Gino Simionato

partigiano italiano

Gino Simionato nome di battaglia "Falco" (Preganziol, 7 novembre 1920Valmadonna, 17 aprile 2004) è stato un partigiano italiano, che fu coinvolto nella strage della cartiera di Mignagola e nell'uccisione di Elio Marcuzzo.

Biografia

modifica

Gino Simionato detto «Falco», fu un partigiano comunista facente parte delle Brigate Garibaldi, protagonista controverso della guerriglia partigiana nel trevigiano.

Esso, durante il periodo del 1943 al 1945 diventò famoso non solo a causa delle violente rappresaglie contro l'esercito di occupazione Tedesco e quello Fascista, ma anche a causa delle sue azioni nei confronti della popolazione civile, divenendo così temuto da essa perché spesso vittima di ricatti, soprusi, ed estorsioni di ogni tipo eseguite dai membri della sua banda ed anche da egli stesso.

Un evento famoso di questi episodi di violenza contro la popolazione fu l'uccisione di Elio Marcuzzo.[1]

La strage della cartiera di Mignagola

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Strage della cartiera di Mignagola.

Ebbe un ruolo di primo piano nelle stragi che avvennero alla Cartiera Burgo tra il 27 aprile e i primi giorni di maggio 1945. Il 30 maggio 1945 Ennio Caporizzi, comandante della piazza militare di Treviso, spiccò un mandato di cattura nei confronti di Gino Simionato in relazione ai crimini commessi nella cartiera e in altre occasioni[2].

La morte di Elio Marcuzzo

modifica

Alcuni mesi dopo la resa delle truppe nazifasciste, un gruppo di ex partigiani travestiti da militi della R.S.I. e capitanati da Gino Simionato, agendo di propria iniziativa, prelevò l'attore Elio Marcuzzo insieme a suo fratello Armando. I due, trasportati in un camion fin nei pressi di Breda di Piave furono impiccati e, come rilevò successivamente la perizia medica, seppelliti ancora in vita[3]. Il processo, intentato nella prima metà degli anni '50 contro i responsabili di tale efferato delitto, non andò oltre la fase di istruttoria per subentrata amnistia. Dagli interrogatori emerse che Marcuzzo venne impiccato per avere effettuato due traduzioni per conto di un impiegato comunale di Treviso durante la R.S.I.: la prima dall'inglese, la seconda dal tedesco all'italiano. Quest'ultima aveva ingenerato il sospetto che l'attore fosse un collaborazionista[4]. Al momento del decesso il giovane aveva appena compiuto ventotto anni.

Nel 1998, nel corso di un'intervista rilasciata a Tatti Sanguineti, Pietro Ingrao, che aveva conosciuto personalmente Elio Marcuzzo a Roma, e che lo stimava, si espresse in questi termini: Un terribile equivoco, una storia per me amarissima e triste. Elio condivideva le nostre speranze e il nostro odio per il fascismo[5]. Sempre Ingrao, in un noto programma radiofonico andato in onda su Raitre nell'Ottobre del 2006, dopo aver ribadito ancora una volta l'estraneità di Elio Marcuzzo a quanto imputatogli dai suoi carnefici, ne mise in evidenza i sentimenti genuinamente antifascisti[6].

La banda di "Falco"

modifica

La banda di «Falco» era abitualmente composta da non meno di 10 membri fissi, tuttavia variabile in numero in base al tipo di missione e di azioni da dover eseguire.

Viaggiavano di continuo, solitamente trovando riparo in case di campagna di contadini, possibilmente isolate, scacciando i proprietari dopo essersi fatti servire da mangiare, spesso poi ubriacandosi, per poi passare la notte all' interno delle stalle, fienili, o se con loro presente una staffetta, nei letti. Ripartivano il giorno seguente, dopo essersi fatti rifornire di viveri, denaro o di qualche capo di bestiame, minacciando i proprietari con le loro armi per una possibile rappresaglia, se essi si rifiutavano di «aderire alla causa partigiana», come essi sostenevano.

In seguito, vendevano bottino ottenuto al mercato nero, riprendendo poi il tragitto verso la prossima missione.[1]

In sintesi, la lotta a fascisti e tedeschi, era soltanto un pretesto per derubare la popolazione civile, un tipo di operato che fruttava centinaia e centinaia di biglietti all'ora.

