Kareem Abdul-Jabbar
Kareem Abdul-Jabbar, nato Ferdinand Lewis Alcindor Jr. (New York, 16 aprile 1947), è un ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense, professionista nella NBA. Fuori dal campo si è distinto in qualità di scrittore, attore e attivista.
Kareem Abdul-Jabbar | |||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Abdul-Jabbar nel 2014 | |||||||||||||
Nazionalità | Stati Uniti | ||||||||||||
Altezza | 218 cm | ||||||||||||
Peso | 102 kg | ||||||||||||
Pallacanestro | |||||||||||||
Ruolo | Allenatore (ex centro) | ||||||||||||
Termine carriera | 1989 - giocatore 2011 - allenatore | ||||||||||||
Hall of fame | Naismith Hall of Fame (1995) | ||||||||||||
Carriera | |||||||||||||
Giovanili | |||||||||||||
| |||||||||||||
Squadre di club | |||||||||||||
| |||||||||||||
Carriera da allenatore | |||||||||||||
| |||||||||||||
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | |||||||||||||
Conosciuto in precedenza come Lew Alcindor[1], nel 1971 cambiò nome in seguito alla conversione all'Islam. Frequentò la Power Memorial Academy di New York City dove vinse tre campionati liceali di pallacanestro consecutivi. Fu poi reclutato dall'Università della California - Los Angeles per giocare con i Bruins di John Wooden, con cui vinse tre campionati NCAA e tre premi di Most Outstanding Player in altrettante stagioni. Eleggibile per il draft NBA 1969, fu scelto dai Milwaukee Bucks con la prima scelta assoluta. Dopo aver vinto il premio di Rookie of the Year, al suo secondo anno nella lega si aggiudicò il premio di MVP e conquistò il titolo, venendo anche eletto MVP delle finali. Con i Bucks vinse altri due premi di MVP, prima di essere scambiato ai Los Angeles Lakers nel 1975. Nelle prime due stagioni in gialloviola fu premiato con altri due MVP. Nella stagione 1979-1980 si confermò nuovamente come MVP e contribuì, insieme al rookie Magic Johnson, alla vittoria del titolo. Fu il primo di cinque successi conseguiti durante la cosiddetta era dello Showtime, a cui si aggiunse il suo secondo MVP delle finali nel 1985. Nel 1989, all'età di 42 anni, annunciò il ritiro.
In 20 anni di carriera professionistica, Abdul-Jabbar ha raggiunto le finali NBA 10 volte (uno dei soli 4 giocatori a riuscirci insieme a LeBron James, Bill Russell e Sam Jones), trionfando in 6 occasioni (1971, 1980, 1982, 1985, 1987, 1988). È l'unico giocatore ad aver vinto 6 MVP della regular season (1971, 1972, 1974, 1976, 1977, 1980), 3 con i Bucks e 3 con i Lakers, unico nella storia insieme a LeBron James a vincere più MVP della regular season con due franchigie differenti. È stato nominato 2 volte MVP delle Finali (1971, 1985) con i Los Angeles Lakers e Milwaukee Bucks, uno dei soli 3 giocatori insieme a LeBron James e Kawhi Leonard a vincere il premio con almeno due franchigie.
È stato selezionato 19 volte per l'All-Star Game, secondo cestista di sempre per numero di selezioni dietro al solo LeBron James (20). È stato inserito 15 volte negli All-NBA Team, risultando secondo pari merito di sempre con Tim Duncan e Kobe Bryant per All-NBA Team totali dietro a LeBron James (20), e 11 volte negli All-Defensive Team, risultando quarto di sempre per All-Defensive Team totali dietro a Tim Duncan (15), Kobe Bryant (12) e Kevin Garnett (12). L'NBA lo ha inserito nella lista dei migliori 11 giocatori di sempre stilata nel 1980 in occasione del 35º anniversario, per poi essere confermato in quelle dei 50 migliori (1996) e 75 migliori (2021).
Con 38.387 punti al momento del suo ritiro, Abdul-Jabbar è rimasto il miglior marcatore della storia della NBA per quattro decenni, dal 5 aprile 1984 al 7 febbraio 2023, quando è stato superato da LeBron James; ed è uno dei soli tre cestisti, insieme a Elvin Hayes e Carmelo Anthony, ad aver segnato almeno 10.000 punti con due franchigie differenti in regular season. Ad oggi rimane il primo di sempre per tiri dal campo realizzati (15.837), partite vinte (1.074) e minuti totali (57.446). È terzo nella storia per stoppate (3.190), dietro Hakeem Olajuwon e Dikembe Mutombo, e per rimbalzi (17.440), dietro Wilt Chamberlain e Bill Russell, diventando così l'unico cestista nella storia NBA insieme a Tim Duncan ad avere almeno 25.000 punti, 15.000 rimbalzi e 3.000 stoppate nella stagione regolare. Risulta secondo per partite giocate in regular season (1.560) dietro al solo Robert Parish (1.611). Con 5.660, è il centro con più assist di tutti i tempi.
