Enclavi turche cipriote
Le enclavi turco-cipriote[2] furono le enclavi abitate da turco-ciprioti a partire dal periodo di violenti scontri intercomunitari del 1963-1964 fino all'invasione turca di Cipro del 1974.[3]
Eventi legati alla creazione delle enclavi
modificaNel dicembre 1963 il presidente della Repubblica di Cipro, l'arcivescovo Makarios, citando le tattiche turco-cipriote volte a ostacolare il normale funzionamento del governo, propose diversi emendamenti alla costituzione postcoloniale del 1960. Ciò scatenò una crisi tra la maggioranza greco-cipriota e quella turco-cipriota di minoranza, che pose fine la rappresentanza turco-cipriota nel governo. La natura di questo evento è controversa. I greco-ciprioti affermano che i turco-ciprioti si siano ritirati volontariamente dalle istituzioni della Repubblica di Cipro, mentre la narrativa turco-cipriota sostiene che i turco-ciprioti siano stati esclusi con la forza.[4]
Dopo il rifiuto degli emendamenti costituzionali da parte della comunità turco-cipriota, la situazione degenerò in una violenza intercomunale su tutta l'isola. Da 103 a 109 villaggi turco-ciprioti o misti furono attaccati e 25.000-30.000 turco-ciprioti divennero rifugiati.[5][6] Secondo i documenti ufficiali, furono uccisi 364 turco-ciprioti e 174 greco-ciprioti.[7] Di conseguenza, i turco-ciprioti iniziarono a vivere nelle enclavi; la struttura repubblicana fu modificata unilateralmente da Makarios e Nicosia venne divisa dalla Linea Verde, con il dispiegamento delle truppe dell'UNFICYP.
Situazione nelle enclavi
modificaLe enclavi erano sparse in tutta l'isola ma erano prive di molte necessità. Le restrizioni sulle enclavi iniziarono ad essere allentate dopo il 1967 e molti turco-ciprioti iniziarono a tornare nei villaggi che avevano lasciato nel 1963.[senza fonte]
Divieto sulle merci
modificaLa Repubblica di Cipro, gestita dai greco-ciprioti, vietò il possesso di alcuni articoli da parte dei turco-ciprioti e l'ingresso di questi nelle enclavi. Le restrizioni miravano non solo a limitare le attività militari dei turco-ciprioti, ma anche a impedire il loro ritorno alla normalità economica. Tutti i tipi di combustibili, compreso il cherosene, furono inizialmente proibiti, ma tale divieto fu revocato nell'ottobre 1964. Il divieto su benzina e gasolio rimase in vigore fino a quel momento e ostacolò la fornitura di cibo alle enclavi. Il divieto dei materiali da costruzione impediva il restauro delle case danneggiate dai combattimenti con l'avvicinarsi dell'inverno e il divieto di indumenti di lana influì sulla fornitura di vestiario ai turco-ciprioti, mettendo in particolare gli sfollati in una situazione preoccupante. La restrizione sui materiali delle tende bloccò ulteriormente la costruzione di alloggi temporanei per gli sfollati.[8]
Restrizioni di viaggio
modificaIn questo periodo la libertà di movimento dei turco-ciprioti era limitata La polizia greco-cipriota effettuo' ciò che il Segretario generale dell'Onu definì "controlli e perquisizioni eccessivi e ostacoli apparentemente inutili", che instillarono paura nei turco-ciprioti che dovevano viaggiare.[8] I turco-ciprioti subirono le vessazioni di ufficiali nazionalisti greco-ciprioti nei punti di controllo, negli aeroporti e negli uffici governativi.[9] Il Segretario generale prese anche atto delle sue preoccupazioni per gli arresti e detenzioni arbitrari. La polizia greco-cipriota impose restrizioni ai viaggi turco-ciprioti fuori dall'enclave di Nicosia Nord. Inizialmente, il movimento dei turco-ciprioti dentro e fuori Lefka non era affatto consentito, e la restrizione fu allentata nell'ottobre 1964 per consentire loro di viaggiare verso est, ma non verso ovest verso Limnitis. Anche i medici turco-ciprioti non erano autorizzati a viaggiare liberamente per svolgere la loro professione, e i greco-ciprioti insistevano perché fossero perquisiti.[8]
