Biotopo Lavini di Marco

biotopo nel comune di Rovereto (Trento)
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Il biotopo Lavini di Marco è un'area naturale protetta della Provincia autonoma di Trento. Occupa un'area di 35,57 ha su cui sono state scoperte impronte preistoriche, e per la sua particolarità geologica e archeologica dal 1992 è tutelato come biotopo[1] ed è affidato al Museo civico di Rovereto[2].

Biotopo Lavini di Marco
Piccolo pino cresciuto nella pietra sulla Lasta dei cavai nei Lavini di Marco
Tipo di areaBiotopo
Codice WDPA178837
Codice EUAPEUAP0487
Class. internaz.Categoria IUCN IV: area di conservazione di habitat/specie
StatiItalia (bandiera) Italia
Regioni  Trentino-Alto Adige
Province  Trento
ComuniRovereto
Superficie a terra35,57 ha
Provvedimenti istitutiviD.G.P. 16942, 30.11.92
GestoreProvincia autonoma di Trento
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale

«Qual è quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l'Adice percosse»

Geologia

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Orme di dinosauro

I Lavini di Marco sono una distesa di blocchi di roccia calcarea dovuti a delle frane avvenute in epoca preistorica-storica. Sui liscioni di questa frana il biologo e geologo Luciano Chemini, nel 1990, scopre delle “buche” nella roccia che si è scoperto essere orme con una disposizione simmetrica. La segnalazione fatta al Museo tridentino di scienze naturali ha messo in moto dei sopralluoghi.

Il paleontologo ed icnologo Giuseppe Leonardi ha individuato un numero di piste che unite contengono un totale di cento impronte vecchie di 200 milioni di anni, lasciate da dei dinosauri. In quel periodo (Giurassico) il Trentino era costituito da una vasta distesa d'acqua popolata da organismi marini i cui scheletri hanno poi creato i calcari alpini.

In questo luogo, alternato da distese d'acqua e da distese di sabbia, vi erano i dinosauri, sia erbivori che carnivori.

Sulle orme dei dinosauri si posavano alghe microscopiche che hanno conservato le impronte dell'azione erosiva delle onde marine, creando inoltre un'intercapedine tra ogni impronta e i depositi sabbiosi che sarebbero avvenuti però solo in un secondo momento. Quando dopo milioni di anni i movimenti delle zolle tettoniche compattarono le sabbie dei fondali e sollevarono ampie porzioni di crosta terrestre, si formarono le prime valli e nacquero le montagne.

I ghiacciai modellarono creando l'attuale paesaggio. In epoca preistorica-storica le pendici del monte Zugna precipitarono, lasciando scoperti i calcari sui quali sono rimaste impresse le impronte.

Il professor Leonardi ha identificato le impronte di Ornitischi Bipedi, e anche delle impronte tridattili più piccole appartenenti a carnivoridi. Da alcune orme ben conservate si è potuto stabilire che si trattava di Teropodi Carnosauri.

All'interno del biotopo la vegetazione è principalmente pioniera, arbustiva e palustre.

All'interno del biotopo si estende un bosco di pino nero, introdotto per rimboschire il territorio. Nelle zone più soleggiate si trovano specie vegetali come la Daphne alpina, molto rara a quote così basse. La vegetazione è influenzata anche dai due laghetti (Laghet grant e Laghet picol), infatti nel biotopo si trovano specie vegetali tipiche degli ambienti umidi come la tifa (Typha latifolia), la cannuccia di palude (Phragmites australis) e le specie più rare come la Carex gracilis, la Teucrium scordium e la Bidens frondosa.

Il biotopo ospita varie specie di rettili, uccelli e mammiferi ma la fauna e principalmente influenzata dai due laghetti. Tra gli invertebrati si trovano specie interessanti come gli Idroadefagi (il più comune è il ditisco). Tra gli anfibi varie specie di tritoni, tra le quali il tritone punteggiato, il tritone alpestre, il tritone crestato (Triturus cristatus), questo infatti è l'unico sito in Trentino dove è presente, e il rospo comune, oltre a rane dalmatine e rane temporarie in buon numero. In primavera si può osservare la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) e il comune germano reale. Un gruppo di ontani di uno dei due laghetti ospita inoltre una garzaia formata da alcune coppie riproduttive di airone cenerino. Nidificano presso alcuni stagni della zona anche l'alzavola, la pittima reale, e il porciglione. Non è difficile osservare tra i canneti lungo le sponde anche il basettino.Meno diffuso ma comunque presente, smergo maggiore. Di presenza occasionale e migratoria invece, il moriglione,che sosta qui in inverno e conta alcune coppie,talvolta il cormorano, presente ma poco diffuso e il raro airone bianco maggiore, che giunge qui spesso, dal vicino fiume Adige o dal Biotopo di Loppio. Tra i rettili si trova la natrice dal collare (Natrix natrix) che è un'abile e vorace cacciatrice di rane e tritoni. Presso una altura della pozza più piccola è presente il gruccione, con una decina di coppie nidificanti. Da segnalare la presenza del raro molosso di Cestoni, pipistrello appartenente alla famiglia dei Molossidi, che si riproduce con una colonia stabile di 20-30 individui dal 2019 presso l'area meridionale del bacino.

  1. ^ Fonte:Ministero dell'Ambiente Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive.
  2. ^ Fonte:Museo Civico di Rovereto, su museocivico.rovereto.tn.it. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2013).

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