Federico Coen

politologo, giornalista e politico italiano

Federico Coen (Roma, 23 settembre 1928Roma, 7 luglio 2012) è stato un giornalista e politico italiano.

Biografia

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Di famiglia urbinate, era figlio dell'avvocato Emilio Coen; il nonno era Federico Coen, che fu assessore al Comune di Urbino e sostenitore della Società di Mutuo Soccorso, del Monumento a Raffaello, delle Terme di Petriano e dell'Asilo Valerio e fondatore della Banca Metaurense; il nonno Alessandro, dalla segregazione del ghetto, con l'Unità d'Italia venne eletto nel primo consiglio comunale di Urbino il 4 gennaio 1861.

Esordì con la "professione di funzionario parlamentare alla quale egli approdò dopo avere superato un concorso nazionale estremamente severo per l'ingresso nei ruoli dirigenziali dell'amministrazione del Senato della Repubblica"[1].

Componente della direzione del Partito Socialista Italiano, partecipò al dibattito culturale nella sinistra[2]: tra il 1963 ed il 1964, quando il centro-sinistra esordì con il primo governo organico guidato da Aldo Moro, un suo articolo sulla rivista Mondoperaio "ad esempio decise di dare ampio risalto alle politiche impostate dai laburisti inglesi sul piano economico e nel governo della rivoluzione scientifica dei primi anni Sessanta"[3].

Fu poi direttore della rivista Mondoperaio, a partire dal 1973: in quel frangente fu strategico il fatto che Coen fosse stato tra i collaboratori di Antonio Giolitti[4] e che si fosse specializzato in quel gruppo che aveva affiancato l’ex deputato del PCI uscito dal partito di Togliatti dopo i fatti del 1956: "da quel momento le porte della rivista si aprirono in maniera più strutturale verso personalità come (...) Luciano Cafagna, cui sono da aggiungere uomini come Giorgio Ruffolo, Giuliano Amato, Federico Mancini, Gino Giugni, Luciano Vasconi, Stefano Rodotà, Luciano Pellicani e Franco Bassanini[5].

L'esperienza direttiva cessò nel 1985, anno in cui si consumò la rottura politica con Bettino Craxi: "si sarebbe candidato, senza successo, due anni dopo al Senato nella Sinistra indipendente, cioè del Pci di Natta e Occhetto"[6].

Con il dissidente cecoslovacco Antonin Jaroslav Liehm fondò l'edizione italiana della rivista europea Lettera Internazionale, che dirigerà sino al 2009.

Fu socio dell'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno".

  1. ^ Il ricordo: Giorgio Girelli lavorò con il giurista urbinate, Il Resto del Carlino, 17 agosto 2012.
  2. ^ Cfr. F. Coen, Il programma della SPD, «Mondo operaio», novembre 1959, pp. 51-52.
  3. ^ Jacopo Perazzoli, Il ritorno in Europa, Mondoperaio, n. 12/2018, p. 23.
  4. ^ Fu nella crisi di identità della sinistra italiana — che conduceva oltre tutto a una crescente estraneità del socialismo italiano rispetto ai partiti socialisti europei — "che si inserì l’operazione revisionista incentrata soprattutto (ma non solo) sulla rivista “Mondoperaio”, ad opera principalmente (ma non solo) del c.d. gruppo giolittiano che si era formato intorno ad Antonio Giolitti nel corso dell’esperienza della programmazione economica. Operazione che andrà sviluppandosi attraverso una verifica rigorosa delle premesse ideologiche e culturali della scelta riformista, attraverso una rivisitazione altrettanto rigorosa del legame tra democrazia e socialismo che era alla base di quella scelta, e anche attraverso la formulazione di una serie di indicazioni programmatiche che, a partire da quelle premesse, miravano a indirizzare la politica italiana verso l’approdo di una governabilità fondata sulla democrazia dell’alternanza come naturale terreno di azione del socialismo riformista, in italia come in Europa": F. Coen, Socialismo e libertà nel revisionismo socialista degli anni ’70, in Quaderni del Circolo Rosselli: 68 n.s., 1, 2000, p. 38 (Firenze: Alinea, 2000).
  5. ^ Gianluca Scroccu, Da Mondo Operaio a Mondoperaio, Mondoperaio, n. 12/2018, p. 23
  6. ^ Marco Gervasoni, L’età dell’oro, Mondoperaio, n. 12/2018, p. 33-34.

Collegamenti esterni

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