Eruzione delle pomici di Avellino
L'eruzione delle pomici di Avellino del Monte Somma è stata un'eruzione pliniana avvenuta nel II millennio a.C. Si stima che abbia avuto un VEI di 6[1][2][3], il che la rende molto più catastrofica di quella più famosa e documentata dell'eruzione vesuviana del 79 dopo Cristo. L'eruzione prende il nome dal deposito di pietre pomici che ha generato, abbondante nell'area di Avellino in Campania.
Eruzione delle Pomici di Avellino | |
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Impronte umane di popolazioni in fuga sui surge dell'eruzione di Avellino | |
Vulcano | Monte Somma |
Stato | Italia preistorica e protostorica |
Eventi correlati | maremoto, raffreddamento climatico |
Prima fase eruttiva | 1907,5 ± 55 a.C. |
Metri cubi | > 2,60×109 m³ |
Caratteristiche fisiche | eruzione esplosiva, colate piroclastiche |
VEI | 6 (krakatoiana) |
Note | Diversi villaggi dell'età del Bronzo seppelliti dall'eruzione. |
Caratteristiche
modificaStudi scientifici hanno ricostruito che l'eruzione ha avuto una durata di almeno 3 ore, durante le quali una prima fase esplosiva ha alzato una colonna di 23 km e depositato sul territorio circa 0,35 km³ di pomice bianca ("la fase della pomice bianca"). Una seconda e più intensa esplosione ha alzato poi una colonna alta 31 km che ha poi depositato 1,25 km3 di pomice grigia ("la fase della pomice grigia"). Queste pomici appaiono nella ceramica pugliese.[4]
Un'analisi del 2008 dei litofacies (i depositi eruttivi) ha distinto tre fasi. Le colate piroclastiche delle fasi 1 e 2 vennero generate da "frammentazione magmatica" che si sono poi disperse sui versanti del monte Somma. La fase 3 fu creata da "frammentazione freatomagmatica" durante la quale rocce clastiche vengono spinte da vapori e altri gas rilasciati dal magma. Questa fase 3 è stata probabilmente "la più voluminosa ed estesa di tutta la storia eruttiva del Somma-Vesuvio." Alcuni frammenti sono stati ritrovati a 25 km dal vulcano[5]. La bocca eruttiva si trovava all'epoca circa 2 km a ovest dell'attuale cratere del Vesuvio.
Le conseguenze dell'eruzione di Avellino sono state catastrofiche e estese. Lo spessore dei depositi di cenere e di altro materiale eruttivo misura dai 15 m nei pressi del vulcano a 50 cm vicino ad Avellino, senza contare gli ampi depositi sottomarini nel golfo di Napoli[6].
L'eruzione ha causato anche forti maremoti che hanno devastato le aree costiere del golfo di Napoli[7].
Datazione
modificaVarie datazioni piazzano l'eruzione verso la fine del Bronzo antico, anche se numerosi tentativi di datarla hanno dato risultati poco coerenti fra di loro o parecchio imprecisi[8].
Datazioni al carbonio-14 eseguiti dal laboratorio CIRCE di Caserta su ossa di ovini seppelliti al sito di Croce del Papa fissano la data dell'eruzione a 1907,5 ± 55 a.C. (2σ)[9] Questa datazione è coerente con altri studi che piazzano l'eruzione a 1885 ± 65 calBC (2σ)[10], sia che combinino dati al 14C sia studi della cronologia di tipi del vasellame, in particolare da due siti sepolti dall'eruzione: Croce del Papa e San Paolo Belsito.
L'eruzione di Avellino costituisce la separazione archeologica in Campania fra il Bronzo antico e il Bronzo medio[11].
È stato suggerito in numerose occasioni, che l'eruzione delle pomici di Avellino fosse responsabile almeno in parte delle variazioni climatiche degli anni 1620 a.C. Indicazioni di ciò sono presenti negli anelli di crescita degli alberi e nei carotaggi glaciali. Datazioni al carbonio-14 indicavano una data dell'eruzione di 3360±40 BP, o 1617–1703 calibrata a.C. Ciò suggerirebbe una coincidenza con diverse altre eruzioni, come l'eruzione minoica a Santorini[12].
Il villaggio dell'età del bronzo di Nola
modificaL'eruzione ha distrutto numerosi abitati dell'età del bronzo. Uno di essi è stato rinvenuto in condizioni di conservazione eccezionale nel maggio 2001 a Croce del Papa nei pressi di Nola. Lo scavo ha portato alla luce capanne preservate nel fango dell'eruzione, ceramica, resti di bestiame e persino le impronte di animali e uomini che fuggivano dalla pioggia di ceneri vulcaniche. Gli abitanti abbandonarono il villaggio portando parte dei propri averi e lasciando l'abitato a sotterrarsi sotto la pioggia di cenere e pomici originata dal vulcano, in una maniera analoga a quanto accaduto a Pompei quasi 2000 anni più tardi[13][14].
