Gum 29
Gum 29 (nota anche come RCW 49) è una grande nebulosa a emissione visibile nella costellazione australe della Carena.
Gum 29 Regione H II | |
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Gum 29 | |
Dati osservativi (epoca J2000) | |
Costellazione | Carena |
Ascensione retta | 10h 24m 15s[1] |
Declinazione | -57° 46′ 58″[1] |
Coordinate galattiche | l = 284,3; b = -00,3[1] |
Distanza | 15320[2] a.l. (4700[2] pc) |
Magnitudine apparente (V) | - |
Dimensione apparente (V) | 90' x 35'[3] |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Regione H II |
Altre designazioni | |
RCW 49;[1] Avedisova 2315 | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di regioni H II |
Si osserva nella parte nordoccidentale della costellazione, vicino al confine con le Vele e a breve distanza angolare dall'ammasso aperto NGC 3293; è situata sul bordo più occidentale della brillante regione dell'Arco della Carena, sul Braccio del Sagittario e appare come una nebulosa di discrete dimensioni e ben fotografabile attraverso un telescopio. La sua declinazione è fortemente australe e ciò comporta che dalle regioni boreali la sua osservazione sia possibile solo a partire dalle regioni temperate più meridionali; dall'emisfero australe invece è osservabile per quasi tutte le notti dell'anno e risulta persino circumpolare dalle latitudini temperate. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è compreso fra i mesi di febbraio e giugno.
Si tratta di un'importante regione H II di notevole estensione, oggetto di studio in quanto contiene al suo interno il giovane e brillantissimo ammasso aperto Westerlund 2, composto da alcune stelle particolarmente calde e luminose, come la stella blu MSP 183, e contenente due brillanti stelle di Wolf-Rayet, WR 20a e WR 20b.[4] Questa grande regione nebulosa si trova sul bordo esterno del Braccio del Sagittario a una distanza di almeno 4200-4700 parsec (13700-15300 anni luce), sebbene alcune stime la indichino come ancora più distante, fino a 8000 parsec, venendosi così a trovare in una regione della Via Lattea piuttosto remota.[2] Tramite le osservazioni condotte ai raggi X, all'interno di Gum 29 sono state individuate 468 sorgenti, 379 delle quali mostrano delle controparti a più lunghezze d'onda, come nel vicino e medio infrarosso e in alcuni casi anche nella luce visibile; alla grande popolazione di stelle massicce di classe spettrale O e B, aggregate nell'ammasso Westerlund 2, si aggiungono numerose stelle giovani di piccola e media massa, che comprendono una grande popolazione di stelle T Tauri con massa fino a 2,7 M⊙.[5] La formazione stellare risulta ancora molto attiva, come è testimoniato dalla presenza di alcuni maser, di cui uno OH, due ad acqua e uno al metanolo.[6] In diversi punti della nebulosa si osservano strutture filamentose formate da gas ionizzato e neutro e polveri, spesso disposti a formare strutture colonnari e piccoli addensamenti; ciò è stato interpretato come un indizio del fatto che nella regione di Gum 29 la quantità di polveri è relativamente bassa.[2] Alcune strutture nebulose presentano una forma a bow shock, come nel caso delle due sorgenti IRAS[7] catalogate come IRAS 10205-5729 e IRAS 10227-5730.[8]
Note
modifica- ^ a b c d Simbad Query Result, su simbad.u-strasbg.fr. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ a b c d Churchwell, E.; Whitney, B. A.; Babler, B. L.; Indebetouw, R.; Meade, M. R.; Watson, Christer; Wolff, M. J.; Wolfire, M. G.; Bania, T. M.; Benjamin, R. A.; Clemens, D. P.; Cohen, Martin; Devine, K. E.; Dickey, J. M.; Heitsch, F.; Jackson, J. M.; Kobulnicky, H. A.; Marston, A. P.; Mathis, J. S.; Mercer, E. P.; Stauffer, J. R.; Stolovy, S. R., RCW 49 at Mid-Infrared Wavelengths: A GLIMPSE from the Spitzer Space Telescope, in The Astrophysical Journal Supplement Series, vol. 154, n. 1, settembre 2004, pp. 322-327, DOI:10.1086/422504. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ Rodgers, A. W.; Campbell, C. T.; Whiteoak, J. B., A catalogue of Hα-emission regions in the southern Milky Way, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 121, n. 1, 1960, pp. 103–110. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ Conti, Peter S.; Crowther, Paul A., MSX mid-infrared imaging of massive star birth environments - II. Giant HII regions, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 355, n. 3, dicembre 2004, pp. 899-917, DOI:10.1111/j.1365-2966.2004.08367.x. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ Tsujimoto, M.; Feigelson, E. D.; Townsley, L. K.; Broos, P. S.; Getman, K. V.; Wang, J.; Garmire, G. P.; Baba, D.; Nagayama, T.; Tamura, M.; Churchwell, E. B., An X-Ray Imaging Study of the Stellar Population in RCW 49, in The Astrophysical Journal, vol. 665, n. 1, agosto 2007, pp. 719-735, DOI:10.1086/519681. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ Avedisova, V. S., A Catalog of Star-Forming Regions in the Galaxy, in Astronomy Reports, vol. 46, n. 3, marzo 2002, pp. 193-205, DOI:10.1134/1.1463097. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ Helou, George; Walker, D. W., Infrared astronomical satellite (IRAS) catalogs and atlases. Volume 7: The small scale structure catalog, in Infrared astronomical satellite (IRAS) catalogs and atlases, vol. 7, 1988, pp. 1-265. URL consultato il 28 settembre 2010.
- ^ A GLIMPSE of Possible Mid-Infrared Bowshock Using the Spitzer Space Telescope, AAS 205th Meeting, 9-13 January 2005, Session 137 GLIMPSE: First Results, Poster, Thursday, January 13, 2005, 9:20am-4:00pm, Exhibit Hall. URL consultato il 28 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Bibliografia
modifica- Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
- Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su RCW 49
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Sky-Map.org - RCW Catalogue (from 41 to 50), su galaxymap.org. URL consultato il 20 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2012).
- Avesidova 2315 - Sky-Map.org, su galaxymap.org.