anni settanta, come ha raccontato: «Era il 1975, se non ricordo male, avevo 16 anni e frequentavo da tempo i radicali, quando andai al loro congresso di Napoli al posto di mio fratello, che si era ammalato».[5]

Da militante dei radicali s'impegna in diverse battaglie civili, come la campagna a favore della Legge 194, che tutela il diritto all’aborto in Italia, in occasione del referendum abrogativo del 1981.[5] Nell'arco di pochi anni ascende nel partito, arrivando alla elezioni amministrative del 1987 ad essere eletto nel consiglio comunale di Napoli.[5]

Alle elezioni politiche del 1992 viene candidato alla Camera dei deputati, per la radicale Lista Marco Pannella nella circoscrizione Napoli-Caserta, ed eletto per la prima volta deputato con 576 preferenze.[3] Nella XI legislatura della Repubblica fa parte del gruppo parlamentare "Federalista Europeo" insieme, tra gli altri, a Pannella come capogruppo, Emma Bonino e Marco Taradash, con cui ha condiviso gli anni della militanza nei radicali.[5][6][7]

Passaggio a Forza Italia

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Alle elezioni politiche del 1994, grazie all'accordo elettorale tra Pannella e l’imprenditore Silvio Berlusconi, viene ricandidato alla Camera nel collegio maggioritario di Bollate, per la Lista Pannella sostenuto dalla coalizione di centro-destra Polo delle Libertà in quota Forza Italia, dove viene rieletto a Montecitorio con il 51,03% dei voti contro i candidati dell'Alleanza dei Progressisti Paolo Cagna Ninchi (31,18%), del Patto per l'Italia Rossella Artioli (10,88%) e di Alleanza Nazionale Pierfrancesco Gamba.[5][8][9]

Successivamente, nel 1995, Vito fonda insieme a Taradash la "Convenzione per la riforma liberale", un gruppo di esponenti del mondo radicale e liberale che in seguito confluisce in Forza Italia di Berlusconi, andando a formare l'area liberale del partito e diventandone un suo esponente[5][8][10]; nella XII legislatura è stato vice-capogruppo di Forza Italia alla Camera.[11]

Alle elezioni politiche del 1996 si è ricandidato alla Camera nel collegio uninominale di Catania-Misterbianco, sostenuto dalla coalizione di centro-destra Polo per le Libertà in quota forzista, dove viene riconfermato deputato con il 59,06% dei voti contro i candidati de L'Ulivo Pietro Motta (34,51%) e del Movimento Sociale Fiamma Tricolore Lino Mario Mazzola (6,42%). Nella XIII legislatura ricopre il ruolo di membro del consiglio direttivo di Forza Italia alla Camera e, dal 19 febbraio 1999 fino al termine della legislatura, di vice-capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera,[12] nel corso del quale, come raccontato da Taradash, tra il 1996 e il 1997 riuscì a far scrivere sul tabellone del voto alla Camera la scritta "No tax" in segno di protesta contro il primo governo Prodi.[5]

Capogruppo di Forza Italia

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Elio Vito con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel suo studio al Quirinale.

Alle elezioni politiche del 2001 è stato rieletto deputato, tra le liste di Forza Italia nella quota proporzionale della circoscrizione Umbria. Nel corso di tutta la XIV legislatura ha ricoperto il ruolo di capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.[13]

Alle politiche del 2006 viene rieletto per la quinta volta nella circoscrizione Campania 1 tra le liste forziste. Nella XV legislatura, oltre a ricoprire nuovamente il ruolo di capogruppo di Forza Italia alla Camera, è stato membro della 3ª Commissione Affari esteri e comunitari.[14]

Ministro per i rapporti con il Parlamento

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Governo Berlusconi IV.

Dopo la vittoria di Berlusconi e del centro-destra per la terza volta alle politiche del 2008, dov'è stato per la sesta volta rieletto deputato alla Camera nella circoscrizione Toscana, l'8 maggio 2008 diventa Ministro per i rapporti con il Parlamento nel quarto governo Berlusconi giurando nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, incarico che mantenne fino alla fine dell'esecutivo il 16 novembre 2011.[15]

A luglio 2011, in previsione di un rimpasto di governo, è dato dalla stampa tra i favoriti per succedere al dimissionario Angelino Alfano come ministro della Giustizia[16]. Tuttavia il 28 luglio viene scelto l'ex magistrato e sottosegretario all'Interno Nitto Palma.[17]

Presidente della Commissione Difesa

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Elio Vito eletto per la 7ª volta alla Camera nel 2013

Alle politiche del 2013 viene rieletto deputato per la settima volta con Il Popolo della Libertà nella circoscrizione Piemonte 2. Il successivo 7 maggio 2013 viene eletto presidente della 4ª Commissione Difesa della Camera dei deputati, e il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del PdL, aderisce alla rinascita di Forza Italia.[18][19]

Il 21 luglio 2015 non viene riconfermato come presidente della Commissione Difesa della Camera, visto che Forza Italia è passata all'opposizione parlamentare, venendo sostituito dal deputato del Partito Democratico Francesco Saverio Garofani.

