Hydroidea elsiae (Hilliard) P.O.Karis, 1990 è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Gnaphalieae e sottotribù Gnaphaliinae). Hydroidea elsiae è anche l'unica specie del genere Hydroidea P.O.Karis, 1990.[1][2]

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Hydroidea elsiae
Immagine di Hydroidea elsiae mancante
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùGnaphalieae
SottotribùGnaphaliinae

Metalasia clade

Genere Hydroidea
P.O.Karis, 1990
Specie H. elsiae
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùGnaphalieae
Genere Hydroidea
Specie H. elsiae
Nomenclatura binomiale
Hydroidea elsiae
(Hilliard) P.O.Karis, 1990

Etimologia

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Il nome generico (Hydroidea), quello del mostro Hydra, si riferisce alla presenza in questa pianta dei rami eretti con all'estremità capolini solitari.[3]

Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Olive Mary Hilliard (1925-2022) e Per Ola Karis (1955-) nella pubblicazione Botanical Journal of the Linnean Society (Bot. J. Linn. Soc. 102(1): 29) del 1990.[4] Il nome scientifico del genere è stato definito nella stessa pubblicazione.

Descrizione

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Habitus. La specie di questa voce ha un habitus di tipo arbustivo. I cauli di queste piante sono provvisti del floema, ma non di canali resiniferi; mentre i sesquiterpeni lattoni sono normalmente assenti (piante senza lattice).[5][6][7][8][9][3]

Fusto. La parte aerea in genere è eretta e ramosa. Gli arbusti sono compatti e densi con affollamenti di piccole foglie. I rami sono tomentosi (quelli più giovani sono densamente biancastri). Altezza media: 0,5 metri.

Foglie. Le foglie, di tipo ericoide, sono disposte in modo alternato e strettamente ravvicinato. La lamina è intera e aciculata (con apici appuntiti e mucronati); i margini sono continui, revoluti e contorti. La superficie è sparsamente tomentosa o lanosa su entrambe le facce. Dimensione delle foglie: 2 - 9 x 0,4 - 0,7 mm.

Infiorescenza. Le sinflorescenze sono scapose (capolini solitari). Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale peduncolato di tipo discoide (con fiori omogami). I capolini sono formati da un involucro, con forme obconiche, composto da 60 brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori. Le brattee, bianche a a consistenza cartacea, sono disposte in modo più o meno embricato su 8 - 11 serie e possono essere connate alla base (strati di stereoma indiviso); talora possono avere un margine ialino. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma è largamente conica. Larghezza del capolino: 10-15 mm.

Fiori. I fiori (oltre 50 per capolino) sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre tubulosi, attinomorfi e si distinguono in:

  • fiori del disco esterni: sono molti su 1 – 3 serie; sono femminili e filiformi; qui sono assenti;
  • fiori del disco centrali: sono pochi; sono ermafroditi.

In questo gruppo di piante i fiori radiati (ligulati o del raggio) sono assenti; a volte sono confusi con i fiori femminili (tubulosi) del disco esterno più o meno sub-zigomorfi con un lembo piatto e possono essere interpretati come fiori del raggio.

*/x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[10]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la forma della corolla normalmente è tubolare (strettamente cilindrica ma allargata alla gola) con 5 lobi (raramente 4); i lobi hanno una forma deltata o più o meno lanceolata. Il colore della corolla è porpora. Lunghezza dei fiori: 3,2-3,7 mm.
  • Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) sono prive di sperone, ma hanno la coda (una sola ma lunga e ramificata); le appendici apicali delle antere hanno delle forme piatte; il tessuto endoteciale (rivestimento interno dell'antera) è quasi sempre polarizzato (con due superfici distinte: una verso l'esterno e una verso l'interno). Il polline è di tipo echinato (con punte sporgenti) a forma sferica è formato inoltre da due strati di ectesine, mentre lo strato basale è spesso e regolarmente perforato (tipo “gnafaloide”).[7]
  • Gineceo: l'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. Lo stilo (il recettore del polline) è intero o biforcato con base ispessita e con due stigmi strettamente oblunghi nella parte apicale. Gli stigmi hanno una forma troncata; possono essere ricoperti da minute papille o avere dei penicilli apicali. Le superfici stigmatiche sono separate (non confluenti). I nettari sono presenti.[7]
  • Antesi: da dicembre a febbraio.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono piccoli a forma strettamente oblungo-ovoidale; la superficie è glabra e colorata di bruno; il pericarpo può essere percorso longitudinalmente da 5 fasci vascolari (o venature). Il pappo, in genere caduco e ridotto, è formato da 8 - 18 setole capillari (piumose o barbate) scabre e libere.

