Giovanni da Vespignano

beato italiano

Giovanni da Vespignano (Vicchio, 1235Firenze, fine marzo/metà aprile 1331) è stato un popolano fiorentino, noto per la generosità verso i poveri.

Beato Giovanni da Vespignano
Lapide della traslazione del corpo del beato Giovanni da Vespignano in San Pier Maggiore, 1621
 

Popolano fiorentino

 
NascitaVicchio, 1235
MorteFirenze, fine marzo/metà aprile 1331
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione1800 da papa Pio VII

Il suo culto come beato è stato confermato da papa Pio VII nel 1800.

Biografia

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Secondo la Nova Cronica di Giovanni Villani, era un uomo buono e giusto che aveva fatto larghe elemosine a favore dei poveri. Fu sepolto nella chiesa di San Pietro Maggiore a Firenze.[1]

Alcuni interpreti identificano lui e Barduccio con i due "giusti" a cui Ciacco allude parlando a Dante.[1]

Il culto

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Il suo corpo, dapprima sepolto nel chiostro di San Pietro Maggiore a Firenze, a seguito dell'intenso culto spontaneo e di miracoli attribuitigli, durante lo stesso secolo fu esumato, trovato incorrotto e collocato all'interno della stessa chiesa, in un sepolco in pietra ricavato nella parete di una cappella a sinistra.[2] Nel 1621 la cappella venne riadattata e riallestita anche in tutto l'apparato decorativo per ospitare espressamente tali reliquie, che furono collocate in un'urna. Da allora prese ad essere conosciuta semplicemente come Cappella del Beato.[2][1] A seguito di un crollo parziale la chiesa venne poi demolita, e nel 1784 le reliquie furono traslate alla chiesa di San Giovanni Maggiore a Panicaglia, dove si trovano tuttora.[2][3]

Papa Pio VII, con decreto del 1º ottobre 1800, ne confermò il culto con il titolo di beato.[4] Il 2 maggio 1801 ne concesse anche messa e ufficio propri alle due diocesi di Firenze e Fiesole.[2]

Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 4 luglio.[5]

  1. ^ a b c Pietro Burchi, BSS, vol. II (1962), col. 782.
  2. ^ a b c d Vita del beato,  pp. 9-14.
  3. ^ Beato Giovanni da Vespignano, su Comune di Vicchio. URL consultato il 4 luglio 2020.
  4. ^ Index ac status causarum (1999), p. 443.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 515.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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