Elizabeth Bowes-Lyon

regina consorte del Regno Unito
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Elizabeth Angela Marguerite Bowes-Lyon (Londra, 4 agosto 1900Windsor, 30 marzo 2002), moglie di re Giorgio VI, fu regina consorte del Regno Unito dal 1936 al 1952, ultima regina consorte d'Irlanda e imperatrice consorte d'India. Era la madre della regina Elisabetta II e della principessa Margaret e la nonna del re Carlo III.

Elizabeth Bowes-Lyon
Elizabeth Bowes-Lyon ritratta da Richard Stone nel 1986
Regina consorte del Regno Unito
di Gran Bretagna e Irlanda del Nord
e degli altri Reami del Commonwealth
Stemma
Stemma
In carica11 dicembre 1936 –
6 febbraio 1952
Incoronazione12 maggio 1937
PredecessoreMaria di Teck
SuccessoreFilippo di Edimburgo
Imperatrice consorte d'India
In carica11 dicembre 1936 –
15 agosto 1947[1]
PredecessoreMaria di Teck
Successoretitolo abolito
Nome completoinglese: Elizabeth Angela Marguerite
italiano: Elisabetta Angela Margherita
TrattamentoMaestà
Altri titoliDuchessa di York (1923-1936)
Regina madre (1952-2002)
NascitaHitchin o Londra, 4 agosto 1900
MorteRoyal Lodge, Windsor, 30 marzo 2002 (101 anni)
Sepoltura9 aprile 2002
Luogo di sepolturaCappella di San Giorgio, Windsor, Regno Unito
PadreClaude Bowes-Lyon, XIV Conte di Strathmore e Kinghorne
MadreCecilia Cavendish-Bentinck
Consorte diGiorgio VI del Regno Unito
FigliElisabetta II
Margaret
ReligioneAnglicanesimo

Dal 6 febbraio 1952 alla morte il suo titolo ufficiale fu Her Majesty Queen Elizabeth, The Queen Mother (Sua Maestà la Regina Elisabetta, la Regina Madre) per evitare confusione con la figlia, sua omonima.[2][3][4] Durante il regno del marito Giorgio VI, Elizabeth Bowes-Lyon divenne nota per il suo ruolo di supporto morale al popolo durante la Seconda guerra mondiale.

Per tutta la vita fu uno dei membri più popolari e amati della famiglia reale.[5] Si mantenne attiva nella vita pubblica fino a tarda età e quando morì nel 2002, all'età di quasi 102 anni, era il membro più longevo della famiglia reale britannica.

Biografia

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Infanzia e giovinezza

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Elizabeth Bowes-Lyon era la nona di dieci figli di Claude Bowes-Lyon, XIV Conte di Strathmore e Kinghorne e di Cecilia Cavendish-Bentinck, la quale era discendente del primo ministro britannico William Henry Cavendish-Bentinck, III duca di Portland e del Governatore generale dell'India Richard Wellesley, che era a sua volta fratello minore di un altro primo ministro inglese, Arthur Wellesley, I duca di Wellington.

Il luogo esatto della sua nascita è tuttora sconosciuto, ma si reputa che sia nata nella casa paterna di Londra a Belgrave Mansions, Grosvenor Gardens, o su di un'ambulanza diretta verso l'ospedale londinese.[6] La sua nascita venne registrata a Hitchin, Hertfordshire,[7] presso la casa di campagna Strathmore, St Paul's Walden Bury.[8] Venne battezzata il 23 settembre 1900 nella locale chiesa parrocchiale.