Biologia

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Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

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La specie di questa voce è distribuita in Sudafrica (Monti Worcester e Paarl). L'habitat preferito sono le zone in alta montagna, negli anfratti rocciosi con altitudini comprese tra 1 800 e 2 050 metri.[2][3]

Tassonomia

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La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23 000 specie distribuite su 1 535 generi[11], oppure 22 750 specie e 1 530 generi secondo altre fonti[12] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1 679 generi).[13] La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][8][9]

Filogenesi

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Il genere di questa voce è descritto nella tribù Gnaphalieae, una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae. Da un punto di vista filogenetico, la tribù Gnaphalieae fa parte del supergruppo (o sottofamiglia) "Asteroideae grade"; l'altro è il supergruppo "Non-Asteroideae" contenente il resto delle sottofamiglie delle Asteraceae. All'interno del supergruppo è vicina alle tribù Senecioneae, Calenduleae, Astereae e Anthemideae.[14][15]

Il genere della specie di questa voce appartiene al clade Metalasia, un gruppo informale della sottotribù Gnaphaliinae che occupa una posizione centrale nell'ambito filogenetico della sottotribù. Le specie di questo gruppo sono di tipo ericoide con portamenti più o meno arbustivi, con pochi e piccoli fiori, stretti capolini, spesso con brattee cartacee, bianche o colorate. In particolare i capolini sono riuniti in sinflorescenze di varia forma e dimensione che spesso forniscono caratteri diagnostici per riconoscere le varie specie del gruppo.[16] "Metalasia clade", monofiletico e composto da 8 generi soprattutto del Sudafrica, può essere diviso in due gruppi: (1) il genere Metalasia insieme al genere monotipo Planea (compresi in posizione "basale" i generi Lachnospermum e Phaenocoma) e (2) il resto del clade. "Hydroidea" appartiene al secondo gruppo e insieme al genere Calotesta forma un "gruppo fratello".[16]

Il cladogramma seguente, tratto dallo studio citato e semplificato, mostra una possibile configurazione filogenetica della sottotribù evidenziando la posizione della specie di questa voce.[16]


_Metalasia_clade__

Metalasia

Planea

Lachnospermum

Phaenocoma

Atrichantha

Calotesta

Hydroidea elsiae

Dolichothrix

I caratteri distintivi e della specie Hydroidea elsiae sono:[3][9]

  • il capolino ha circa 50 fiori;
  • l'involucro ha una consistenza cartacea ed è bianco;
  • il pappo è formato da setole capillari scabre (è presente un ciuffo nella parte apicale).

In particolare i caratteri diagnostici sono:[3]

  • l'involucro biancastro;
  • la numerosità dei fiori;
  • la morfologia del pappo.

Sinonimi

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Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Atrichantha elsiae Hilliard
  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 6 maggio 2023.
  3. ^ a b c d e Koekemoer 2002.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 6 maggio 2023.
  5. ^ Pignatti 1982, vol.3 p. 1.
  6. ^ Strasburger 2007, p. 860.
  7. ^ a b c Judd 2007, p. 517.
  8. ^ a b Funk & Susanna 2009, p. 562.
  9. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, p. 268.
  10. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  11. ^ Judd 2007, p. 520.
  12. ^ Strasburger 2007, p. 858.
  13. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  14. ^ Mandel et al. 2019.
  15. ^ Zhang et al. 2021.
  16. ^ a b c Bengtson et al. 2011.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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