Eugenio Banzola

militare e partigiano italiano

Eugenio Banzola (San Pancrazio Parmense, 6 maggio 1924Felino, 14 marzo 1945) è stato un militare e partigiano italiano. Partecipò al movimento di Resistenza nella val di Parma e venne decorato con la medaglia d'oro al Valor Militare[1].

Eugenio Banzola
SoprannomeRicci
NascitaSan Pancrazio Parmense, 6 maggio 1924
MorteFelino, 14 marzo 1945
Luogo di sepolturaCasatico di Langhirano
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Reparto
  • Battaglione Gemona
  • 131º battaglione Genio Lavoratori
  • 3ª brigata Julia
  • Brigata Pablo
Anni di servizio1943 - 1945
Gradosoldato di leva
Feriteferita alle gambe
DecorazioniMedaglia d'oro al Valor Militare
[1]
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Biografia

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Dopo essersi occupato con la propria famiglia del lavoro nei campi Eugenio Banzola venne chiamato alle armi, il 17 agosto 1943, e spedito al deposito dell'8º Reggimento alpini, nel battaglione Gemona. Tornò a casa in seguito all'Armistizio dell'8 settembre per poi essere richiamato un anno dopo a servizio del 131º battaglione Genio Lavoratori.[2]

Nel 1944 abbandonò il battaglione per prendere parte al movimento partigiano prima nella brigata Julia e, successivamente, nella brigata Pablo, nella quale assunse il soprannome Ricci. Il 13 marzo 1945 nei pressi di Casatico, una frazione di Langhirano, Eugenio, assieme a un piccolo gruppo, rallentò per breve tempo l'avanzamento di un'armata composta da tedeschi e da Brigate Nere. Le armate nemiche però, trovandosi in netta superiorità numerica rispetto al gruppo della Pablo, riuscirono a respingere la brigata partigiana.

Eugenio venne ferito alle gambe e catturato dalle Brigate Nere che lo trasferirono a Felino, nei reparti della Repubblica di Salò, dove, dopo essere stato interrogato tutta la notte senza, però, fornire alcuna informazione, venne ucciso il 14 marzo 1945.

Onorificenze

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Con decreto del presidente della Repubblica, il 6 luglio 1976 Eugenio Banzola fu insignito di:

«Partigiano combattente, dopo aver per lungo tempo collaborato con il movimento di resistenza della provincia di Parma, si arruolò nella brigata Pablo. Nel corso di un violento scontro sostenuto da pochi partigiani contro le forze nemiche consistenti in centinaia di uomini, dopo essersi lanciato coraggiosamente per ben due volte al contrassalto, veniva gravemente ferito alle gambe da una raffica di arma automatica. Immobilizzato, continuava a combattere finché, esaurite le munizioni e scagliate sull'avversario le ultime bombe a mano, veniva sopraffatto e catturato. Veniva interrogato per un'intera notte, nel corso della quale allo strazio delle ferite, l'avversario inferocito, per strappargli i nomi dei compagni e notizie sulle formazioni partigiane, aggiungeva il martirio di altre orrende sevizie. Irrigidito in uno stoico ostinato silenzio, affrontava serenamente la tortura e la morte pur di non tradire. L'immagine del suo corpo denudato, legato brutalmente evirato e stroncato dall'ultima rabbiosa raffica rimase ad indicare vergogna per gli aguzzini traditori ed un riferimento di luce sulla vita per l’affermazione dei supremi valori di libertà.[3]»
— Felino, 14 marzo 1945
  1. ^ a b Biografia Eugenio Banzola, su anaparma.it (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2014).
  2. ^ M. Azzi, Parma terra di penne nere, p. 231
  3. ^ M. Azzi, Parma terra di penne nere, p. 212

Bibliografia

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  • Mauro Azzi, Parma terra di penne nere, Parma, Tipografie Riunite Donati, 2004.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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