Rielezione a deputato

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Alle politiche del 2018 viene rieletto per l'ottava volta nella circoscrizione Puglia per Forza Italia. Nella XVIII legislatura diventa vice-capogruppo di Forza Italia alla Camera, oltre a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR), l'organo deputato alla sorveglianza sull'attività dei servizi segreti, dall'inizio della legislatura, da cui il 14 aprile 2021 si dimette per protesta contro le mancate dimissioni del presidente, l'esponente della Lega Raffaele Volpi, dopo la nascita del governo Draghi.[20]

Il 4 novembre 2020, insieme ai quattro colleghi di partito Giusi Bartolozzi, Stefania Prestigiacomo, Matteo Perego e Renata Polverini, vota a favore del disegno di legge a prima firma del deputato del Partito Democratico Alessandro Zan "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità" per contrastare l'omotransfobia, in dissenso con il suo gruppo, che vota contro.[21] E per rimarcare questa sua posizione, l'8 maggio 2021, in una manifestazione a Milano organizzata dai Sentinelli, si presenta sul palco per ribadire il suo appoggio alla legge Zan.[22]

Disaccordo con Forza Italia

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Il 27 ottobre 2021 si dimette dagli incarichi interni di Forza Italia (come quello di Responsabile del Dipartimento Difesa e sicurezza) con una lettera a Berlusconi, dopo che il suo partito ha votato al Senato a favore delle pregiudiziali sul ddl Zan che hanno bloccato l’iter della proposta di legge per il contrasto all’omo-transfobia, affermando: "La rivendicazione della nostra vocazione europeista, della nostra appartenenza al PPE, potrebbe essere contraddetta con il contrasto che stiamo manifestando al ddl Zan".[23]

Il 30 dicembre 2021 non vota la fiducia al governo Draghi sulla legge di bilancio 2022.

Nell'elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2022, si smarca dall'indicazione di partito di votare per la Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, astenendosi.[24][25]

In polemica con la bocciatura del ddl Zan prima e dei quesiti referendari riguardo a cannabis ed eutanasia poi, il 17 febbraio 2022 deposita un disegno di legge costituzionale volto ad abolire i patti Lateranensi tra l'Italia e la Città del Vaticano.[26]

Dimissioni da deputato

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Il 19 giugno 2022, a seguito di alcune dichiarazioni di Silvio Berlusconi riguardo all'invasione russa dell'Ucraina, della continuata polemica riguardo al ddl Zan e dell'alleanza del partito con liste di estrema destra alle elezioni amministrative di Lucca, abbandona Forza Italia e presenta le sue dimissioni da deputato,[27] accolte subito dai colleghi, nonostante la consuetudine parlamentare di respingerle, il successivo 13 luglio con 225 favorevoli e 158 contrari[28][29] in un voto a scrutinio segreto.[30] Il giorno delle sue dimissioni, durante il dibattito in aula, il deputato forzista Andrea Orsini accusa Vito di ipocrisia, per la sua scelta dopo così tanti anni di militanza nel partito; viene anche accusato di non essersi opposto, nel 2009, alla scelta del governo Berlusconi d'impedire, attraverso un decreto-legge, lo stop all’alimentazione forzata di Eluana Englaro, a cui Vito replica che in quell’occasione espresse la sua posizione di condanna all’accanimento terapeutico, sia in risposta a un'interrogazione parlamentare del 19 novembre 2008 che in Consiglio dei ministri.[5]

Dopo l'abbandono di Forza Italia

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Il 4 ottobre 2022 aderisce ai Radicali Italiani, annunciando su Twitter la propria iscrizione.[31]

