Emilio Pantanali

militare italiano, medaglia d'oro al valor militare

Emilio Pantanali (Udine, 15 novembre 1893Roma, 31 gennaio 1952) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale[2].

Emilio Pantanali
NascitaUdine, 15 novembre 1893
MorteRoma, 31 gennaio 1952
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Reparto1353ª Compagnia mitraglieri, 14º Reggimento bersaglieri
Anni di servizio1914-1947
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglie dei Tre Monti
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

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Nacque a Udine il 15 novembre 1893, figlio di Luigi e di Maria Verzegnassi.[1] Arruolato nel Regio Esercito nell'agosto 1914, fu ammesso a frequentare il corso per allievi ufficiali il 30 aprile 1915, nell'imminenza dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, poi avvenuta il 24 maggio.[1] Nell'ottobre dello stesso anno fu nominato sottotenente in servizio al 7º Reggimento bersaglieri con il compito di addestrare le reclute.[1] Chiese, ed ottenne, di essere mandato in zona di operazioni in forza al XL Battaglione del 1º Reggimento bersaglieri schierato sull'altopiano di Asiago.[1] Promosso tenente nel maggio 1917 fu trasferito alla 1353ª Compagnia mitraglieri Fiat, e al comando della 1ª Sezione si distinse durante le fasi di ripiegamento dell'esercito sulla linea del Piave al ponte di Sacile, venendo decorato con una medaglia d'argento al valor militare.[1] Rimasto ferito nell'azione fu ricoverato all'ospedale da dove uscì qualche giorno dopo, ed invece di recarsi presso il deposito mitraglieri come gli era stato ordinato, raggiunse la sua compagnia al fronte, assumendone il comando.[1] La sera del 30 novembre ricevette l’ordine di portarsi ed attestarsi sul Sisemol e di tenere la posizione ad ogni costo.[1] Per diversi giorni respinse con il fuoco delle sue mitragliatrici gli attacchi nemici, ponendo una accanita difesa.[1] Rimasto gravemente ferito, dopo dodici ore consecutive di disperata difesa, accerchiato con i superstiti della compagnia dal nemico avanzante, fu l'ultimo ad abbandonare la posizione.[1] Per questo fatto con Regio Decreto dell’8 gennaio 1922 gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare a vivente.[2]

Dopo una lunga degenza in diversi luoghi di cura, nel febbraio 1921 fu posto in congedo assoluto e riprese la sua attività professionale di perito agrimensore.[1] Richiamato, a domanda, in servizio attivo dall'aprile 1925 con i grado di capitano fu, per oltre sei anni, direttore della Sezione staccata della Direzione del Genio Militare di Brescia.[1] Trasferito al Ministero della guerra a Roma prestò servizio presso la Direzione Generale del Genio militare, con le successive promozioni a maggiore per meriti eccezionali nel 1937, a tenente colonnello nel 1940 e a colonnello nel giugno 1943.[1] L’anno dopo passò a disposizione del Comando Territoriale di Roma e nel 1947 fu collocato in congedo assoluto.[1] Si spense a Roma il 31 gennaio 1952.[1]

Onorificenze

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«Comandante di una sezione mitragliatrici, incaricato della difesa ad oltranza di importantissima posizione, assolveva il compito affidatogli con rara abnegazione. Sconvolta la posizione, portava le sue armi fra i reticolati infranti. Contuso e pesto da scoppi di bombarde, con le mitragliatrici inservibili, continuava a combattere col fucile alla mano. Notato un nucleo nemico entro la posizione, lo contrattaccava con pochi animosi, annientandolo. Ferito gravemente al viso da bomba a mano, con un occhio asportato, rifiutava di abbandonare il suo posto, finchè, sopraffatto dal nemico, si liberava con lotta sovrumana, lasciando ultimo la posizione, difesa per dodici ore consecutive. Monte Sisemol, 4-6 dicembre 1917'.[3]»
— Regio Decreto 8 gennaio 1922.
«Comandante di una sezione mitragliatrici posta con un'automitragliatrice allo sbarramento di un ponte attaccato da forti nuclei nemici, dopo che un intenso fuoco di artiglieria e fucileria avversaria ebbe inutilizzato l'automitragliatrice, che costituiva la più forte difesa, e inflitto parecchie perdite al battaglione che difendeva il ponte stesso, impedì col fuoco preciso ed efficace delle armi della sua sezione l'irruzione del nemico, e malgrado le perdite subite dal proprio reparto, manovrando personalmente una delle armi allo scoperto, rimase per 7 ore al combattimento, ritirandosi, in seguito ad ordine, per ordine e contribuendo efficacemente con la sua valorosa condotta al buon esito del compito assegnato al battaglione. Sacile, 7 novembre 1917

Annotazioni

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Bibliografia

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  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 104.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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