Elisabetta trascorse gran parte della sua giovinezza a St Paul's Walden e al Castello di Glamis, l'antica casa di famiglia presso Glamis, Angus, Scozia. Educata da una governante fino a 8 anni, fu una valente sportiva amante dell'aria aperta.[9] Dall'anno successivo frequentò l'Italia e in particolare Bordighera presso Villa Etelinda, acquistata dal nonno, Claude Bowes-Lyon, XIII conte di Strathmore e Kinghorne, fino al 1914, quando venne venduta alla regina Margherita di Savoia. Quando incominciò la frequentazione della scuola a Londra, stupì i suoi insegnanti con un precoce apprendimento del greco, del quale apprezzava in particolare l'Anabasi di Senofonte. Le sue materie preferite rimanevano a ogni modo letteratura e scrittura. Dopo un breve ritorno all'educazione privata con una governante di origine tedesca, sostenne l'Oxford Local Examination, con distinzione, all'età di 13 anni.[10]

Al suo quattordicesimo compleanno l'Inghilterra dichiarò guerra alla Germania. Suo fratello maggiore, Fergus, ufficiale del reggimento Black Watch, venne ucciso in Francia nella battaglia di Loos nel 1915. Un altro fratello, Michael, venne dichiarato disperso in una missione nel maggio del 1917. Il vecchio castello di Glamis divenne una casa per convalescenti di guerra, che la stessa Elisabetta aiutò a condurre con successo.

Fidanzamento e matrimonio

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Il principe Albert, duca di York, era il secondo figlio del re Giorgio V d'Inghilterra. Inizialmente avanzò le proprie proposte a Elisabetta nel 1921, ma lei rifiutò ritenendo di essere inadatta al ruolo di Duchessa.[11] Nel febbraio dell'anno successivo, Elisabetta partecipò come damigella d'onore al matrimonio della sorella di Alberto, la principessa Mary, con Henry Lascelles, VI conte di Harewood. Un mese dopo, il Duca di York chiese nuovamente la sua mano, ma lei rifiutò ancora una volta: «Mai... ho paura di non potere essere libera di pensare, parlare e agire come vorrei davvero».[12] Quando il Principe, però, disse che non avrebbe sposato nessun'altra, sua madre, la regina Mary si recò in visita a Glamis per vedere con i suoi occhi la ragazza che aveva rubato il cuore di suo figlio e, pur rifiutandosi di interferire nella loro relazione, si convinse che Elisabetta sarebbe stata la donna ideale per suo figlio.[13]

 
I Duchi di York nel 1925

Elisabetta, a questo punto, non poté che acconsentire con gioia al matrimonio, malgrado le sue perplessità sulla restrittiva vita di corte.[14] Il fidanzamento venne ufficialmente annunciato nel gennaio del 1923. Questo matrimonio tra un principe della casata reale inglese e una nobildonna non di alto rango, venne considerato anche un segno di modernizzazione del paese (in precedenza i principi reali potevano sposarsi unicamente con altre principesse di sangue reale di altre monarchie europee).[15] Il matrimonio fu celebrato il 26 aprile 1923, nell'Abbazia di Westminster. La neo-fondata British Broadcasting Company trasmise l'evento in diretta via radio, ma il capitolo della cattedrale era contrario, anche se il decano Herbert Edward Ryle era favorevole all'idea.[16] Elisabetta volle lasciare simbolicamente il proprio bouquet sulla tomba del Milite Ignoto durante il proprio percorso nell'Abbazia,[17] gesto che le valse il compiacimento del popolo inglese, e che da allora è diventato una tradizione dei matrimoni reali. Lady Elizabeth ottenne il titolo di altezza reale e quello di duchessa di York dopo il matrimonio, anche se la sua unione venne considerata fortemente innovativa per l'epoca, e segno di un forte cambiamento in atto nelle dinastie europee.[18]

Il Duca e la Duchessa di York ebbero due figlie, Elisabetta (detta "Lilibet"), che succederà a Giorgio VI, e la principessa Margaret, contessa di Snowdon. I duchi di York e la loro famiglia conducevano un'esistenza piuttosto appartata nella loro residenza londinese, al 145 di Piccadilly. Uno dei primi meriti che giunse al principe Alberto fu quello di essere nominato governatore generale del Canada su proposta del primo ministro canadese Richard Bedford Bennett, ma egli rifiutò nel 1931 su consiglio dei ministri di Stato.[19]

