Giovanni Cecchin

militare italiano, medaglia d'oro al valor militare

Giovanni Cecchin (Marostica, 16 ottobre 1894Monte Ortigara, 19 giugno 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Giovanni Cecchin
NascitaMarostica, 16 ottobre 1894
MorteMonte Ortigara, 19 giugno 1917
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Luogo di sepolturaTempio ossario di Bassano del Grappa
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1914-1917
GradoTenente
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia degli Altipiani
Battaglia del monte Ortigara
Comandante di94ª Compagnia, Battaglione alpini "Sette Comuni", 6º Reggimento alpini
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

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Nacque a Marostica, provincia di Vicenza, il 16 ottobre 1894, figlio di Matteo e Caterina Tulisso.[1] Conseguito il diploma di ragioniere presso l'Istituto tecnico di Padova iniziò a lavorare presso l'industria del padre a Marostica,[3] specializzando all'estero nello studio delle lingue straniere.[4] Alla fine del 1914 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito frequentando il corso per allievi ufficiali di complemento presso il 7º Reggimento alpini.[1] Nominato sottotenente di complemento nel luglio 1915, a guerra con l'Impero austro-ungarico già iniziata, fu destinato in servizio al 6º Reggimento alpini che raggiunse in zona di operazioni venendo assegnato al Battaglione alpini "Sette Comuni".[1] Il 16 giugno 1916 si distinse in combattimento a Monte Castelloni di San Marco, venendo decorato con una prima medaglia d'argento al valor militare nel corso della battaglia degli Altipiani.[4] Il 26 giugno fu insignito della seconda medaglia d'argento al valor militare a Cima Caldiera, guidando il suo plotone alla conquista di una posizione nemica sotto il fuoco avversario e percorrendo allo scoperto un terreno impervio.[4] Nel mese di luglio fu ferito e venne ricoverato per un certo tempo in ospedale, ritornando al suo battaglione ancora in convalescenza.[1] Promosso tenente assunse il comando della 94ª Compagnia.[1] Il 10 giugno 1917 prese parte all'inizio della battaglia del monte Ortigara attaccando le posizioni nemiche di quota 1105 con la sua compagnia in testa alla prima ondata d'assalto.[4] Per questa azione fu proposto per la promozione a capitano per merito di guerra. Il 19 giugno, sulla cima del Monte Ortigara, rimase ferito gravemente in combattimento da una scheggia di granata e fu trasportato presso l'ospedaletto da campo n.115 dove si spense serenamente.[1] Con Decreto Luogotenenziale del 5 maggio 1918 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] La salma fu poi tumulata nel Tempio ossario di Bassano del Grappa, e gli è stato intitolato Rifugio sul Monte Lozze di proprietà della Sezione dell'Associazione Nazionale Alpini di Marostica.[4]

Onorificenze

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«Di fronte al nemico dimostrò sempre sereno coraggio, cosciente spirito di abnegazione, fiducia in sè e nei propri uomini. Fulgido esempio di eroismo, guidò la propria compagnia all’assalto di forti posizioni nemiche, primo a slanciarsi fuori dei ripari. Con tenace volontà rinnovò ripetute volte gli attacchi, non mai fiaccato dal fuoco avversario, e riorganizzò poi la truppa, rianimandola per nuovi combattimenti. Nell’azione che portò alla conquista di una forte posizione, riconfermò ancora una volta le sue doti di valoroso ed abile condottiero. Ferito gravemente da una scheggia di granata nemica, manteneva fermo contegno, incurante del dolore che lo straziava, ma fiero dell’esito vittorioso conseguito nell’azione. Si spegneva tre giorni dopo, in seguito alla ferita riportata. Cima Ortigara, 10 - 19 giugno 1917 .[5]»
— Decreto Luogotenenziale 5 maggio 1918.
«Inviato col proprio plotone ad assaltare di giorno una trincea avanzata nemica, munita di mitragliatrici, si spingeva risolutamente all'assalto di essa, nonostante venisse fatto segno a vivo fuoco. Ferito leggermente ed impossibilitato a proseguire per un salto di roccia, dando prova di fermezza e di alto sentimento del dovere, restava sul posto. Si cacciava poi giù per crepacci, minacciando il fianco dell'avversario e cooperando così attivamente alla conquista della linea nemica. Già distintosi in precedenti combattimenti per slancio e coraggio in circostanze difficili. Monte Castelloni di San Marco, 16 giugno 1916
«Alla testa del proprio plotone, con mirabile e cosciente ardimento, sotto il violento e continuo fuoco nemico, in un terreno scoperto ed impervio, per cinque volte assaltava una forte posizione, conducendo infine il proprio reparto alla conquista della posizione stessa. Cima Caldiera, 26 giugno 1916

Annotazioni

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Bibliografia

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  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, p. 138-139.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 80.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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