Gerardo Zaccardo

militare italiano

Gerardo Zaccardo (Muro Lucano, 30 ottobre 1899Roma, 1996) è stato un generale italiano. Pluridecorato ufficiale del corpo degli alpini, combatté durante la prima guerra mondiale e poi come osservatore d'aeroplano durante la riconquista della Libia, la guerra d'Etiopia, la guerra civile spagnola e la seconda guerra mondiale.[1]

Gerardo Zaccardo
NascitaMuro Lucano, 30 ottobre 1899
MorteRoma, 1996
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1917-1955
GradoGenerale di brigata
GuerrePrima guerra mondiale
Riconquista della Libia
Guerra d'Etiopia
Guerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Russia
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Conquista italiana di Cufra
Incidente di Ual Ual
Seconda battaglia difensiva del Don
Battaglia di Nikolaevka
Comandante diBattaglione alpini "Tirano", 5º Reggimento, 2ª Divisione alpina "Tridentina"
Decorazionivedi qui
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Biografia

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Nacque a Muro Lucano (provincia di Potenza) il 30 ottobre 1899, figlio di Giuseppe e Filomena Fatone. Arruolato nel Regio Esercito con la classe 1899 dopo la disfatta di Caporetto, fu inviato al fronte come soldato semplice nelle file del 278º Reggimento fanteria della Brigata "Vicenza" il 25 novembre 1917, prendendo parte alle battaglie del 1918, culminate in quella di Vittorio Veneto. Al termine del conflitto aveva il grado di sottotenente ed era stato decorato con la Croce al merito di guerra. Nel 1919 transitò in forza alla Regia Guardia di Pubblica Sicurezza, rimanendovi fino al 1922. L'anno successivo rientrò nella fanteria e nel 1927 ottenne il brevetto di Osservatore d'aeroplano.[1] Nel giugno 1929 passò in forza al Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica, partecipando alle ultime fasi della repressione della ribellione senussa[2] e guadagnandosi una Medaglia d'argento e due di bronzo al valor militare e tre Croci al merito di guerra come Osservatore d'aeroplano.[1]

Trasferito al Regio corpo truppe coloniali della Somalia italiana, il 24 dicembre 1934,[3] insieme al tenente pilota Angelo Mastragostino e all'aviere marconista Battista Broglio, prese parte all'incidente di Ual Ual[4] volando a bordo di un IMAM Ro.1 dell'Aviazione della Somalia.[5]

Tale incidente fu uno dei fattori scatenanti del successivo conflitto con l'Etiopia.[6] Promosso tenente nel corso del 1935, partecipò poi alla guerra d'Etiopia sul fronte dell'Ogaden,[7] dove fu insignito di altre decorazioni.[8] Due anni dopo rientrò in Italia per entrare in servizio nel 5º Reggimento alpini a Merano e, promosso capitano nel 1938, partecipò come volontario alla guerra di Spagna, venendo decorato di ulteriori due Medaglie d'argento ed una Croce al merito di guerra.[1] Nel maggio 1939 comandò una compagnia del Battaglione alpini "Val Pescara" del 2º Gruppo Alpini "Valle"; all'atto dell'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, era in forza alla 41ª Squadriglia Osservazione Aerea all'aeroporto di Udine-Campoformido, per passare poi, nel settembre 1941 al 1º Reggimento alpini per un corso di preparazione alla guerra nei Balcani con la 38ª Squadriglia, 71º Gruppo O.A. del 22º Stormo Ricognizione equipaggiata con gli IMAM Ro.37 Lince e di stanza sull'aeroporto di Udine-Campoformido.[9]

Con questo reparto, equipaggiato con i bimotori Caproni Ca.311, l'11 maggio 1942 raggiunse il fronte russo a Stalino, operando nel settore di Donetz e sul Don nel Corpo di spedizione italiano in Russia e dal 9 luglio 1942 nell'8ª Armata (Regio Esercito). Promosso al grado di maggiore, dovette lasciare definitivamente l'incarico di Osservatore d'aeroplano in quanto destinato ad incarichi di responsabilità sul fronte terrestre.[1]

Il 4 settembre 1942 assunse il comando del Battaglione alpini "Tirano", 5º Reggimento, 2ª Divisione alpina "Tridentina", distinguendosi nella seconda battaglia difensiva del Don e poi in quella di Nikolaevka, meritandosi una Croce di Ferro di II classe tedesca, una Medaglia d'argento e una Croce al valor militare.[1]

Rientrato in Italia con i resti del suo reggimento nel corso del 1943, la firma dell'armistizio dell'8 settembre lo sorprese a Merano presso il Deposito del 5º Reggimento alpini, ove fu catturato dalla Wehrmacht per essere deportato in Germania ed internato nel lager di Neubrandenburg che, dopo la fine della guerra lasciò definitivamente solamente il 30 agosto 1945.[1]