La Duchessa di York divenne la vera tutrice del principe Alberto, aiutandolo nella composizione dei suoi documenti ufficiali, facendogli conoscere anche Lionel Logue, esperto di logopedia di origine australiana.[20] Il duca praticava sovente esercizi di respirazione per migliorare il suo eloquio ed eliminare la balbuzie di cui soffriva. Come risultato, il duca si mise alla prova nel 1927 con il tradizionale discorso d'apertura del parlamento federale australiano, che fu un successo e permise al principe di parlare con solo una piccola esitazione emotiva.[21]

Regina del Regno Unito

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La regina Elisabetta in un ritratto ufficiale

Alla morte di Giorgio V, a gennaio del 1936, divenne re Edoardo VIII, primogenito del defunto monarca e della regina consorte Maria di Teck. Edoardo VIII non era sposato, e non appena salito al trono manifestò l'intenzione di convolare a nozze con l'americana Wallis Simpson, la quale aveva già divorziato dal primo marito e stava divorziando dal secondo. Dopo qualche mese di dibattiti e discussioni con il Parlamento, posto di fronte all'impossibilità di mantenere la corona e al contempo sposare la signora Simpson e con il regno sull'orlo di una crisi costituzionale, Edoardo VIII abdicò, primo monarca britannico a rinunciare volontariamente alla corona. Il fratello di lui Alberto di York, primo in linea di successione poiché Edoardo VIII non aveva ancora avuto figli,[22] divenne dunque re scegliendo quale nome Giorgio VI, in onore del padre.

Elisabetta si trovò così di colpo a ricoprire il ruolo di regina consorte e madre dell'erede presuntiva al trono del Regno Unito.

Tour reale in Canada e negli Stati Uniti del 1939

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Re Giorgio VI e la regina Elisabetta in visita al Canadian Pavilion nella World's Fair di New York City.

Nel giugno del 1939, il marito di Elisabetta, Giorgio VI, fu il primo re del Canada a compiere un tour nel Paese e negli Stati Uniti. Secondo storici come Gustave Lanctot, Giorgio VI avrebbe voluto con questo gesto sancire l'indipendenza formale del Canada all'interno del Commonwealth. Durante il tour negli Stati Uniti, la coppia reale venne accompagnata dal primo ministro canadese William Lyon Mackenzie King, oltre che dal primo ministro inglese, in modo da rafforzare i legami tra i due paesi.[23]

Negli Stati Uniti incontrarono Franklin D. Roosevelt nella Casa Bianca e nella Hudson Valley dove il presidente aveva la propria abitazione privata. Il risultato di questa operazione di immagine fu immediato ed ebbe un effetto molto positivo sulla vicinanza politica dei tre paesi,[24] contribuendo ad appianare gli antichi dissidi indipendentisti americani nei confronti dell'Inghilterra, e al contempo propose in maniera decisa Giorgio VI nel ruolo di nuovo re dopo l'improvvisa rinuncia di Edoardo VIII.[25]

Seconda guerra mondiale

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La regina Elisabetta in visita nel 1941 al Canadian General Hospital n. 15, allestito presso Bramshott, in Inghilterra.

Durante la Seconda guerra mondiale, il re e la regina divennero i veri e propri simboli viventi della resistenza nazionale. Poco dopo la dichiarazione di guerra, venne fondata per opera della regina la corporazione inglese della Croce Rossa con la quale collaborarono cinquanta artisti che realizzarono un libro da vendersi in sostegno delle operazioni di assistenza sul campo.[26] Elisabetta, in accordo con il marito, si rifiutò pubblicamente di lasciare Londra o di inviare le proprie figlie in Canada, anche durante le incursioni aeree tedesche, malgrado il parere del Gabinetto di Stato.

