Jean de Meung

poeta francese
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Jean de Meun o Jean de Meung, nato Jean Chopinel o Jean Clopinel (Meung-sur-Loire, 1240 circa – Parigi, 1305 circa) è stato un poeta francese del XIII secolo, noto soprattutto per la sua continuazione del Roman de la Rose.

Biografia

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Studiò, a quanto ci dice la tradizione, all'Università di Parigi. Jean de Meung stesso racconta che nella sua gioventù compose delle canzoni che furono cantate in tutta la Francia nelle piazze pubbliche e nelle scuole; come il suo contemporaneo Rutebeuf, fu poi un difensore di Guillaume de Saint-Amour e un veemente critico degli ordini mendicanti. Sembra che abbia trascorso la maggior parte della sua vita a Parigi, dove possedeva, in rue Saint-Jacques, una casa con una torre, un cortile e un giardino descrittaci nel 1305 come la dimora del defunto Jean de Meung e consegnata allora da un certo Adam d'Andely ai Domenicani.

La tradizione inoltre, come fa anche con i domenicani Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, vede in Jean de Meung un rinomato alchimista[1].

Le opere

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Una pagina del Roman de la Rose

Il Roman de la Rose

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La sua opera sicuramente più famosa, tanto che ebbe enorme successo per tutto il Medioevo, è il poema allegorico Roman de la Rose (Romanzo della Rosa), iniziato quarant'anni prima e lasciato incompiuto da Guillaume de Lorris, e che Jean de Meung terminò scrivendo più di 18.000 versi. La data di composizione dell'opera è generalmente situata tra il 1268 e il 1285, grazie a un riferimento nel poema alla morte di Manfredi e Corradino, giustiziati nel 1268 dietro ordine di Carlo d'Angiò (deceduto nel 1285), re di Sicilia; ma M.F. Guillon (Jean Clopinel, 1903), considerando il poema soprattutto come satira politica, lo sposta negli ultimi cinque anni del XIII secolo.

Jean de Meung, secondo ogni probabilità, prima editò l'opera del suo predecessore Guillaume de Lorris, per poi usarla come punto di partenza per il proprio capolavoro. Il poema, prima romanzo cortese sull'amore, diventa in lui compendio poetico di tutta la conoscenza scientifica e letteraria del XIII secolo, ma anche violenta satira contro gli ordini monastici, la nobiltà, le donne e il matrimonio. Ma la sua poesia esprime al più alto grado un acuto senso di osservazione, lucidità nel ragionamento e nell'esposizione, e gli dà diritto, nella purezza e precisione della sua lingua, ad essere considerato tra i maggiori poeti francesi del Medioevo. Il romanzo, come abbiamo detto, si diffuse rapidamente e durevolmente, ma fu anche attaccato da Guglielmo da Deguileville nel suo Pellegrinaggio della vita umana (1330 ca.), opera che fu a lungo in voga in Inghilterra e in Francia, da Jean Gerson e da Christine de Pisan nella sua Lettera al dio d'amore: ma trovò anche energici difensori.

Altre opere

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La sua traduzione del De consolatione philosophiae di Severino Boezio è preceduta da una lettera indirizzata a Filippo il Bello ove elenca i suoi precedenti lavori, di cui due sono perduti: De spirituelle amitié, tratto dal De spirituali amicitia di Aelred de Rievaulx, e il Livre des merveilles d'Hirlande (Libro delle meraviglie d'Irlanda), tratto dalla Topographia Hibernica o dal De Mirabilius Hiberniae di Giraldus Cambrensis.

Jean de Meung tradusse anche in francese, nel 1284, il trattato di Vegezio De Re Militari, con il titolo di Livre de Végèce de l'art de la chevalerie (Libro di Vegezio sull'arte della cavalleria). Fu poi autore di una versione spirituale, la prima in francese, delle lettere di Abelardo ed Eloisa.

Sue sono sicuramente le poesie il Testament (Testamento), scritto in quartine rimate che contengono consigli indirizzati alle diverse classi della società, e il Codicille (Codicillo). Soprattutto nel Testamento appare evidente l'influsso della filosofia scolastica, in particolare di Tommaso d'Aquino.

  1. ^ Cf. E. Canseliet, L'alchimia. Simbolismo ermetico e pratica filosofale, Edizioni Mediterranee, Roma 1996, p. 104.

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Collegamenti esterni

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