Giannantonio Prinetti Castelletti

militare italiano

Giannantonio Prinetti Castelletti (Milano, 13 novembre 1921Valduggia, 9 agosto 1944) è stato un militare e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia

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Di famiglia aristocratica lombarda (originaria di Pessano con Bornago), frequentò l'Accademia di Artiglieria e Genio di Torino. Ne uscì sottotenente e venne assegnato al 18º Reggimento Artiglieria "Pinerolo", venendo inviato in Grecia dove meritò una medaglia d'argento al valor militare.

Dopo l'Armistizio di Cassibile (reso pubblico l'8 settembre 1943), fervente monarchico, trovandosi a casa in licenza si sottrasse in un primo tempo ai tedeschi rifugiandosi in Svizzera, da cui rientrò nel luglio 1944 con l'intenzione di raggiungere la Brigata di Enrico Martini "Mauri", che operava nelle Langhe. Lungo il suo cammino incontrò una Valsesia sottoposta a durissimi rastrellamenti neonazisti, decidendo così di fermarvisi e aggregarsi alla Brigata Garibaldi "Osella" di Cino Moscatelli, operante sia in Valsesia che nel Novarese. Col nome di battaglia "Capitano Gino" diventò comandante della Brigata "Volante Loss".

Il 9 agosto 1944, offertosi per un'azione difensiva contro i nazisti che in località Colli di Valduggia stavano mettendo in difficoltà un avamposto della Brigata, caduti i tre partigiani (Biella, Avogadro e Zanetti) che componevano la sua pattuglia, rifiutando ciò nonostante la resa, cadde pure lui in combattimento, salvando con il proprio sacrificio la Brigata da sicuro accerchiamento.

Onorificenze

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«Ufficiale dell’Esercito, internato in un paese neutrale, riusciva a rientrare in Italia per partecipare alla lotta di liberazione alle cui altissime finalità era sospinto dall’ardente amore di Patria che lo animava. Fu dapprima valoroso partigiano combattente, poscia capace vicecomandante di Brigata d’assalto, dimostrando sempre e dovunque il complesso delle belle virtù militari che fu suo nobile patrimonio. Durante un’azione nemica, volontariamente si offriva per sostenere con pochi uomini l’urto nemico allo scopo di dare possibilità di ripiegamento alla sua Brigata, salvandola con il proprio sacrificio da sicuro accerchiamento. Benché ridotto agli estremi di ogni umana resistenza, caduti tutti i compagni che gli erano vicino, rifiutava sdegnosamente l’offerta di resa e, col petto squarciato dalla mitraglia nemica, valorosamente offriva la vita in olocausto alla legge dell’onore e del dovere.[1]
— Colli di Valduggia, 9 agosto 1944.

Riconoscimenti

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  1. ^ Quirinale - scheda - visto 28 dicembre 2008

Collegamenti esterni

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