Ai playoff NBA risulta secondo per blocchi totali, secondo per tiri segnati totali, terzo per punti totali, terzo per minuti totali, quarto per tiri tentati totali, quinto per presenze totali e sesto per rimbalzi totali.
Alle Finals NBA risulta terzo per presenze totali (56) dietro a Bill Russell (70) e Sam Jones (64) e sempre terzo per punti totali (1.317), dietro a Jerry West (1.679) e LeBron James (1.562). Inoltre risulta primo per stoppate totali e quinto per rimbalzi totali.
Grazie a tutti questi traguardi in regular season, playoff e Finals NBA viene considerato dai più uno dei migliori tre cestisti della storia NBA, insieme a Michael Jordan e a LeBron James.
All'infuori dello sport ha intrapreso la carriera di scrittore, pubblicando diversi libri, alcuni dei quali diventati bestseller.[2] Si è anche cimentato nel mondo del cinema e della televisione,[3] spesso nel ruolo di cameo o guest star oltre che aver svolto il ruolo di narratore per gli speciali Black Patriots di History, che gli sono valsi due nomination ai Primetime Emmy Award come miglior narratore, nel 2020 e nel 2022.[4][5]
Fin da giovane è impegnato nella lotta per i diritti civili degli afroamericani,[6][7] seguendo l'esempio di grandi personalità quali Martin Luther King e Malcolm X. Nel 2016 ha ricevuto dal presidente Barack Obama la medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile statunitense. Nel 2021 l'NBA gli ha dedicato il Social Justice Champion Award, premio conferito al giocatore più impegnato nel sociale.
Biografia
modificaInfanzia
modificaFerdinand Lewis Alcindor Jr. nasce ad Harlem, New York, figlio unico di Cora Lillian (1918-1997) e Ferdinand Lewis Alcindor Sr. (1919-2005).[8] Nel 1950 la famiglia si trasferisce nei Dyckman Street Projects di Inwood, quartiere di Upper Manhattan.[8] Sua madre, di discendenza Cherokee, era alta 180 cm e lavorava come impiegata in un grande magazzino.[9] Suo padre, soprannominato Big Al, era alto 190 cm e suo nonno, nativo di Trinidad e di origine Yoruba, superava i 200 cm. Alcindor Sr. era un musicista jazz, istruito alla Juilliard School, solito suonare nei locali di New York.[10] Oltre alla musica, svolgeva anche il ruolo di agente di polizia ferroviaria. Al tempo a New York non era cosa comune vedere poliziotti afroamericani, che ricoprivano appena il 5% del NYPD, soprattutto in relazione alle rivolte della popolazione nera nei confronti delle autorità che avevano caratterizzato la storia recente di Harlem.[11] Abdul-Jabbar parlerà approfonditamente di come ha vissuto la situazione nel saggio Black Cop's Kid, oltre che nella sua autobiografia Giant Steps, pubblicata nel 1983.[11]
Vista la mancanza di fratelli e la presenza dei genitori limitata dai rispettivi lavori, Alcindor Jr. si ritrovò spesso a dover affrontare la solitudine.[12] Al tempo tra le sue passioni spiccavano il jazz, con particolare attenzione a Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Thelonius Monk, a cui fu introdotto dal padre; il baseball, in quanto tifoso dei Brooklyn Dodgers, poi spostati a Los Angeles; e i libri.[10][13] Fu la sua statura a indirizzarlo verso la pallacanestro. Alcindor Jr. è infatti sempre stato molto alto per la sua età, tanto da creargli disagio durante l'adolescenza.[14] Alla nascita misurava 57 cm di lunghezza. All'età di nove anni era già alto 173 cm. In terza media era alto 203 cm e poteva schiacciare, rendendolo già a quell'età una leggenda locale.[8][14]
Attivismo
modificaL'incontro con Martin Luther King
modificaNel 1964, all'età di 17 anni, Alcindor prese parte al programma estivo HARYOU (Harlem Youth Opportunities Unlimited), volto a contrastare la povertà di Harlem migliorando l'accesso all'istruzione e al lavoro dei giovani afroamericani del quartiere.[15][16] Il suo ruolo era quello di giornalista e aveva quindi la possibilità di parlare e interagire con gli ospiti che il direttore del programma, John Henrik Clarke, era solito invitare.[16] Uno di questi fu Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, che nel giugno del 1964 si presentò per parlare ai giovani partecipanti del programma incoraggiandoli a immaginare una Harlem e in generale un'America migliore.[15][16] Al termine del suo discorso, Alcindor, in quanto giornalista, ebbe la possibilità di partecipare alla conferenza stampa e fare una domanda al leader, chiedendogli cosa ne pensasse dell'importanza del HARYOU per la gente di Harlem, a cui King rispose che non vi erano dubbi sul successo del programma.[15][17][18] L'incontro con King, che quello stesso anno avrebbe vinto il Premio Nobel per la pace, seppur breve, colpì positivamente Alcindor[16], che anni dopo dichiarò:
«Da quel giorno ho capito cosa dovevo fare della mia vita. Sapevo che doveva essere qualcosa che avrebbe influenzato positivamente la comunità afroamericana.»