 
Giorgio VI del Regno Unito e la regina Elisabetta nel 1942

In questo periodo si preoccupò anche di visitare quelle aree di Londra che erano state colpite dai bombardamenti della Luftwaffe, in particolare la East End, e la zona portuale dei docks. Inizialmente la sua visita provocò ostilità da parte della popolazione, che addirittura le gettò della spazzatura addosso, in segno di disprezzo verso la sua abitudine di indossare vestiti costosi mentre la povera gente soffriva i patimenti della guerra.[27] Lei però spiegò che i colori dei suoi vestiti erano i colori allegri della pace che sarebbe venuta e che non avrebbe mai indossato il nero, perché l'Inghilterra e gli inglesi non erano ancora pronti a dichiararsi in lutto per una guerra vittoriosa.[28] Quando lo stesso Buckingham Palace venne colpito da alcuni bombardamenti Elisabetta si rifiutò di lasciare la residenza reale. È rimasta storica una sua dichiarazione, nella quale affermò: "Le bambine non potrebbero andare senza di me, io non me ne andrei senza il Re, e il Re non se ne andrà mai."

Per stringenti ragioni di sicurezza, però, la residenza ufficiale della coppia reale divenne il Castello di Windsor, a circa 35 km dal centro di Londra.

Per il suo effetto positivo sul morale della popolazione inglese, si dice che Adolf Hitler l'abbia definita "la donna più pericolosa d'Europa". Prima della guerra lei e il marito, assieme al primo ministro Neville Chamberlain, si erano dimostrati assolutamente contrari allo scoppio della guerra, dopo i disastri provocati dal primo scontro mondiale. Dopo le dimissioni di Chamberlain, il Re chiese a Winston Churchill di formare un nuovo governo per guidare il regno durante l'ardua lotta, conclusasi positivamente.[29][30]

Regina madre

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La Regina Madre

Il 6 febbraio 1952 Giorgio VI, da anni forte fumatore e affetto da tumore ai polmoni (oltre che da arteriosclerosi e dalla malattia di Buerger), morì d'infarto. Dal momento che "Regina Elisabetta" sarebbe suonato troppo simile al titolo della figlia, la quale ereditò il trono con il nome di Elisabetta II,[31] Elizabeth Bowes-Lyon divenne the Queen Mother (la Regina Madre).

Rimase molto colpita dalla morte dell'amato marito e si ritirò pertanto in Scozia; tuttavia dopo un incontro con il primo ministro Winston Churchill ruppe il proprio ritiro e tornò a comparire in pubblico,[32] diventando ancora più impegnata che da regina consorte. A luglio del 1953 fece il suo primo viaggio da Regina Madre oltreoceano nella colonia britannica della Rhodesia Meridionale, l'odierno Zimbabwe, visitando Mount Pleasant e l'University College of Rhodesia and Nyasaland, oggi Università di Zimbabwe.[33]

 
Castello di Mey

La regina madre curò il restauro dell'antico Castello di Mey sulle coste della Scozia, che utilizzava come rifugio dagli obblighi di Stato[34] per tre settimane in agosto e dieci giorni in ottobre ogni anno.[35] Ispirata da Anthony Bingham Mildmay, II Barone Mildmay di Flete,[36] ella sviluppò un grande interesse per le corse dei cavalli che la accompagnò per il resto della sua vita. Vinse con la sua scuderia ben 500 corse. Le divise dei suoi fantini e dei suoi cavalli erano di colore azzurro ma, malgrado le voci, ella non puntò mai denaro sulle corse, preferendo seguirle dalla sua residenza ufficiale di Londra, Clarence House, attraverso un canale televisivo creato appositamente per lei.[37]

Centenario e ultimi anni

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La Regina Madre al balcone di Buckingham Palace con la Famiglia Reale per il suo centenario

Nei suoi ultimi anni, la Regina Madre divenne particolarmente conosciuta nel mondo per la sua longevità.

