L'onda dell'incrociatore
L'onda dell'incrociatore è un romanzo di Pier Antonio Quarantotti Gambini, vincitore del premio Bagutta 1948.
L'onda dell'incrociatore | |
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Autore | Pier Antonio Quarantotti Gambini |
1ª ed. originale | 1947 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | porto di Trieste, 1937 |
Protagonisti | Ario |
Coprotagonisti | Lidia, Berto |
Antagonisti | Eneo |
Altri personaggi | la madre di Ario, il padre e la madre di Berto e Lidia, altri sportivi dell'associazione Canottieri |
Il titolo del libro fu suggerito all'autore dall'amico poeta triestino Umberto Saba, in una lettera del 12 settembre 1945, nella quale soggiunse: «guarda come apre e chiude bene la strana giornata nella quale si svolgono tanti fatti curiosi, nella realtà e nel ricordo».
Trama
modificaSollevando onde altissime, tre grandi incrociatori entrano nel porto di Trieste, al mattino di un giorno di festa nazionale: sbarcano i reduci vittoriosi nella campagna d'Africa, e ne riescono alla sera. La città è in festa, addobbata di tricolori alle finestre; squilli di fanfare aprono la giornata. Ario, il protagonista, e il suo amico Berto sono nati e cresciuti nel mandracchio, e vivono quell'età dell'incertezza che è l'adolescenza. Lidia, sorellastra di Berto, è oggetto delle pulsioni erotiche di Ario e si presta smaliziatamente a mostrarsi nuda, e non solo, purché sia presente anche il fratellastro. Il ricordo procede a scatti, avvitandosi con sbalzi temporali, in un crescendo drammatico e pure onirico. I rapporti torbidi, che legano tra loro i protagonisti e pure i personaggi marginali, alludono con incosciente ingenuità al sadismo, alle violenze materiali e morali, fissati nella luce estiva e cangiante del mare. Assente ogni pietà amorosa, filiale o fraterna, vivono nel racconto - nel pensiero di Ario - solo i sentimenti di amicizia, sottomissione, e di ammirazione per le prodezze agonistiche. Lidia, fattasi donna, ha scelto come amante Eneo, giovane e statuario canottiere: si incontrano clandestinamente sulla maona, andando incontro alla gelosia dei due amici d'infanzia, ora respinti. La storia si chiude con un episodio scioccante atto a simboleggiare il deflagrare di tutte le tensioni accumulate fin allora tra i personaggi: l'ignaro alpino muore nel mare di Trieste, vittima dello scherzo architettato da Ario e Berto per farla pagare a Lidia che si è concessa a Eneo.
Commento
modificaCiò che colpisce in questa avvincente rete di rapporti, forse reali, è il nitore dello stile del racconto, ricco di termini tanto precisi quanto misteriosamente favolosi, come mandracchio (angolo riparato di un porto), maona (grossa imbarcazione da carico), caìcio (barca molto piccola a due remi, particolarmente in uso nella laguna veneziana), skiff (piccole imbarcazioni a remi) che assorbono l'attenzione del lettore e, allontanandolo da ogni eccessivo realismo, permette di seguire con commozione lo sviluppo del richiamo amoroso nell'età di passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta, tema preferito del Quarantotti Gambini
Personaggi
modificaArio, Lidia e Berto, fratello (fratellastro) di Lidia, sono ragazzi legati tra loro da amicizia morbosa, tra cui si inserisce Eneo, atletico e rozzo sportivo, sognatore di facili successi e guadagni, aspirante campione alle Olimpiadi di canottaggio. Non è esente dalla trama morbosa di rapporti la madre di Ario e il patrigno di Lidia. Quello che occupa le loro giornate, a volte piene di occupazioni marinare, è un gioco sadico di attrazioni, ripulse, rapporti fisici, ma soprattutto un continuo spiare e tradire reciproco. La vittima di questi "passatempi", Ario, finirà per rimanerne travolto.
Citazioni
modifica- Pag. 128, Ed. Einaudi 1986: «Partire, non tornare mai più... Pensava al mare e a suo padre, ma non con l'impeto avventuroso e felice di un tempo. C'era adesso nel suo sogno di partire qualcosa di profondo e di amaro...».
- Pag. 226, ibidem: «Le cose che avrebbe voluto fuggire - il pontone, e le angosce dell'infanzia e di quell'estate - lo avrebbero seguito dovunque».
Trasposizione cinematografica
modificaNel 1960 Claude Autant-Lara trasse un film tratto assai liberamente dal romanzo, titolato Les Régates de San Francisco, poi ripudiato dal regista francese. La sceneggiatura fu affidata a Jean Aurenche e Pierre Bost, i quali modificarono la conclusione della storia facendo morire assassinato Ario. Il set fu ambientato sulla baia di Villefranche; per la parte della madre di Ario fu scelta l'attrice Suzy Delair e la colonna sonora fu una lunga cantilena di Dalida. In Italia il film uscì col titolo Il risveglio dell'istinto, attribuito a Roger Debelmas. La pellicola fu massacrata dalla critica e lo stesso Quarantotti Gambini scrisse: «il film tratto da L'onda dell'incrociatore è veramente un disastro»[1].
Edizioni
modifica- L'onda dell'incrociatore, Collana I Coralli n.8, Torino, Giulio Einaudi Editore, I ed. 1947, p. 243.
- L'onda dell'incrociatore, Collana Gli Oscar settimanali n.69, Milano, Mondadori, 1966.
- L'onda dell'incrociatore, Collana Nuovi Coralli n.158, Torino, Einaudi, 1976, p. 229, ISBN 88-04-41468-5.
- L'onda dell'incrociatore, nota di Tullio Kezich, Collana La memoria n.436, Palermo, Sellerio, 2000, ISBN 978-88-389-1583-3.
- L'onda dell'incrociatore, prefazione e cura di Elvio Guagnini, La Biblioteca del Piccolo n.5, Trieste, Gruppo Espresso, 2006.
- L'onda dell'incrociatore, Collana Oscar Moderni n.334, Milano, Mondadori, 2019, ISBN 978-88-047-1252-7.
Note
modifica- ^ Alessandro Mezzena Lona, «E Umberto Saba sgridò Quarantotti Gambini: «Ario non è assassino». Tra cinema e letteratura», mercoledì 30 dicembre 2015, «Il Piccolo», p. 31