Kannushi

persona responsabile per la manutenzione di un altare Shinto e per le cerimonie di un certo kami
Disambiguazione – "Shinshoku" rimanda qui. Se stai cercando la canzone del gruppo musicale L'Arc~en~Ciel, vedi Shinshoku ~Lose Control~.

Un kannushi (神主?) (in italiano divino maestro di cerimonia) – pronunce alternative jinshu e in passato kamunushi – detto anche shinshoku (神職?) (in italiano impiegato di un kami), è una persona responsabile della conduzione di un santuario shintoista e della guida al culto di un determinato spirito o divinità kami[1].

 
Un kannushi con il suo shaku.

Originariamente i kannushi erano intermediari dei kami e ne trasmettevano le volontà agli esseri umani: si trattava di persone particolarmente pie o in grado di compiere miracoli, che grazie alla pratica dei riti purificatori harae (?) erano in grado di agire come medium[2]. Successivamente il termine si è evoluto sovrapponendosi a quello di shinshoku, un uomo che lavora in un santuario e vi tiene le cerimonie religiose[1][3].

Anticamente, stante la sovrapposizione tra i poteri politico e religioso, a guidare gli altri membri di un clan durante le funzioni religiose erano il capo stesso o un'altra figura dotata di un ruolo di comando[3]. Sia l'imperatore Sujin sia l'imperatrice Jingū vengono indicati quali kannushi negli antichi testi Kojiki e Nihon shoki del VII e VIII secolo[2][3].

Descrizione

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In unico santuario possono convivere più kannushi dedicati a differenti attività, come avviene ad esempio presso il santuario Ōmiwa di Sakurai e quello di Ise: in questo caso i kannushi assumono denominazioni diverse, quali O-kannushi (大神主?), Sō-kannushi (総神主?) o Gon-kannushi (権神主?)[2][3]. I kannushi possono contrarre matrimonio e vi è l'usanza che i figli ereditino il loro ruolo, per quanto tale successione non abbia basi legali[4][5]. Anche la vedova di un kannushi può succedere al marito nel ruolo, che può in generale essere ricoperto sia da donne sia da uomini[5].

Gli abiti indossati dai kannushi – tra i quali il jōe, l'eboshi e il kariginu – non rivestono un significato religioso: sono indumenti utilizzati ufficialmente presso la corte imperiale in epoche passate, a simboleggiare lo stretto legame tra il culto dei kami e la figura dell'imperatore[4]. Tra gli strumenti di lavoro dei kannushi – coadiuvati nel loro ruolo da giovani donne definite miko – vi sono inoltre un bastone rituale denominato shaku e una bacchetta chiamata ōnusa, decorata da shide.

Per diventare kannushi, un novizio deve completare gli studi in un'università approvata dall'Associazione dei santuari shintoisti, come gli atenei Kokugakuin di Tokyo e Kogakkan di Ise, o in alternativa superare un esame che certifichi la sua preparazione[5].

  1. ^ a b (JA) 広辞苑 (Kōjien?), 6ª ed., Iwanami Shoten, 2008.
  2. ^ a b c (EN) Kannushi, su Università Kokugakuin. URL consultato il 6 febbraio 2022.
  3. ^ a b c d (JA) Jin Moriyasu, Nihon Hyakka Zensho, Shogakukan. URL consultato il 16 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2012).
  4. ^ a b (EN) Hajime Nishimura, A Comparative History of Ideas, Motilal Banarsidass, 1998, ISBN 9788120810044.
  5. ^ a b c (EN) Shinsoku, su Enciclopedia Britannica. URL consultato il 16 ottobre 2009.

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