Gaetano Benini (Bologna, 26 marzo 1809Savona, 28 ottobre 1888) è stato un attore teatrale italiano, capostipite di una famiglia di attori, conosciuta nel teatro veneto[1].

Biografia

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Giacinto Gallina

Gaetano Benini trasformò la sua compagnia teatrale italiana in compagnia anche dialettale, fondando nel 1874 una nuova "italo-veneta", come allora si chiamavano quelle formazioni che alternavano la rappresentazione di un testo in dialetto con quella d'un testo in lingua.[1]

 
Ferruccio Benini

Gaetano, che si dedicò all'attività di attore per evitare le persecuzioni politiche,[1] era a quel tempo un capocomico secondario, noto a un certo pubblico per le sue edizioni sceniche di drammi elaborati e terrificanti, con "giustizia finale",[1][2] oppure per le interpretazioni da "amoroso", di bella presenza scenica, di modi eleganti e di un'accorta modulazione di voce penetrante.[3][4]

Nell'arco della sua carriera riuscì a riscuotere maggiore successo con la "italo-veneta", ma non solo grazie all'utilizzo di un repertorio notevolmente vario (nel 1882 quasi duecento produzioni);[1] grande merito ebbero le interpretazioni di due giovani attori, Italia e Ferruccio,[5] nati dal matrimonio di Gaetano Benini con l'attrice Elena Tamberlicchi (Firenze 1822-Bologna 1908),[5] che contribuirono al raggiungimento di buoni risultati sul palcoscenico.[1]

Da quella formazione che alternava l'Amleto di William Shakespeare e i Recini da festa (Orecchini da festa) di Riccardo Selvatico, nacque successivamente, nel 1890, la compagnia fondamentalmente veneta diretta da un autore di fama, Giacinto Gallina:[1][5] compagnia d'importanza nazionale in cui Italia Benini, allontanatasi dalle eroine tragiche, brillò pienamente per la poeticità del suo stile casalingo,[1] e in cui Ferruccio Benini, che si era già dimostrato un pregevole "brillante",[1][5] compose tra l'altro, con abilità sia nel comico sia nel drammatico, tre personaggi creati per lui dallo stesso Gallina, tra il 1891 e il 1894: il Nobilomo Vidal di Serenissima e della Base de tuto, il Beneto di Fora del mondo e il Micel della Famiglia del Santolo.[1]

  1. ^ a b c d e f g h i j Benini, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 186-187.
  2. ^ Carteggi 1851, su lacasadellamusica.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
  3. ^ Diario del Teatro ducale di Parma, su books.google.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
  4. ^ Il pirata giornale artistico, letterario, teatrale, su books.google.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
  5. ^ a b c d Benini, Ferruccio, su manus.iccu.sbn.it. URL consultato il 2 giugno 2019.

Bibliografia

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  • G. Antonini, Il teatro contemporaneo in Italia, Milano, 1927.
  • (a cura di) Maria Bandini Buti, Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, II, 1944.
  • G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800, Rocca San Casciano, 1901.
  • B. Curato, Sessanta anni di teatro in Italia, Milano, 1947.
  • S. D'Amico, Il teatro italiano, Milano, 1933.
  • Enciclopedia dello spettacolo, VII, Le Maschere, 1960.
  • Emilio Faccioli, Il Teatro Italiano, Einaudi, 1975.
  • Siro Ferrone, La Commedia e il dramma borghese nell'Ottocento, Einaudi, 1979.
  • G. Gallina, Teatro completo, XVIII, Milano, Treves, 1930.
  • G. Garollo, Dizionario biografico universale, II, Milano, Cisalpino Goliardica, 1907.
  • G. Gori, Il teatro contemporaneo, Torino, 1924.
  • C. Levi, Il teatro, Roma, 1919.
  • Paolo Puppa, Parola di scena: teatro italiano tra Otto e Novecento, Roma, Bulzoni, 1999.
  • Mirella Schino, Profilo del teatro italiano dal XV al XX secolo, Carocci, 2003.
  • A. Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Torino, 1924.
  • L. Tonelli, Il teatro contemporaneo italiano, Milano, 1936.

Voci correlate

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