Il suo centesimo compleanno, celebrato il 4 agosto del 2000, venne festeggiato con una parata grandiosa e[38] con un regalo speciale fattole dalla Royal Bank of Scotland, che pose il suo volto su un'emissione speciale della banconota da 20 sterline.[39] Famoso fu il ricevimento che si tenne in suo onore alla Guildhall di Londra, ove divenne altrettanto famoso l'incidente che coinvolse George Carey, arcivescovo di Canterbury, che tentò per errore di bere dal bicchiere della Regina Madre. La sua ammonizione fu "È mio!", il che causò l'ilarità generale.[40]

A dicembre del 2001 cadde fratturandosi il bacino, ma, malgrado ciò, tenne a presenziare alla cerimonia di suffragio in onore del marito, il 6 febbraio dell'anno successivo, pretendendo di restare in piedi al momento dell'inno nazionale.[41] Solo tre giorni dopo morì la Principessa Margaret, sua seconda figlia. Il 13 febbraio 2002, a Sandringham House, la Regina Madre scivolò da una sedia e cadde nuovamente, rimanendo ferita a un braccio.[42] Malgrado questo volle comunque assistere al funerale di Margaret nella cappella di Saint George a Windsor, due giorni dopo.

 
Il carro funebre con la bara della Regina Madre durante la processione pubblica in occasione dei funerali. La bara è drappagiata con il suo stendardo personale

Il 30 marzo 2002, alle 15:15, la Regina Madre morì nel sonno alla Royal Lodge di Windsor, con al fianco la figlia, la regina Elisabetta II.[42] Al momento della sua morte, avvenuta a 101 anni e mezzo di età, deteneva il record di membro più longevo della storia della famiglia reale britannica, record che le fu però strappato il 24 luglio 2003 dall'ultima sua cognata, la principessa Alice, duchessa di Gloucester, che morì all’età di quasi 103 anni, a ottobre del 2004.

Elisabetta era un'appassionata di camelie e amava coltivarle in tutti i suoi giardini; pertanto, quando la salma venne trasportata da Windsor a Londra, sulla sommità della sua bara vennero poste delle camelie provenienti dai suoi giardini.[43] Più di 200.000 persone in tre giorni presenziarono alle celebrazioni funebri in suo onore, rendendole omaggio nella Westminster Hall del Palazzo di Westminster. Intorno al catafalco montarono la guardia i maggiori ordini cavallereschi britannici e in segno di rispetto verso la beneamata nonna la guardia fu montata anche dai quattro nipoti, i principi Carlo, Andrea ed Edoardo, figli di Elisabetta II, e il conte David, figlio di Margaret, onore concesso fino ad allora solo al re Giorgio V.

 
Elizabeth Angela Marguerite Bowes-Lyon ritratta da Philip de László nel 1925

Il giorno del suo funerale, il 9 aprile, più di un milione di persone affollarono l'Abbazia di Westminster e l'area circostante.[44]

La Regina Madre è sepolta vicino al consorte e alla figlia Margaret nella Cappella Memoriale del re Giorgio VI situata nella Navata Nord della Cappella di San Giorgio nel Castello di Windsor. Dopo la morte di Elisabetta II nel 2022, quest'ultima e il marito Filippo (deceduto l'anno precedente) sono stati sepolti accanto a Giorgio VI e alla stessa Regina Madre.

