Epimaco di Pelusio
Epimaco è un martire cristiano, probabilmente originario di Pelusio e vittima forse ad Alessandria d'Egitto della persecuzione di Decio sotto il governatore Apelliano.
Sant'Epimaco | |
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Il martirio di sant'Epimaco in una miniatura del menologio di Basilio II | |
Martire | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 31 ottobre |
Biografia
modificaLa prima notizia del martirio di Epimaco si trova nel Sinassario alessandrino, che lo commemora al 9 maggio.[1] Le notizie relative alle circostanze del suo martirio sono desunte da alcuni frammenti in copto degli atti e da altri testi in greco (Menologio di Basilio II, Sinassario sirmondiano) che lo ricordano al 30 o al 31 ottobre.[2]
Era probabilmente un tessitore di ventisette anni originario di Pelusio. Desiderando confessare la sua fede, si recò ad Alessandria e si presentò al governatore Apelliano, davanti al quale rovesciò l'altare degli idoli. Fu messo in carcere e sottoposto a vari tormenti: durante le torture, una goccia di sangue di Epimaco schizzò su una fanciulla cieca che assisteva ai supplizi ridandole la vista. Infine, fu decapitato e sepolto a Pelusio, dove fu eretta una chiesa in suo onore.[2]
Culto
modificaViene identificato con un omonimo martire, vittima ad Alessandria delle persecuzioni di Decio, e con il compagno di Gordiano, ucciso a Roma sotto Giuliano l'Apostata.[3]
Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 31 ottobre.[4]
Note
modificaBibliografia
modifica- Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.