Rientrato in patria, transitò in forza al neocostituito Esercito Italiano, venendo assegnato al distretto militare di Potenza dove, nel 1948 fu promosso tenente colonnello, per essere nuovamente inviato in Somalia nel 1950. Al rientro in Italia transitò al 6º Reggimento alpini nel 1951, dove ricevette una Croce al merito di guerra per l'internamento subito in Germania.[1] Divenuto vicecomandante del 5º Reggimento alpini, fu poi promosso a colonnello e assunse il comando del Centro addestramento reclute (C.A.R.) di Bari, mantenendolo fino alla fine del mese di ottobre 1955, quando lasciò il servizio attivo con il grado di generale di brigata.[1]

Morì a Roma nel 1996.[1]

Onorificenze

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Onorificenze italiane

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«Osservatore d'aeroplano, in oltre 200 ore di volo di guerra, dava prova del suo ardire e del suo valore. Partecipava attivamente alle operazioni per la conquista di Kufra. Il giorno 19 gennaio, durante un combattimento, nonostante il violento fuoco ribelle che gli colpiva l'apparecchio, persisteva in un micidiale mitragliamento da bassa quota e non esitava ad atterrare in soccorso di altro apparecchio che colpito al motore era sceso in vicinanza dei ribelli.»
— Cielo di Kufra, marzo 1930-gennaio 1931.
«Ufficiale osservatore di grande perizia, partecipava a tutte le operazioni dell'Ogaden con numerose azioni di guerra per un complesso di 160 ore di voli bellici. Con ricognizioni minuziose e perfette, internandosi profondamente nel territorio nemico, con bombardamenti precisi ed efficaci, con mitragliamento di autocolonne, di armati, di munite posizioni avversarie si dimostrava un prezioso elemento per i comandi delle unità operanti dando sempre prove di ardimento, freddo e ragionato coraggio e sprezzo del pericolo.»
— Cielo di Maleico, Gianacobò, Bircut, Birgut, Ogaden, 10 marzo-6 maggio 1936.
«Capitano osservatore, volontario in missione di guerra, effettuava numerosissime ricognizioni riportando preziose notizie sui movimenti dell'avversario. Noncurante della violenta reazione contraerea e ostacolato spesso dalla caccia nemica, portava sempre a termine le missioni affidategli, dimostrando sempre sprezzo del pericolo e valore.»
— Cielo di Spagna, febbraio-settembre 1938.
— Regio Decreto 25 marzo 1939[10]
«Ufficiale osservatore, già distintosi più volte in precedenti operazioni di guerra, partecipava a molte altre azioni belliche, dando nuove prove di coraggio, capacità a sprezzo del pericolo. Prescelto per l'assolvimento di difficili missioni, portava brillantemente a termine i compiti affidatigli addentrandosi sul territorio nemico, malgrado la reazione contraerea e la minaccia della caccia e fornendo preziose informazioni ai comandi delle unità terrestri.»
— Cielo di Spagna, settembre 1938-gennaio 1939.
— Regio Decreto 4 aprile 1940[11]
«Assunto volontariamente il comando di un battaglione alpino, in un momento critico per la perdita del comandante e di due capitani e per l'incalzare dell'offensiva avversaria, per un lungo periodo si manteneva sulle posizioni distinguendosi per il forte ascendente sui suoi uomini e per il coraggio. Successivamente, assegnatogli il comando autonomo di un settore delicato e rinforzato da varie forze delle altre Armi, per oltre tre mesi teneva testa ai ripetuti attacchi del nemico e, lanciatosi poi al contrattacco, riusciva a respingerlo catturando armi e prigionieri. In seguito, riusciva ancora a fugare, con rilevanti perdite, il nemico che era riuscito ad infiltrarsi su un fianco. Costretto poi a ripiegare per il cedimento dei reparti laterali, pur sofferente di gravi malattie, ricusava di rimanere in ospedale per evitare di cadere in mano al nemico ed affrontava la dolorosa marcia rincuorando i suoi alpini a persistere nell'aprire, con duri combattimenti, la strada alla colonna in ritirata.»
— Basso e Medio Don (fronte russo), 1º settembre 1942-marzo 1943.
«Ufficiale osservatore d'aeroplano ardito ed entusiasta, volontariamente compiva numerose azioni di bombardamento contro campi ribelli sorvolando vastissime zone di deserto, spesso in condizioni atmosferiche avverse. Il 9 gennaio 1930, sfidando con grande audacia il fuoco della fucileria avversaria, che colpiva più volte il velivolo, per soccorrere un altro aeroplano atterrato a breve distanza dal nemico, attaccava ripetutamente a volo rasente con raffiche di mitragliatrice un agguerrito nucleo di armati. Il 13 gennaio 1930, durante un'azione aerea a sostegno delle nostre truppe, dopo aver compiuto due consecutive azioni di bombardamento contro forti ammassamenti nemici, dimostrando sereno sprezzo del pericolo, li mitragliava da pochi metri di quota, fino al completo esaurimento delle munizioni di bordo.»
— Tripolitania, 21 giugno 1929-17 febbraio 1930.
«Osservatore a bordo di un apparecchio, con la precisione dei bombardamenti e mitragliamenti eseguiti a bassa quota, cooperava efficacemente a volgere in fuga le numerose forze avversarie che avevano attaccato un nostro posto nel settore Ual Ual-Uader, dimostrando coraggio, fermezza e sprezzo del pericolo nonostante il fuoco nemico che colpiva numerose volte l'apparecchio.»
— Ual Ual (Somalia), 5-6 dicembre 1934.
«Provetto osservatore portava a termine in 85 ore di volo numerose ricognizioni nonostante le condizioni atmosferiche avverse e la viva reazione antiaerea. Partecipava a un volo su Giggiga e Harrar riuscendo, in condizioni di volo proibitivo, a riportare informazioni di grande ausilio per i Comandi a terra. In lunghi voli di ricognizione e bombardamento cooperava attivamente alla sicurezza delle truppe operanti, appoggiandole in ogni circostanza con alto senso di cameratismo e sprezzo del pericolo.»
— Cielo di Giggiga, 26 novembre- di Harrar, 21 novembre 1935-dell'Ogaden, ottobre 1935-gennaio 1936.
«Valoroso ufficiale osservatore di provata capacità professionale, confermava ancora una volta sul fronte russo le sue brillanti qualità di combattente audace e sprezzante del pericolo. In numerose azioni sul nemico, delle quali alcune a bassissima quota, nonostante l'intensa reazione contraerea d'armi automatiche e di artiglieria, portava a termine le missioni affidategli con scrupolosa precisione fornendo notizie sul nemico di notevole importanza. Rientrava più volte con l'apparecchio ripetutamente colpito.»
— Fronte russo -Cielo del Donetz e del Don, maggio-agosto 1942.
— Regio Decreto 11 febbraio 1943[12]
«Assunto il comando di un battaglione alpino in un momento critico per la perdita del comandante e di due capitani comandanti di compagnia lo teneva per un lungo periodo sulle posizioni più critiche e delicate, dando prova di grande coraggio personale, di sprezzo del pericolo, forte ascendente sui suoi uomini. Sempre presente in ogni azione offensiva e difensiva anche di minori reparti. Bellissimo esempio di capo valoroso, audace e trascinatore di uomini.»
— Basso e Medio Don (fronte russo), 1º settembre 1942-marzo 1943.
— D.P.R. 28 giugno 1948[13]