Discendenza

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Elisabetta e Giorgio VI del Regno Unito ebbero due figlie:

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Thomas George Lyon-Bowes, Lord Glamis Lord Thomas Bowes-Lyon  
 
Mary Elizabeth Louisa Carpenter  
Lord Claude Bowes-Lyon  
Charlotte Grimstead Joseph Valentine Grimstead  
 
Charlotte Jane Sarah Walsh  
Lord Claude Bowes-Lyon  
Oswald Smith George Smith  
 
Frances Mary Mosley  
Frances Dora Smith  
Henrietta Mildred Hodgson Rev. Robert Hodgson  
 
Mary Tucker  
Elizabeth Bowes-Lyon  
Lord Charles Cavendish-Bentinck Lord William Henry Cavendish-Bentinck  
 
Dorothy Cavendish  
Rev. Charles Cavendish-Bentinck  
Lady Anne Wellesly Richard Wellesley, I marchese Wellesley  
 
Hyacinthe-Gabrielle Roland  
Lady Cecilia Cavendish-Bentinck  
Edwyn Burnaby Edwyn Andrew Burnaby  
 
Mary Browne  
Louisa Burnaby  
Anne Caroline Salisbury Thomas Salisbury  
 
Frances Webb  
 

Nella cultura di massa

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Onorificenze

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Stendardo personale della regina Elisabetta.
 
Il monogramma personale della regina Elisabetta.
 
Il monogramma personale della regina Elisabetta e del re Giorgio VI del Regno Unito.

Onorificenze britanniche

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— 12 giugno 1926[45] -1974; già Dama di Grazia (DStJ), 8 marzo 1923[46]; poi Dama di Giustizia (DStJ), 6 giugno 1924