Incarichi parlamentari

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Elio Vito nel 2006

XI Legislatura

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XII Legislatura

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XIII Legislatura

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XIV Legislatura

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XV Legislatura

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XVI Legislatura

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XVII Legislatura

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XVIII legislatura

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  1. ^ Nel 2009 Forza Italia confluisce nel Popolo della Libertà
  2. ^ Biografia di Elio Vito, su cinquantamila.it. URL consultato il 24 aprile 2021.
  3. ^ a b Corriere della Sera - Vito «murena», combattivo porta-elogi di Silvio, su corriere.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  4. ^ Elio Vito, ex ministro e deputato di Forza Italia "Iscritto a settembre, solidarietà con Montanari", su La Nazione, 1633754239620. URL consultato il 28 ottobre 2021.
  5. ^ a b c d e f g h I tanti volti di Elio Vito, ex deputato, su Pagella Politica. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  6. ^ a b c d La Camera dei Deputati, su legislature.camera.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  7. ^ La Camera dei Deputati, su legislature.camera.it. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  8. ^ a b I Pannella-boys: da Rutelli a Giachetti e Bonino, tutti i ragazzi di Tor Argentina - Politica, su ANSA.it, 19 maggio 2016. URL consultato il 3 aprile 2022.
  9. ^ Archivio storico elezioni: Collegio Bollate, su elezionistorico.interno.gov.it.
  10. ^ Pagina personale sul sito web del Partito Radicale Transnazionale (RadicalParty.org)[collegamento interrotto]
  11. ^ a b c d e f La Camera dei Deputati, su legislature.camera.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  12. ^ a b c d e f g Camera dei Deputati - XIII legislatura - Deputati - La scheda personale, su leg13.camera.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  13. ^ a b c d e Camera dei Deputati - XIV legislatura - Deputati - La scheda personale [collegamento interrotto], su legxiv.camera.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  14. ^ a b c Camera dei Deputati - XV legislatura - Deputati - La scheda personale, su leg15.camera.it. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  15. ^ Tutti i radicali di Berlusconi - Pagina 2 di 2, su Il Post, 14 settembre 2010. URL consultato il 4 aprile 2022.
  16. ^ Chi viene dopo Alfano, su Il Post, 2 giugno 2011. URL consultato il 3 aprile 2022.
  17. ^ Via libera al rimpasto di governoPalma alla Giustizia, Bernini Miss Ue, su lastampa.it, 27 luglio 2011. URL consultato il 4 aprile 2022.
  18. ^ Camera dei Deputati: Composizione del gruppo FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
  19. ^ L'addio al Pdl (in frantumi), rinasce Forza Italia
  20. ^ Si infiamma lo scontro sul COPASIR. Arrivano le dimissioni di Vito (FI), su ilgiornale.it, 14 aprile 2021. URL consultato il 15 aprile 2021.
  21. ^ Omofobia: Camera approva legge. Protesta della Lega in Aula - Politica, su Agenzia ANSA, 4 novembre 2020. URL consultato il 4 novembre 2020.
  22. ^ Chi è Elio Vito, biografia dello sconosciuto deputato paladino della legge Zan e del Copasir, su True News., 24 maggio 2021. URL consultato il 1º giugno 2021.
  23. ^ Ddl Zan, Elio Vito lascia il suo incarico in Forza Italia: "Il voto in Senato contraddice la nostra vocazione europeista e liberale", su Il Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2021. URL consultato il 28 ottobre 2021.
  24. ^ Elio Vito (Fi): "Mi sono astenuto su Casellati, sono franco ma non tiratore", su la Repubblica, 28 gennaio 2022. URL consultato il 17 febbraio 2022.
  25. ^ Quirinale, Vito si smarca da Forza Italia: "Non voto Casellati, mi astengo. Centrodestra manda allo sbaraglio alte personalità", su Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2022. URL consultato il 4 aprile 2022.
  26. ^ Elio Vito, Ho presentato una proposta di legge per A B O L I R E I L C O N C O R D A T O, su twitter.com, 17 febbraio 2022.
  27. ^ Centrodestra con Casapound a Lucca, Elio Vito lascia Forza Italia e annuncia le dimissioni da deputato: "Voci critiche silenziate", su Il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  28. ^ A seguito della mia decisione di lasciare Forza Italia, il partito nelle cui liste sono stato eletto, rassegno le mie dimissioni dal mandato parlamentare., su twitter.com.
  29. ^ Elio Vito e le dimissioni accolte subito: "Me lo aspettavo, in questa destra non ho più spazio. Candidarmi a sinistra? Perché no, vediamo", su Il Fatto Quotidiano, 13 luglio 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022.
  30. ^ Camera, accolte le dimissioni di Elio Vito, su adnkronos.com, 13 luglio 2022. URL consultato il 13 luglio 2022.
  31. ^ Elio Vito, l’ex ministro berlusconiano si iscrive ai Radicali: si era dimesso da deputato a luglio, su ilfattoquotidiano.it, 5 ottobre 2022. URL consultato il 14 novembre 2022.
  32. ^ a b c d XVIII Legislatura - Deputati e Organi - Scheda deputato - VITO Elio, su www.camera.it. URL consultato il 30 dicembre 2022.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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