Theodor de Bry

editore e tipografo belga
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Théodore de Bry (Liegi, 1528Francoforte sul Meno, 27 marzo 1598) è stato un editore, tipografo e incisore belga che ha operato in Germania. Fu uno dei capostipiti della famiglia di artisti calvinisti de Bry.

Théodore de Bry

Biografia

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Il suo primo maestro è stato molto probabilmente il padre, l'orafo Thiry de Bry il Giovane. Non sembra risponda a verità l'affermazione che si sia rifugiato a Strasburgo per motivi religiosi dopo essere stato bandito dalla città e condannato alla confisca dei beni per aver aderito alla Riforma protestante: si era infatti stabilito a Strasburgo già nel 1560, prima di questo bando. Strasburgo era allora una città prospera, che aveva accettato il Protestantesimo ed era divenuta un importante centro artistico per aver accolto, fra i profughi immigrati per motivi religiosi, numerosi orafi e incisori. A Strasburgo Théodore sposò Catherine Esslinger ed ebbe una figlia, Maria Magdalena, che nel 1617 sposò l'incisore e disegnatore Matthäus Merian.

Nel 1577 si trasferì ad Anversa, anch'egli come orafo, poi soggiornò a Londra tra il 1587 e il 1588, dove insieme al geografo Richard Hakluyt raccolse racconti e illustrazioni di varie esplorazioni europee, ad esempio da opere di Jacques Le Moyne de Morgues, Girolamo Benzoni e Bartolomé de Las Casas. Quando si stabilì a Francoforte sul Meno, ne chiese la cittadinanza.

Morì a Francoforte il 27 marzo 1598, all'età di settant'anni. L'attività di editore fu continuata dai figli Johann Theodor De Bry (noto per aver dato alle stampe le opere di esponenti rosacrociani)[1] e Johann Israel De Bry (patrigno di Lucas Jennis). Costoro, con la collaborazione di Matthäus Merian, genero di Johann Theodor, completarono le edizioni dei Grandi Viaggi e dei Piccoli Viaggi che erano state interrotte nel 1590.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Cfr. Frances Amelia Yates, L'editore del Palatinato: Jean Théodore De Bry e la pubblicazione delle opere di Robert Fludd e Michael Maier, in L'illuminismo dei Rosacroce, Torino, Einaudi, 1976, pp. 84-108.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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