Onorificenze straniere

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Decorazione delle Forze Canadesi con 5 barrette (CD, Canada)
— 1951
— nominata il 1º agosto 2000, investita il 31 ottobre 2000[51]
  1. ^ Titolo formalmente soppresso il 22 giugno 1948.
  2. ^ Page 8617 | Supplement 55932, 4 August 2000 | London Gazette | The Gazette, su www.thegazette.co.uk. URL consultato il 12 settembre 2022.
  3. ^ Page 1 | Supplement 56653, 6 August 2002 | London Gazette | The Gazette, su www.thegazette.co.uk. URL consultato il 12 settembre 2022.
  4. ^ Page 7439 | Issue 56969, 16 June 2003 | London Gazette | The Gazette, su www.thegazette.co.uk. URL consultato il 12 settembre 2022.
  5. ^ (EN) Lucy Moore, A wicked twinkle and a streak of steel, su the Guardian, 31 marzo 2002. URL consultato il 12 settembre 2022.
  6. ^ Alison Weir, Britain's Royal Families: The Complete Genealogy, Revised edition, Londra, Pimlico, 1996, p. 330, ISBN 0-7126-7448-9.
  7. ^ Civil Registration Indexes: Births, General Register Office, England and Wales. Jul–Sep 1900 Hitchin, vol. 3a, p. 667
  8. ^ 1901 England Census, Class RG13, piece 1300, folio 170, p. 5
  9. ^ Hugo Vickers, Elizabeth: The Queen Mother, Arrow Books/Random House, 2006, p. 8, ISBN 978-0-09-947662-7.
  10. ^ Vickers, pp. 10–14
  11. ^ John Ezard, A life of legend, duty and devotion, in The Guardian, 1º aprile 2002, p. 18.
  12. ^ Francesco De Leo, Elisabetta II Regina, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016.
  13. ^ Mabell Airlie, Thatched with Gold, Londra, Hutchinson, 1962, p. 167.
  14. ^ Elizabeth Longford, The Queen Mother, Weidenfeld & Nicolson, 1981, p. 23.
  15. ^ Roberts, pp. 57–58
  16. ^ John Reith, Into the Wind, Londra, Hodder and Staughton, 1949, p. 94.
  17. ^ Vickers, p. 64
  18. ^ Andrew Roberts, Edited by Antonia Fraser, The House of Windsor, Londra, Cassell & Co., 2000, pp. 57–58, ISBN 0-304-35406-6.
  19. ^ Patrick Howarth, George VI, Hutchinson, 1987, p. 53, ISBN 0-09-171000-6.
  20. ^ Bowen, Caroline (2002), Lionel Logue: Pioneer speech therapist Archiviato il 7 marzo 2011 in Internet Archive., speech-language-therapy.com, retrieved on 22 April 2009
  21. ^ Current Biography 1942, pp. 294–295
  22. ^ Non ne ebbe mai.
  23. ^ William Galbraith, Fiftieth Anniversary of the 1939 Royal Visit, in Canadian Parliamentary Review, vol. 12, n. 3, 1989. URL consultato il 3 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2005).
  24. ^ Vickers, p. 187
  25. ^ Sarah Bradford, The Reluctant King: The Life and Reign of George VI, New York, St Martin's, 1989, pp. 298–299.
  26. ^ Vickers, p. 205
  27. ^ Lucy Moore, A wicked twinkle and a streak of steel, in The Guardian, 31 marzo 2002. URL consultato il 1º maggio 2009.
  28. ^ Vickers, p. 219
  29. ^ H. C. G. Matthew, George VI (1895–1952), in Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press, 2004.
  30. ^ Vickers, pp. 210–211
  31. ^ Peter McCluskey, Elizabeth: The Queen Mother, CBC News. URL consultato il 1º maggio 2009.
  32. ^ Hogg and Mortimer, p. 161
  33. ^ University of Zimbabwe Department of Information. URL consultato il 1º maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2008).
  34. ^ Vickers, p. 314
  35. ^ The Queen Elizabeth Castle Of Mey Trust. URL consultato il 1º maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2008).
  36. ^ Rowe, David (31 March 2002), "Queen Elizabeth the Queen Mother 1900-2002: The Racegoer", The Sunday Mirror
    * 'First Lady of the Turf' mourned, BBC, 30 marzo 2002. URL consultato il 1º maggio 2009.
  37. ^ Vickers, p. 458
  38. ^ Birthday pageant for Queen Mother, BBC, 19 luglio 2000. URL consultato il 1º maggio 2009.
  39. ^ Commemorative Bank Note for 100th Birthday of Queen Elizabeth the Queen Mother, Rampant Scotland. URL consultato il 1º maggio 2009.
  40. ^ Vickers, p. 490
  41. ^ Vickers, p. 495
  42. ^ a b Queen Mother hurt in minor fall, BBC, 13 febbraio 2002. URL consultato il 1º maggio 2009.
  43. ^ Stephen Bates, Piper's farewell for Queen Mother, in The Guardian, 3 aprile 2002. URL consultato il 1º maggio 2009.
  44. ^ Queues at Queen Mother vault, CNN, 10 aprile 2002. URL consultato il 1º maggio 2009.
  45. ^ https://www.thegazette.co.uk/Edinburgh/issue/14348/page/707
  46. ^ https://www.thegazette.co.uk/London/issue/32805/page/1991
  47. ^ https://web.archive.org/web/20110613035402/http://www.orderofstjohn.org/uploads/PDF/Order_of_St%20John_Charters_and_Statutes.pdf
  48. ^ Volks krant, State visit of Netherlands in United Kingdom, 11/1982, Group Photo Archiviato il 20 aprile 2013 in Internet Archive.
  49. ^ John Mackie, This Day In History: November 21, 1966, in The Vancouver Sun, Vancouver, British Columbia, 21 novembre 2012, p. A2. URL consultato il 26 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2018).
  50. ^ People Make News - High Honour, in The Montreal Gazette, Montreal, Quebec, 27 luglio 1968, p. 5.
  51. ^ (EN) Sito web del Governatore Generale del Canada: dettaglio decorato.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN18018901 · ISNI (EN0000 0001 2277 0864 · SBN TSAV611523 · BAV 495/272863 · ULAN (EN500281556 · LCCN (ENn79139628 · GND (DE118816896 · BNF (FRcb12503666m (data) · J9U (ENHE987007260873505171