Il Cleveland Summit
modificaGli anni sessanta rappresentarono per la storia afroamericana e per gli Stati Uniti stessi degli anni molto intensi e di profonda divisione. Il primo passo di Alcindor nella lotta contro le ingiustizie sociali e razziali di quegli anni fu in occasione del Cleveland Summit, uno dei momenti più iconici della storia dello sport americano.[15][19][20]
Nel 1967 era in corso il reclutamento in vista della Guerra del Vietnam e una delle persone chiamate ad arruolarsi nell'esercito fu il campione del pugilato Muhammad Ali. Ali, che di recente aveva appoggiato Nation of Islam e cambiato nome, rifiutò l'arruolamento per motivi religiosi, scatenando l'odio degli americani e l'opposizione del governo.[21] Vista la situazione delicata, schierarsi dalla parte di Ali voleva dire diventare nemici pubblici[21], ma il suo amico Jim Brown, considerato già all'epoca uno dei miglior giocatori NFL di tutti i tempi, organizzò un incontro a Cleveland a cui avrebbero partecipato, oltre ad Ali, gli atleti e le personalità che più si erano distinte nella lotta per i diritti degli afroamericani.[21] Tra gli invitati c'erano i giocatori di football americano Walter Beach, Bobby Mitchell, John Wooten, Willie Davis, Curtis McClinton, Jim Shorter e Sidney Williams, l'avvocato e futuro sindaco di Cleveland, Carl Stokes, e i giocatori di pallacanestro Bill Russell e, appunto, Lew Alcindor.[19][21]
Alcindor, all'età 20 anni, era il più giovane tra i partecipanti. Alcuni dei presenti erano stati militari e altri erano scettici nei confronti della decisione di Ali e, per questo, volevano capirne le reali motivazioni.[21] Al termine dell'incontro furono tutti d'accordo a rispettare e supportare la scelta di Ali, ma ciò non bastò per il pugile, che poco tempo dopo venne condannato per renitenza alla leva a 5 anni di reclusione, vide la sua carriera temporaneamente interrompersi e il suo titolo di campione del mondo revocato; almeno fino al 1971 quando la corte suprema statunitense annullò i provvedimenti presi quattro anni prima. Nonostante ciò la presa di posizione di Alcindor e degli altri partecipanti viene ricordata come il primo vero atto di ribellione ed unione degli sportivi afroamericani.[19][20][21]
In seguito, Abdul-Jabbar dichiarò che Ali e il suo operato furono un punto di svolta per lui e per il suo attivismo.[15][22]
«Quando i paesi usano gli atleti per promuovere la politica gli viene data poca scelta. Ma quando gli atleti desiderano difendere cause in cui credono personalmente, vengono spesso condannati. Muhammad Ali lo imparò nel 1967 quando rifiutò di essere arruolato nella guerra del Vietnam per motivi religiosi e fu condannato per renitenza alla leva e privato del suo titolo di campione dei pesi massimi. Nonostante il verdetto sia stato annullato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, Ali ha perso quattro anni di incontri di boxe e milioni di dollari. Il sacrificio di Ali mi ha ispirato a boicottare le Olimpiadi del 1968 per richiamare l'attenzione sulla dilagante ingiustizia razziale dell'epoca, che ha portato le persone a chiamarmi "non americano".»
