Gilukhipa (o Gilu-Kheba[1]; Kilu-Hepa in hurrita; Kirgipa in egizio[2]: "La dea del sole Hepa è la mia forza"[3]) (1395/1390 a.C.) è stata una regina egizia della XVIII dinastia. Figlia di re Shuttarna II di Mitanni e sorella del suo successore Tushratta, andò in sposa al faraone Amenofi III il Magnifico[4].

Gilukhipa
Uno scarabeo commemorativo recante iscrizioni sul retro (non visibili): uno dei molti con cui Amenofi III volle commemorare i grandi eventi del suo regno, fra cui il matrimonio con Gilukhipa. Walters Art Museum, Baltimora.
Principessa di Mitanni
Sposa del re d'Egitto
In caricaca. 1378 a.C. –
ante 1352 a.C.?
Nascita1395/1390 a.C.
DinastiaXVIII dinastia egizia
PadreShuttarna II di Mitanni
ConsorteAmenofi III
Figlisconosciuti
ReligioneReligione hurrita
Religione egizia

Biografia

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Per ragioni politiche, Gilukhipa, tra i 12 e i 18 anni d'età, fu mandata in Egitto a unirsi in matrimonio con Amenofi III (ca. 1388/6 - 1350/49 a.C.[5]). Divenuto re intorno ai 7 anni d'età[6], Amenofi III doveva essere diciassettenne quando sposò Gilukhipa. Per celebrare l'evento, il giovane faraone commissionò uno speciale set di scarabei commemorativi, datati al 10º anno del suo regno[7], che fece spedire agli altri sovrani del Vicino Oriente, fra cui i governanti d'Assiria e Babilonia e gli Ittiti - con i quali l'Egitto e Mitanni intrattenevano relazioni diplomatiche di primaria importanza. Il testo di uno di questi recita:

«Anno 10 sotto la Maestà dell'Horus Forte Toro Che appare nella Verità [nome d'Horus di Amenofi III: Kanakht-Khaemmaat], delle Due Signore Colui Che stabilisce le leggi e pacifica le Due Terre [nome delle Due Signore di Amenofi III: Semenhepusegerehtawy], dell'Horus d'oro Potente e Forte Braccio che Abbatte gli Asiatici [nome Horus d'oro di Amenofi III: Aakhepesh-Husetiu], duplice re, signore dell'azione, Nebmaatra eletto da Ra, il figlio di Ra, Amenofi, signore di Tebe - a lui vita!; e [sotto la Maestà della] Grande sposa reale Tiy, la vivente, il cui padre ha nome Yuya e la madre ha nome Tuia[8]. La meraviglia che fu portata a Sua Maestà - vita, prosperità, salute! - [è] Gilukhipa, figlia di Shuttarna, capo di Mitanni, e il personale del suo harem, che conta 317 donne.[9]»

Gilukhipa divenne "Sposa secondaria del re", a significare che, per importanza, veniva dopo la Grande sposa reale di Amenofi III, la regina Tiy - a differenza della quale[10], Gilukhipa non sembra aver esercitato alcuna influenza politica. Non si hanno notizie di lei successive al suo ingresso in Egitto, e si è ipotizzato che possa essere morta entro il 36º anno di regno di Amenofi III, quando una nuova principessa mitannica, la giovane Tadukhipa, nipote di Gilukhipa, fu mandata in sposa all'ormai maturo faraone. In questo lasso di tempo, il nuovo re di Mitanni, Tushratta, inviò varie lettere ad Amenofi III lamentandosi di non avere notizie della propria sorella e chiedendo una statua di Gilukhipa in oro come "risarcimento". Le condizioni di vita all'interno dell'harem erano privilegiate e salubri, d'altronde non si può escludere che Gilukhipa sia morta poco dopo il suo arrivo in Egitto, per una malattia o per un intrigo di palazzo; è anche possibile che abbia assunto un nome egizio, scomparendo così, con il nome "Gilukhipa", dalla storia.

  1. ^ Cimmino (2003), p. 258.
  2. ^ Lara Peinado, Federico (1998). Diccionario Biográfico del Mundo Antiguo. Egipto y Próximo Oriente. España: Aldebarán Ediciones SL. p. 490. ISBN 84-88676-42-5.
  3. ^ Wolfgang Helck, Urkunden der 18. Dynastie 1957, p. 1738.
  4. ^ Dodson, Aidan & Hilton, Dyan The Complete Royal Families of Ancient Egypt, Thames & Hudson (2004), p.155.
  5. ^ Beckerath, Jürgen von, Chronologie des Pharaonischen Ägypten. Philipp von Zabern, Mainz, (1997) p. 190.
  6. ^ Christine El Mahdy, Tutankhamon, Sperling & Kupfer, Milano, 2000. trad. Bruno Amato. ISBN 88-200-3009-8. pp. 114-5.
  7. ^ Dodson & Hilton, pp. 154-5.
  8. ^ I suoceri di Amenofi III godettero di una preminenza del tutto inusuale durante il suo regno, fra cui il privilegio di una tomba nella Valle dei Re.
  9. ^ cur.Toby Wilkinson, Writings from Ancient Egypt, Penguin Books, 2016. ISBN 978-0-141-39595-1. pp.197-9.
  10. ^ Rosalie David & Antony E. David, A Biographical Dictionary of Ancient Egypt, Seaby, Londra (1992), p.154.

Bibliografia

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