Idrogenodifluoruro

Lo ione idrogenodifluoruro, rappresentato come [HF2]-, può essere considerato il risultato dell'unione di una molecola di acido fluoridrico HF con uno ione fluoruro F- legato tramite legame idrogeno. Evidenziando tale legame, si usa la notazione [F-H···F]-. Il particolare legame idrogeno implicato è molto forte, il fluoro è un atomo piccolo ed estremamente elettronegativo, e possiede un elevato carattere covalente con i due legami F-H che hanno medesima distanza di 114 pm.[1]

Modello di struttura space-filling per l'anione idrogenodifluoruro.

Alcuni idrogenodifluoruri sono dei sali stabili e abbastanza comuni, tra i quali spiccano l'idrogenodifluoruro di potassio KHF2, l'idrogenodifluoruro di sodio NaHF2 e l'idrogenodifluoruro di ammonio [NH4][HF2].

Gli idrogenodifluoruri (comunemente detti bifluoruri) vengono considerati come dei vettori di acido fluoridrico, infatti quando vengono riscaldati (150-400 °C) tendono a liberare HF secondo la reazione di equilibrio:

NaHF2 ⇌ NaF + HF

Questi composti possono essere considerati come il prodotto di una reazione acido-base tra l'acido fluoridrico dimero, molecola che si forma in fase gassosa a seguito dell'instaurarsi dei legami idrogeno tra due molecole di HF, e una base. Ad esempio, nel caso di KHF2:

KOH + H2F2 → KHF2 + H2O

Autodissociazione dell'acido fluoridrico

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L'acido fluoridrico puro in fase gassosa subisce, in un processo simile all'autoionizzazione dell'acqua, la seguente autodissociazione:

 

che in pratica consiste nella formazione degli ioni H+ e F- ciascuno solvatato da una molecola di HF.

  1. ^ N.N. Greenwood, A. Earnshaw Chemistry of the Elements, 2nd Edition, Oxford: Butterworth-Heinemann (1997).

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