Il boicottaggio delle Olimpiadi 1968
modificaL'estate del 1968 segnò un ulteriore punto di svolta nella vita di Alcindor, tra la conversione all'Islam e l'evoluzione del suo attivismo.[15][24] Decise infatti di non prendere parte alle Olimpiadi 1968 che si sarebbero tenute a Città del Messico e a cui avrebbe dovuto partecipare come protagonista della nazionale americana.[25] La UCLA rilasciò una dichiarazione spiegando che Alcindor rifiutò la partecipazione per recuperare tempo sulle lezioni perse, ma lui stesso spiegò i veri motivi alla stampa, ovvero una protesta contro l'oppressione degli afroamericani negli Stati Uniti.[25][26][27][28] A seguito delle grandi rivolte razziali di Newark e Detroit dell'estate precedente e della recente uccisione di Martin Luther King,[27] e ispirato dalle azioni di Muhammad Ali,[29] Alcindor decise di non partire per il Messico, decisione definita da lui stesso difficile ma necessaria.[27] Al tempo Alcindor vedeva la lotta alle ingiustizie razziali come una priorità e non voleva farla passare in secondo piano come invece stava accadendo negli Stati Uniti.[26] Allo stesso tempo non fu sua intenzione rappresentare un paese che sopprimeva i diritti degli afroamericani.[26] Un'altra motivazione fu legata al presidente del Comitato Olimpico Internazionale Avery Brundage e alla sostituzione degli unici due atleti ebrei alle Olimpiadi 1936 che Alcindor suppone essere stata favorita da Brundage in favore di Hitler.[25][26][27][30]
«L'America bianca sembrava pronta a fare tutto il necessario per fermare il progresso dei diritti civili, e pensavo che andare in Messico sarebbe sembrato come se stessi fuggendo dal problema o più interessato alla mia carriera che alla giustizia. Non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che se fossi andato e avessimo vinto, avrei portato onore al paese che stava negando i nostri diritti. Ho cercato di sottolineare che il vero patriottismo consiste nel riconoscere i problemi e, piuttosto che scappare da loro, unirsi per risolverli.»
Religione
modifica«I used to be Lew Alcindor, the pale reflection of what white America expected of me. Now I’m Kareem Abdul-Jabbar, the manifestation of my African history, culture and beliefs.»
«Ero Lew Alcindor, il riflesso di ciò che l'America bianca si aspettava da me. Ora sono Kareem Abdul-Jabbar, la manifestazione della mia origine africana, della mia cultura e della mia fede.»
Durante l'estate del 1968 fece shahāda due volte, convertendosi dal cristianesimo all'Islam sunnita e assumendo il nome arabo Kareem Abdul-Jabbar (letteralmente Il nobile, servitore dell'Onnipotente), com'è noto tuttora, che iniziò a usare pubblicamente solo tre anni più tardi.[33]
L'influenza di Malcolm X
modificaAlcindor prese in considerazione l'idea di convertirsi dopo aver letto l'Autobiografia di Malcolm X, libro che tratta in particolare della conversione e della filosofia del noto attivista politico afroamericano.[34][35][36][37] Malcolm fu anche socio di Elijah Muhammad e portavoce del suo movimento, Nation of Islam, a cui, tra gli anni cinquanta e sessanta, aderirono migliaia di afroamericani. Dopo aver lasciato il NOI e fondato una nuova organizzazione, si convertì all'Islam sunnita, compiendo il Hajj e assumendo il nome di El-Hajj Malik El-Shabazz. Malcolm appoggiò l'Islam in quanto capace di abbattere ogni barriera etnica e discriminazione, come riscontrò durante i suoi viaggi in Africa e in Medio Oriente.[38] Influenzato e ispirato dalla sua storia e dal suo pensiero, Alcindor cominciò la sua lettura del Corano, il testo sacro islamico.[35][36][37]
«La sua autobiografia, scritta in collaborazione con Alex Haley, è il tipo di libro capace di cambiare il mondo che non capita spesso nella storia. La storia di come si è trasformato da Malcolm Little il piccolo delinquente a Malcolm X l'attivista politico non è solo una storia di coraggio e crescita personale, ma un campanello d'allarme per la comunità nera. L'America non è più stata la stessa dopo questo libro e nemmeno io. Ho imparato quanto fosse cruciale l'attivismo politico per migliorare la comunità nera, e sono stato introdotto al potere spirituale dell'Islam ortodosso.»
