File:SebastianoCeccariniAllegoryofFiveSenses.tif

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Dettagli

Sebastiano Ceccarini: Allegoria dei cinque sensi  wikidata:Q55097924 reasonator:Q55097924
Artista
Sebastiano Ceccarini  (1703–1783)  wikidata:Q3476894
 
Sebastiano Ceccarini
Nomi alternativi
cavalier Ceccarini
Descrizione pittore italiano
Data di nascita/morte 17 maggio 1703 Modifica su Wikidata 26 agosto 1783 Modifica su Wikidata
Luogo di nascita/morte Fano Modifica su Wikidata Fano Modifica su Wikidata
Periodo di attività barocco
era QS:P2348,Q37853
Authority file
artist QS:P170,Q3476894
image of artwork listed in title parameter on this page
Fotografo
Titolo
English: Allegory of the Five Senses
Italiano: Allegoria dei Sensi, con bambini di casa Muti Bussi
Tipo di oggetto dipinto Modifica su Wikidata
Genere ritratto Modifica su Wikidata
Descrizione
Italiano: Lo spettacolare ritratto collettivo è firmato e datato sopra la spinetta “Sebastianus Ceccarini pinxit Anno 1748”. Riemerso nel 1955 presso la Galleria Pardo a Parigi con provenienza dalla collezione parigina Lamu, fu reso noto nel 1964 da Andrea Busiri Vici in un primo importante articolo sulla ritrattistica del pittore marchigiano. Acquisito attorno al 1980 dalla collezione di Orazio Bagnasco a Genova, è poi confluito presso l’attuale galleria antiquaria.

Sicuramente si tratta del capolavoro della produzione ritrattistica del Ceccarini e di uno dei ritratti più affascinanti del ‘700 romano, per qualità coloristica, felicità d’invenzione e ricchezza dell’ambientazione. A dispetto della ovvietà dell’attribuzione, più complessa è invece l’interpretazione del soggetto e l’individuazione dei personaggi ritrattati, non essendo nota la provenienza originaria della tela e mancando qualsiasi elemento araldico o iscrizione identificativa.
Busiri Vici vide giustamente nella composizione un’allegoria dei cinque sensi, rappresentati dal ragazzo che annusa un garofano (l’olfatto), la fanciulla che mangia un biscotto (il gusto), un’altra che si guarda allo specchio (la vista), la bambina che si aggiusta l’orecchino (il tatto) e il bambino che suona la spinetta (l’udito).
Fiorella Pansecchi nel suo importante contributo del 1984 sul pittore marchigiano, avanzò quale ipotesi da verificare la possibilità che il dipinto coincidesse col il quadro “rappresentante ritratti della famiglia Marescotti, di Sebastiano Ceccarini”, esposto nel 1750 alla mostra del Pantheon organizzata dalla Congregazione dei Virtuosi. Sulla scorta di tale traccia, in successivi studi è stato ipotizzato che nella tela fossero ritratti i bambini di casa Ruspoli Marescotti. Tuttavia, verificando con i dati disponibili, questa ipotesi presenta numerosi punti di debolezza. L’unico riferimento possibile con tale casata potrebbe interessare il principe Alessandro Ruspoli (Roma 1708-1779), sposo in seconde nozze di Prudenza Marescotti Capizucchi dalla quale ebbe sei figli (Marianna, c. 1749, Maria Isabella, 1750?, Francesco, 1752, Giacinta, 1753, Bartolomeo, 1754, Lorenzo, 1755), tutti nati tra il 1749 e il 1755, quindi con datazioni incompatibili con quella del dipinto (1748), quando non erano ancora nati, ma anche con la mostra del Pantheon (1750), che peraltro espose “ritratti della famiglia” e non necessariamente ritratti dei bambini come invece è stato sostenuto .
Una traccia che invece potrebbe fornire riferimenti più attendibili nasce dal confronto del quadro con due ritratti in tele ovali pubblicati sempre da Busiri Vici e ricomparsi sul mercato antiquario internazionale nel 2004 alla mostra di Maastricht. In uno è raffigurato un bambino intento a suonare il clavicembalo, nell’altro una bambina vestita da signora; ebbene, sembra proprio trattarsi degli stessi due giovani presenti nel quadro grande, uno che suona il salterio, l’altra intenta ad aggiustarsi l’orecchino. Quei due dipinti all’epoca si trovavano nel Palazzo Muti Bussi a Roma, già proprietà della marchesa Olimpia Muti Bussi. È quindi plausibile che essi raffigurassero due esponenti di quella casata e conseguentemente lo stesso potrebbe sostenersi per i cinque bambini nell’Allegoria dei sensi.
D’altronde è molto probabile che si trattasse di una famiglia romana, come mostra la fastosa ambientazione in piena sintonia con l’evoluzione del gusto contemporaneo, tra i naturalistici intagli della straordinaria spinetta dorata e la preziosità delle stoffe. In ogni caso, Ceccarini tra il 1724 e il 1755, con alterni spostamenti, risiedeva a Roma, sotto la protezione di Clemente XII, degli Stuart e di altra aristocrazia. Nel primo Settecento era capofamiglia dei Bussi don Giulio, che sposò Cecilia Muti, ultima esponente della sua casata, con il vincolo di assumere per la propria discendenza il cognome Muti Bussi. Il dipinto potrebbe celebrare l’ascesa sociale della famiglia, accolta tra la nobiltà romana nel 1746, ed essere nel contempo un’allegoria del nome Muti, esaltando l’udito attraverso la musica, che fa da protagonista, e non con la parola o il canto, come spesso avveniva in analoghe allegorie. Nel dipinto tutti infatti si muovono e gesticolano, ma tacciono, forse in un criptico riferimento araldico al nome dei committenti.

