Festival di cinema africano di Verona 2010
La trentesima edizione del Festival di cinema africano di Verona si svolge a Verona dal 12 al 21 novembre 2010.
Celebrando il suo trentennale l'edizione ha come obiettivo riflettere e fare il punto sul cinema africano. L'approccio dell'edizione è dunque allo stesso tempo storico e critico, dando voce ad alcuni dei grandi protagonisti del cinema dell'Africa[1].
Il programma presenta dibattiti, incontri e proiezioni del “best of” degli ultimi 30 anni di produzione cinematografica africana.
Premi
modificaI premi ufficiali del festival sono:
- Migliore Lungometraggio: Un homme qui crie di Mahamat-Saleh Haroun
- Migliore Documentario: Un conte de faits di Hichem Ben Ammar
- Migliore cortometraggio: Un transport en commun di Dyana Gaye
La giuria è composta da Mane Cisneros (presidente), Jordan Stone, Kamau Wa N’dungu, Raja Amari e Ângelo Torres. Altri premi sono consegnati dalla giuria dell'Associazione Studenti Africani di Verona ASAV, dalla giura premio scuole, dalla giuria sessione "viaggiatori e migranti" e dalla giuria degli esperti e giornalisti della rivista Nigrizia.
Il premio della giura "viaggiatori e migranti" va a Soltanto il mare di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna e Fabrizio Barraco[2].
Il premio del pubblico a Soul Boy di Hawa Essuman; il premio scole a Themba di Stefanie Sycholt e il premio "generations" scuole (con una giuria formata da alcuni studenti) a Pumzi di Wanuri Kahiu. Il premio della giuria Nigrizia va al cortometraggio Lezare di Zelalem Woldemariam[3]. Il premio dell'associazione ASAV va a Un homme qui crie di Mahamat-Saleh Haroun[4].
Note
modifica- ^ Festival 2010: GENERATIONS http://festivalafricano.altervista.org/festival/?page_id=423.
- ^ La motivazione della giuria per dare il premio a Soltanto il mare è La giuria, all'unanimità, ha ritenuto questo film meritevole di segnalazione per aver saputo raccontare attraverso gli occhi poetici di Dagmawi il viaggio di ritorno all'isola che lo aveva visto, nel 2006, sbarcare come immigrato clandestino. Si mette in luce un percorso di integrazione positivo e con sensibilità e attenzione all'ascolto Dagmawi riesce a cogliere le problematiche degli abitanti dell'isola che, come lui, sono viaggiatori migranti. Ringrazia chi lo ha tratto in salvo da quel mare che separa i due continenti e che porta in sé la possibilità di morte o vita, sia per il protagonista che per gli abitanti di Lampedusa. “Soltanto il mare” è la speranza per loro in un futuro migliore. La Giuria della Sezione “Viaggiatori e migranti” è composta dal cartello “Nella mia città nessuno è straniero”, e i giurati erano: Carlo Castiglioni, Alessandro Fainello, Mariana Zantedeschi, Maria Grazia Melegari e Koffiye Pacome Mobio.
- ^ La motivazione della giura nel dare il premio a Lezare è "Per la capacità di raccontare, con l'efficacia di un linguaggio universale, in poco meno di 15 minuti, il significato drammatico che la parola ‘riscaldamento globale’ ha per le popolazioni dell'intero continente africano. E per aver evidenziato la necessità, l'urgenza, di sradicare la povertà per permettere all'Africa e alle nuove generazioni un futuro migliore".
- ^ La motivazione della giuria per il premio a Un homme qui crie è "questo film racconta l'Africa con un sistema fuori dagli schemi abituali. Il registra da dietro la cinepresa riesce attraverso il racconto di una piccola storia apparentemente normale per un occidentale, a darci l'idea di un'Africa che c'era che c'è e che ci potrebbe essere. Passato, presente e futuro dell'Africa, presenti nel tema di quest'anno, emergono con una semplicità che in alcuni momenti ci spinge ad urlare, come dice il titolo stesso del film. Noi membri della giuria dell'ASAV non siamo critici cinematografici per cui nel nostro giudizio possiamo riportare solamente emozioni e sensazioni che il film ci ha trasmesso. In questo film abbiamo notato che in realtà a Gridare (piangere) è solamente una donna per di più incinta. È un grido dovuto alla frustrazione del marito in una guerra da cui non farà mai più ritorno abbandonata a un destino che non potrà assolutamente controllare perché oltre al suo amore per il ragazzo non ha altre certezze. Nella figura di questa giovane ragazza vediamo l'intero continente africano, vediamo un'Africa che grida agli orrori delle guerre, che vuole appropriarsi del suo destino, che fugge da un passato di cui non ha mai avuto pieno possesso. Il bimbo in grembo della ragazza inoltre rappresenta a nostro avviso noi studenti che, diversamente dai nostri padri, abbiamo la possibilità oggi di vedere quel futuro che loro non sono mai riusciti a vedere perché troppo coinvolti nel presente".
Bibliografia
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