Note
modifica- ^ (EN) Alistair Marshall, Orientation of Prehistoric Monuments in Britain: A Reassessment, Archaeopress Publishing Ltd, 2021, p. 568.
- ^ Benedetto De Vivo, Harvey E. Belkin, Giuseppe Rolandi, Vesuvius, Campi Flegrei, and Campanian Volcanism, Elsevier, 2019, p. 480.
- ^ Sergio Conti, Anna Segre, Mediterranean Geographies, Società Geografica, 1998, p. 209.
- ^ (EN) Raffaello Cioni, Sara Levi e Roberto Sulpizio, Apulian Bronze Age pottery as a long-distance indicator of the Avellino Pumice eruption (Vesuvius, Italy) — Abstract, in Geological Society, London, Special Publications, v. 171, n. 1, Geological Society, 2000, pp. 159-177, Bibcode:2000GSLSP.171..159C, DOI:10.1144/GSL.SP.2000.171.01.13.
- ^ (EN) R. Sulpizio, R. Bonasia e P. Dellino, The Pomici di Avellino eruption of Somma–Vesuvius (3.9 ka BP). Part II: sedimentology and physical volcanology of pyroclastic density current deposits — Abstract [collegamento interrotto], in Bulletin of Volcanology, vol. 72, n. 5, Springer, 23 febbraio 2010, p. 559, Bibcode:2010BVol...72..559S, DOI:10.1007/s00445-009-0340-4.
- ^ (EN) Giuseppe Mastrolorenzo, Pierpaolo Petrone e Lucia Pappalardo, The Avellino 3780-yr-B.P. catastrophe as a worst-case scenario for a future eruption at Vesuvius, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 103, n. 12, gennaio 2006, pp. 4366-4370, Bibcode:2006PNAS..103.4366M, DOI:10.1073/pnas.0508697103, PMID 16537390.
- ^ (EN) Alfonsa Milia, Arturo Raspini e Maurizio M. Torrente, Evidence of slope instabilities and tsunami associated with the 3.5 ka Avellino eruption of Somma-Vesuvius volcano, Italy, in Geological Society, London, Special Publications, vol. 322, n. 1, 2009, pp. 105-119, DOI:10.1144/SP322.4. URL consultato il 16 maggio 2019.
- ^ (EN) Jan Sevink, Manfred J. van Bergen e Johannes van der Plicht, Robust date for the Bronze Age Avellino eruption (Somma-Vesuvius): 3945 ± 10 calBP (1995 ± 10 calBC), in Quaternary Science Reviews, vol. 30, n. 9-10, 2011-5, pp. 1035-1046, DOI:10.1016/j.quascirev.2011.02.001. URL consultato il 15 maggio 2019.
- ^ (EN) Isabella Passariello, Claude Albore Livadie e Pierfrancesco Talamo, 14 C Chronology of Avellino Pumices Eruption and Timing of Human Reoccupation of the Devastated Region, in Radiocarbon, vol. 51, n. 2, 2009, pp. 803-816, DOI:10.1017/S0033822200056113. URL consultato il 15 maggio 2019.
- ^ (EN) Claude Albore Livadie, Mark Pearce e Matteo Delle Donne, The effects of the Avellino Pumice eruption on the population of the Early Bronze age Campanian plain (Southern Italy), in Quaternary International, vol. 499, 2019, pp. 205-220, DOI:10.1016/j.quaint.2018.03.035. URL consultato il 16 maggio 2019.
- ^ (EN) Claudio Giardino, The Island of Capri in the Gulf of Naples between the 5th and the 2nd Millennium BC (PDF), in Attema (a cura di), Papers in Italian Archaeology VI: Communities and Settlements from the Neolithic to the Early Medieval Period: Proceedings of the 6th Conference of Italian Archaeology held at the University of Groningen, Groningen Institute of Archaeology, the Netherlands, April 15–17, 2003, collana BAR International Series 1452 (II), II, Oxford, Archaeopress, 2005, pp. 625-632. URL consultato il 16 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
- ^ (EN) J. S. Vogel, W. Cornell e D.E. Nelson, Letters to Nature: Vesuvius/Avellino, one possible source of seventeenth century BC climatic disturbances — Abstract, in Nature, vol. 344, n. 6266, Nature Publishing Group, 1990, pp. 534-537, Bibcode:1990Natur.344..534V, DOI:10.1038/344534a0.
- ^ (EN) An ancient Bronze Age village and a bucket (3500 bp) destroyed by the pumice eruption in Avellino (Nola-Campania), su meridies-nola.org. URL consultato l'8 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2012).
- ^ (EN) Vesuvius' Next Eruption May Put Metro Naples at Risk - Lesson from Katrina is need to focus on "maximum probable hazard", su State University of New York. URL consultato l'8 dicembre 2006 (archiviato il 24 dicembre 2006).