Onorificenze straniere

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  1. ^ a b c d e f g h i j Super User, Vecio.it - La storia degli Alpini nel web - Generale Gerardo Zaccardo, su vecio.it. URL consultato il 1º agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2016).
  2. ^ Lioy 1964, p. 162.
  3. ^ Del Boca 2001, p. 247.
  4. ^ Lioy 1965, p. 18.
  5. ^ Secondo la testimonianza resa dal generale Zaccardo il 30 novembre 1977, egli sparò una breve raffica di mitragliatrice a scopo intimidatorio contro l'accampamento etiopico, dove si trovavano i membri della commissione anglo-etiopica che doveva ispezionare i confini tra il Regno d'Etiopia e la Somalia italiana.
  6. ^ Del Boca 2001, p. 244.
  7. ^ Del Boca 2001, p. 659.
  8. ^ Una Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare.
  9. ^ Dunning 1988, p. 41.
  10. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 12 aprile 1939, Aeronautica registro 16, foglio 75.
  11. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 19 aprile 1940, Aeronautica registro 19, foglio 383.
  12. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 13 marzo 1943, Aeronautica registro 17, foglio 385.
  13. ^ Bollettino Ufficiale 1948, disp.21ª, pag.2088 pregistrato alla Corte dei Conti il 12 luglio 1948, registro 15, foglio 228.

Bibliografia

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  • Giulio Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, Milano, Ugo Mursia, 1994, ISBN 88-425-1746-1.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori Editore, 2001.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Libia (1888-1932) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919-1937) Vol.3, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1964.
  • Giovanni Messe, La guerra al fronte russo, Milano, Ugo Mursia Editore, 2005, ISBN 88-425-3348-3.
  • Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Torino, Einaudi Ragazzi, 2001, ISBN 88-7926-359-5.

Collegamenti esterni

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