Il processo

modifica

Contro gli autori della strage alla cartiera Burgo di Mignagola fu istruito un processo già nell'estate del 1945 sollecitato dai familiari di alcune delle vittime. Al riguardo, la Legione territoriale dei carabinieri di Padova, della stazione di Treviso inoltrò un dettagliato rapporto al Tribunale civile e Penale di Treviso in cui si indicavano i luoghi in cui presumibilmente, secondo le testimonianze raccolte, erano stati occultati i corpi di numerosi fascisti uccisi.[7]

Il processo si concluse il 24 giugno 1954 con l'assoluzione in istruttoria degli imputati, poiché, dopo aver appurato i fatti criminosi e gli autori degli stessi, fu ritenuto di "non doversi procedere" perché le uccisioni avvennero nell'ambito della guerra di liberazione e che rientrassero quindi nell'Amnistia Togliatti. Segue il testo della sentenza del Giudice istruttore di Treviso Favara:

«1) Simionato Gino detto "Falco", alias "Buriccio" di Luigi e di Emma Borgo, nato il 7.XI.1920 a Preganziol e ivi residente;
2) Ignoti
Imputati di omicidio volontario ai sensi dell'art. 575 C.P. in relazione all'art. 81 cpv. C.P. e per taluni casi anche art. 61, n. 4 C.P. per avere negli ultimi giorni di aprile ed i primi di maggio 1945, in Mignagola e in altre località del mandamento di Treviso, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, adoperando talvolta sevizie o agendo con crudeltà, cagionato la morte delle seguenti persone, catturate nel corso dei ripetuti rastrellamenti compiuti da formazioni partigiane impegnate nella lotta contro i fascisti o altri collaborazionisti dei tedeschi invasori o ritenuti tali:...(seguono i nomi delle 33 vittime fino al momento identificate)
...Per quanto sia altamente deplorevole la indiscriminazione con cui taluni partigiani o patrioti ebbero a sfogare la mal repressa rabbia, troppo spesso senza accertarsi prima della colpevolezza dei singoli individui rastrellati, fra i quali si trovavano certamente giovani aderenti al movimento contrario non per loro volontà, bensì per necessità o per costrizione; per quanto ripugni il pensiero che questi ultimi abbiano meritato di avere la vita stroncata, per mere apparenze e presunzioni, alle volte fallaci, resta pur fuori discussione l'intenzione, offuscata sia pure da torbide passioni di parte, mirante alla rappresaglia e allo sterminio contro chi direttamente o indirettamente aveva prestato il proprio braccio o la propria mente al servizio del nemico invasore e quindi estranea a ogni motivo o fine di vendetta personale non politica.
P.Q.M. visto gli art. 378,591 C.P.P., 151 C.P. e 2 e 4 N.1D.P. 22-6-1946, n.4 e 1 comma primo D.L.L. 17-XI-1945, n.719, sulle conformi conclusioni del P.M. dichiara non doversi procedere a carico degli imputati indicati in epigrafe in ordine ai reati loro rubricati, perché estinti per effetto amnistia.
Treviso, 24 giugno 1954
Il Giudice Istruttore Favara»

[8].

Prosciolto nel processo relativo ai "fatti della Burgo", fu invece condannato per l'uccisione del fascista Antonio Chinellato e per furto. Rimase in carcere dal 1946 al 1954, poi emigrò in Francia e,successivamente, si stabilì a Valmadonna di Alessandria, sotto la protezione del locale partito comunista[senza fonte].

  1. ^ a b La cartiera della morte.
  2. ^ Tribunale civile e Penale di Treviso, fasc. proc. 487/45, lettera di Ennio Caporizzi, comandante della piazza militare di Treviso al comando militare alleato, ai carabinieri e al CLN di Treviso: "Oggetto. Cattura ex Patriota "Falco". Comunico che l'ex Patriota Simionato Gino detto "Falco" è stato espulso dal Corpo Volontari della Libertà. Attualmente è ricercato, per ordine di questo comando zona, da tutte le brigate dipendenti a causa dei vari reati da lui commessi".
  3. ^ Da: Il Giornale del 2 novembre 2006 (articolo di Michele Anselmi)
  4. ^ Confr. Sergio Sciarra, Il quizario del cinema italiano, Dino Audino Editore, Roma 2006
  5. ^ Michele Anselmi, L'attore di Visconti ucciso dai partigiani, su Il Giornale del 2 novembre 2006
  6. ^ Raitre, Hollywood party, programma andato in onda il giorno 25 ottobre 2006. Per chi volesse prendere visione del programma è disponibile nel sito: RaiPlay Sound: radio, podcast e audiolibri
  7. ^ Legione territoriale carabinieri di Padova, stazione di Treviso, Rapporto nº 14 firmato dal maresciallo Mario Pastro, Tribunale civile e Penale di Treviso, fasc. proc. 487/45: Nei pressi della cartiera di Carbonera, nel campo di certo Romeo, risultano sepolti, in una fossa comune, cinque cadaveri; nell'appezzamento di terra sito dietro la chiesa di Mignagola sono sepolti tre cadaveri; nel cimitero di Pezzan di Carbonera, un cadavere; nelle immediate adiacenze dell'abitato di Mignagola risulterebbe sepolto un numero rilevante di cadaveri che il parroco del luogo vorrebbe far ascendere a un centinaio; tra i comuni di Breda e Maserada risulterebbero sepolti in un campo di granoturco circa trenta cadaveri.|Rapporto dei carabinieri alla Procura in seguito alle denunce dei familiari
  8. ^ Tribunale civile e Penale di Treviso, fasc. proc. 487/45, Sentenza del giudice istruttore Favara datato 24 giugno 1954