Di appartenenza alla ritrattistica del Ceccarini, è da segnalare il Ritratto del Conte Orsi Mangelli, che si trova ora in collezione privata americana . La posa di tre quarti, lo sguardo attento e pensieroso, la delicatezza dei gesti, lo studio meticoloso dei tessuti e la loro fastosità ne fanno un esempio dell’abilita’ del pittore marchigiano nel cogliere le emozioni e i sentimenti.

Data 1748
date QS:P571,+1748-00-00T00:00:00Z/9
Tecnica/materiale olio su tela
medium QS:P186,Q296955;P186,Q12321255,P518,Q861259
Dimensioni cm. 174 x 123,
Milano e Pesaro, Galleria Altomani
Iscrizioni
English: signed and dated "Sebastianus Ceccarini pinxit Anno 1748"
Italiano: Firmato e datato “Sebastianus Ceccarini pinxit Anno 1748”
Riferimenti

Bibliografia

A. Busiri Vici, 1968, p. 264, fig. 3;
F. Pansecchi, 1984, pp. 61-67, nota 10;
A. Fucili Bartolucci, 1986, pp. 454-455;
P. Zampetti, 1991, IV, p. 151, B;
Cleri, 1992, p. 80;
C. Prete, 1997, p. 32;
Vanni, scheda in Pesaro, 2000, pp. 89-90, fig. 48, 48.1;
A. Ciaroni, in catalogo Galleria Altomani, Maastricht 2002, n. 9;
G. Calegari, scheda II.53, in F. Caroli, 2003, pp. 412-413;
A. Di Croce, scheda 88, in Roma, 2005, p. 204;
S. Donato, cat. XLI, in Roma, 2007, pp. 110-111;
F. Petrucci, Ritratto Barocco, dipinti dal 600 al 700 nelle raccolte private, De Luca Editore, Roma 2008, 1° di copertina e p.90-92

Bibliografia
C. Busiri Vici, Ritratti di Sebastiano Ceccarini pittore fanese a Roma, in “Palatino”, XII, IV, 1-3, 1968, pp-264-265;
F. Pansecchi, Sebastiano Ceccarini tra Roma e Perugia, in “Bollettino d’arte”, LXX, 28, 1984, pp61, 67;
A. Fucili Bartolucci, Pittura devozionale e panteismo metastasiano: Mancini, Lazarini, Ceccarini, Lapis, in Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino dalle origini a oggi, Venezia, 1986, pp. 454-455;
P. Zampetti, Pittura nelle Marche. Dal Barocco all’età moderna, Firenze, IV, 1991, p. 151;
B. Cleri, Sebastiano Ceccarini, Cinisello Balsamo, 1992, p. 80;
C. Prete, Restauro tra pubblico e privato. Per una casa comune dei beni culturali, Ancona, 1997, p. 32;
C.Giardini, E.Negro, N.Roio, I sensi e le virtù, Ricerche sulla pittura del ‘700 a Pesaro e Provincia, Modena, Artioli, 2000, 1° di copertina e p89-90, scheda 48, fig.48.1; A.Ciaroni, Altomani 2002, scheda n°9;
F.Caroli, Il Gran Teatro del Mondo l’Anima e il Volto del Settecento, Ginevra-Milano Skira 2003, pag.412;
A.Lo Bianco, A.Negro, Il Settecento a Roma, Cinisello Balsamo, SilvanaEditoriale, 2005, p.204, scheda 88 di Alessandra di Croce, fig.88;
P.Bellasi, T.Sparagni, Un diavolo per capello, dalla sfinge a Worhol, Mazzotta Milano 2006, C26, pag. 127, pag. 194;
L.Donato, Il Principe Romano, Ritratti dell’Aristocrazia Pontificianell’Età Barocca, Gangemi Editore, Roma 2007, pp. 110-111;

F. Petrucci, Ritratto Barocco, dipinti dal 600 al 700 nelle raccolte private, De Luca Editore, Roma 2008, 1° di copertina e pag 90-92

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