Situazione economica
modificaIl periodo 1963-1974 vide aumentare le disparità economiche tra le due comunità. Mentre l'economia greco-cipriota beneficiò del fiorente settore del turismo e della finanza, i turco-ciprioti divennero sempre più poveri e la disoccupazione aumentò.[10] Le enclavi furono messe sotto embargo economico dall'amministrazione greco-cipriota della Repubblica di Cipro, e il commercio tra le comunità fu bloccato. A causa delle limitazioni di viaggio, un gran numero di turco-ciprioti dovette lasciare i lavori precedenti. I rifugiati, nel frattempo, erano stati sradicati dalle loro vecchie fonti di reddito. Il periodo vide così l'inizio degli aiuti da parte del governo turco, poiché nel 1968 la Turchia aveva iniziato a dare circa £ 8.000.000 all'anno ai turco-ciprioti.[11]
Elenco delle enclavi turco-cipriote
modifica- Kokkina (Erenköy)
- Limnitis (Yeşilırmak)
- Lefka (Lefke)
- Lefkosia-Agyrta (Lefkoşa-Ağırdağ)
- Tsatos (Tziaos/Serdarlı)
- Galinoporni (Kuruova)
- Kophinou (Gecitkale)
- Lurucina (Akincilar)
- Angolemi (Gaziveren)
- Pergamo (Beyarmudu)
Enclavi minori all'interno delle principali città:
- Pafos (Mouttalos/Kasaba)
- Larnaka (Iskele)
- Famagosta (Mağusa / Suriçi)
Note
modifica- ^ Ethnic distribution (JPG), su legacy.lib.utexas.edu.
- ^ Nam H. Nguyen, World Factbook 2018 In italiano: The Evolution of The World Factbook 2018 In Italian, Nam H Nguyen, 5 marzo 2018. URL consultato il 7 dicembre 2021.«le sporadiche violenze intercomunitarie hanno continuato a costringere la maggior parte dei ciprioti turchi a vivere in enclavi in tutta l'isola.»
- ^ Halina Brunning e Mario Perini, Lo sguardo della psicoanalisi su un mondo turbolento, Rosenberg & Sellier, 28 luglio 2021, ISBN 978-88-7885-998-2. URL consultato il 7 dicembre 2021.
- ^ James Ker-Lindsay, The Cyprus Problem: What Everyone Needs to Know, Oxford University Press, 2011, pp. 35-36, ISBN 9780199757169.
- ^ (EN) John Terence O'Neill, Nick Rees e Nicholas Rees, United Nations Peacekeeping in the Post-Cold War Era, Taylor & Francis, 2005, p. 81, ISBN 978-0-7146-8489-5.
- ^ Hoffmeister, Frank, Legal aspects of the Cyprus problem: Annan Plan and EU accession, EMartinus Nijhoff Publishers, 2006, pp. 17–20, ISBN 978-90-04-15223-6.
- ^ (EN) Pierre Oberling, The Road to Bellapais: The Turkish Cypriot Exodus to Northern Cyprus, Social Science Monographs, 1982, p. 120, ISBN 978-0-88033-000-8. URL consultato il 5 dicembre 2021.«According to official records, 364 Turkish Cypriots and 174 Greek Cypriots were killed during the 1963-1964 crisis.»
- ^ a b c REPORT BY THE SECRETARY-GENERAL ON THE UNITED NATIONS OPERATION IN CYPRUS (For the period 10 September to 12 December 1964) - Annex II. Doc S/6103 (PDF), su dag.un.org (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Jan Asmussen, Escaping the Tyranny of History, in Ker-Lindsay (a cura di), Resolving Cyprus: New Approaches to Conflict Resolution, I.B.Tauris, 2014, p. 35, ISBN 9781784530006.
- ^ Ker-Lindsay (a cura di), Resolving Cyprus: New Approaches to Conflict Resolution, I.B.Tauris, 2014, p. 35, ISBN 978-0857736017.
- ^ Yael Navaro-Yashin, The Make-Believe Space: Affective Geography in a Postwar Polity, Duke University Press, 2012, p. 87, ISBN 978-0822352044.