Giorgio Scalia (Roma, 18 aprile 1917mar Mediterraneo, 10 gennaio 1941) è stato un militare e nuotatore italiano.

Giorgio Scalia
NascitaRoma, 18 aprile 1917
Mortemar Mediterraneo, 10 gennaio 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Luogo di sepolturadisperso in mare
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegia Marina
Specialitàdirettore di tiro
Unitàtorpediniera Vega
Anni di servizio1939 - 1941
Gradosottotenente di vascello
ComandantiGiuseppe Fontana
GuerreSeconda guerra mondiale
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Studi militariAccademia navale
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Biografia

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Le torpediniere Altair, Aldebaran, Antares, Andromeda, Perseo, Sagittario, e Vega ormeggiate a pacchetto a Napoli in occasione della Rivista "H" del 1938.

Giorgio Scalia era nato a Roma, figlio del commerciante Giovanni e Giulia Paris. All'età di 17 anni si dedicò al nuoto ed in particolare ai 200 e 400 metri stile libero nelle file della Società Sportiva Lazio. Passò quindi al dorso dove fece registrare ottimi risultati tra cui la vittoria agli Agonali del GUF Romano e contribuì alla vittoria societaria nella Coppa Federale A. Nell'agosto 1936 venne convocato per un raduno della Nazionale a Sanremo e successivamente disputò, sempre con la Lazio, il campionato di pallanuoto.[1]. Dopo la licenza liceale, Giorgio entrò all'Accademia navale di Livorno. Gli impegni lo costrinsero a diradare gli allenamenti in piscina, ma riuscì lo stesso a fregiarsi del titolo di Littore nel 1937 sui 100 m dorso.[2] Nel 1939, al termine dei regolari corsi, conseguì la nomina a guardiamarina e nel gennaio 1940 fu promosso sottotenente di vascello. Con la dichiarazione di guerra fu assegnato su navi con compiti di pattugliamento e scorta nel Canale di Sicilia.

All'alba del 10 gennaio 1941 la Regia torpediniera Vega, dove era imbarcato, in navigazione insieme all'unità Circe, avvistò delle unità nemiche al largo di Pantelleria. La nave dopo aver combattuto strenuamente ebbe la peggio colpita in più punti. Immobilizzata in fiamme, continuò a sparare sino a che non affondò. Scalia, direttore del tiro, con la nave oramai perduta, si portò a prua e continuò il fuoco con l’unico cannone ancora funzionante, per poi affondare insieme alla nave dopo aver ceduto il proprio salvagente a un altro marinaio.[3] A Scalia e al comandante Giuseppe Fontana vennero assegnate le Medaglie d’Oro al Valor Militare.[4] Una strada di Roma porta il suo nome.

Onorificenze

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««Direttore del tiro di torpediniera, impegnata in audacissimo attacco contro soverchianti forze navali avversarie, dirigeva con magnifico ardimento e perizia il tiro delle artiglierie e, sfidando l'intensa azione di fuoco del nemico, che concentrava tutti i suoi calibri sull'unità, riusciva a colpire ed infliggere sicure perdite alle navi nemiche. Colpita gravemente la sua unità, si portava presso il pezzo prodiero, l'unico rimasto efficiente, e con esso proseguiva con superbo slancio il tiro, fermamente deciso, nell'impossibilità di salvare la nave, a vendicarne la perdita, arrecando all'avversario i danni maggiori. Sopraffatto dalla schiacciante superiorità dei mezzi nemici, che smantellavano anche l'ultimo baluardo della resistenza, preferiva, ligio alle più belle tradizioni marinare, condividere la sorte della nave, da lui difesa fino al limite di ogni possibilità umana. Donato con generoso impulso il suo salvagente a persona dell'equipaggio, che ne era priva, rimaneva con eroica determinazione al posto di combattimento e immolava la sua giovinezza sull'unità, che gloriosamente si inabissava, consegnando ai fasti della Patria l'epica gesta.»
— Mar Mediterraneo 10 gennaio 1941
  1. ^ Dal Littoriale del 1934 - 1935 - 1936 diversi numeri
  2. ^ Dal Littoriale del 1937 diversi numeri
  3. ^ Dal libro Casacche Divise gli atleti della Lazio nella seconda guerra mondiale.Autori Fabio Bellisario Fabrizio Munno. Edizioni Eraclea 2020
  4. ^ Dall'Istituto del Nastro Azzurro