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I Gobos sono dei dischi in vetro o metallo che servono per proiettare immagini, testi, loghi e figure astratte. Funzionano come delle diapositive ma hanno il vantaggio di resistere alle alte temperature dei proiettori utilizzati negli spettacoli.

L'etimologia

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L'etimologia è incerta essendovene diverse. La più attendibile è che il termine nasca negli Stati Uniti in ambito teatrale. Quando il regista voleva si oscurassero i fari del palcoscenico diceva "GO Black Out" , da cui GO-BO e poi Gobo.

Altre fonti dicono che l'origine sia la frase "Goes Before Optics".

Come sono fatti

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Un gobo, mostrato a sinistra, produce il disegno mostrato a destra

I gobos inizialmente erano solo in metallo, ottenuti da lamine sottili da 0.2 mm a 1mm a forma di dischi con diametri da 20 a 100 mm circa. In questo tipo di gobos l'immagine o il testo sono ottenuti "forando" la lamina. Per "forare" esistono diverse tecniche dalla fotoincisione chimica all'incisione con il laser.

Negli anni novanta nascono i gobos in vetro, ottenuti da speciali filtri ottici di vari colori. In questo modo si possono ottenere immagini molto più complesse e con tutti i colori possibili.[1]

Con l'introduzione dei gobos in vetro nasce il problema delle riflessioni tra la lente del proiettore e la superficie specchiata del gobo.[2]

Per una migliore definizione e particolari proiettati precisi, nei gobo in metallo spesso si usa uno spessore sottile da 0,1 mm in acciaio inox utilizzando l'incisione chimica.

  1. ^ (EN) Richard Cadena, Automated Lighting: The Art and Science of Moving Light in Theatre, Live Performance and Entertainment, Taylor & Francis, 20 maggio 2013, ISBN 9781136085260. URL consultato il 24 maggio 2017.
  2. ^ Super User, Gobos antiriflesso, su goboservice.com.

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