La conversione
modificaLa sua conversione e il cambio di nome avvennero per mano di Haamas Abdul Khaalis, leader di un movimento hanafita di musulmani afroamericani, conosciuto tramite il padre.[36][37][40] Khaalis gli fece da guida agli inizi del suo studio dell'Islam e ricevette in donazione da Abdul-Jabbar una casa di Washington che sarebbe servita da sede per il suo movimento.[41] In seguito a disaccordi sugli insegnamenti di Khaalis sul Corano i due presero le distanze.[36][37] Nonostante ciò, Abdul-Jabbar non abbandonò la religione né modificò il nome, poiché averlo cambiato fu un modo per connettersi con i suoi antenati e allo stesso tempo distaccarsi da chi li aveva sviliti.[35] Infatti Alcindor fu, a detta di Abdul-Jabbar, il coltivatore che possedette i suoi antenati e che li portò negli Stati Uniti e per lui tenere quel cognome voleva dire in qualche modo onorare lo schiavista.[40] Nel 1973 Abdul-Jabbar si recò in Libia e in Arabia Saudita per apprendere l’arabo necessario a studiare da solo il Corano, oltre che per osservare da vicino il mondo arabo.[36]
Abdul-Jabbar ha definito la sua conversione come una trasformazione della mente, del cuore e dell'anima ma allo stesso tempo un processo difficile e rischioso, in quanto può risultare nell'allontanamento dalla famiglia, dagli amici e dalla comunità.[36][37] I suoi genitori non furono felici della sua scelta. Il loro rapporto si complicò quando Abdul-Jabbar, su richiesta di Haamas Abdul Khaalis, decise di non invitarli al suo matrimonio, che si sarebbe svolto all'interno di una moschea.[36][37] Abdul-Jabbar ha affermato che non si pente della sua decisione ancora oggi ma avrebbe voluto farlo privatamente senza coinvolgere la politica.[37]
Caratteristiche tecniche
modificaAbdul-Jabbar è stato una minaccia nel post basso, venendo comparato al centro che aveva dominato gli anni sessanta, Wilt Chamberlain. Era un giocatore snello, il che gli conferiva velocità, agilità ed eleganza, caratteristiche rare per un centro dell'epoca. Tuttavia aveva anche meno resistenza contro gli altri centri della lega, cosa che avrebbe potuto rivelarsi un problema. A tal proposito, soprattutto negli ultimi anni di carriera, Abdul-Jabbar cominciò sistematicamente a guadagnare peso arrivando anche a 120 kg, in modo da renderlo più competitivo.[42] In attacco non aveva problemi, grazie al suo gancio cielo, diventando uno dei marcatori più precisi della storia. Era dominante anche in difesa grazie alla sua abilità nello stoppare i tiri degli avversari. Era anche un ottimo rimbalzista difensivo, facendo affidamento sulla sua altezza. Dotato di leadership, veniva soprannominato dai compagni Captain (spesso abbreviato in Cap).[43][44]
Fu il giocatore più longevo della storia, poi superato da Robert Parish.[45] Abdul-Jabbar fece affidamento al fitness.[45] Durante i suoi ultimi anni da giocatore fu accusato di non dare il massimo in campo, in quanto restava spesso in difesa mentre il resto della squadra attaccava o tirava i tiri liberi. In realtà si trattò di una strategia dell'allenatore Pat Riley per fargli risparmiare energia, essendo il gioco dei Lakers dello Showtime incentrato sulla rapidità dei contropiedi. Abdul-Jabbar rispose in questo modo alle critiche: "Devo giocare dai 42 ai 45 minuti a notte. Se hai fretta e corri furiosamente, è controproducente. Sarai sfinito proprio nel momento in cui la squadra ha bisogno di te".[46]
Il gancio cielo
modificaL'abilità migliore in assoluto di Abdul-Jabbar era il gancio cielo (in inglese skyhook), mossa da lui inventata e portata in NBA e che è diventata il suo marchio di fabbrica.[47] Ad oggi viene considerato il tiro più inarrestabile mai visto.[48][49][50][51][52]
Il tiro viene eseguito tenendo il corpo tra la palla e l'avversario: tiene lontano il difensore con un braccio e alza la palla distendendo l'altro, rilasciandola nel punto più alto del movimento.[53] Le braccia lunghe e l'altezza di Abdul-Jabbar portavano la palla così in alto che era difficile afferrarla o stopparla senza commettere goaltending (infrazione di gioco che consiste nel bloccare la palla in parabola discendente). Abdul-Jabbar rilasciava il pallone a circa 3,6 metri dal suolo e il punto più alto della traiettoria del gancio cielo poteva raggiungere anche 4,9 metri. Riusciva a eseguire il movimento con entrambe le mani, quindi da tutti i lati del campo, e anche da grandi distanze. L'agilità e la precisione caratteristiche di Abdul-Jabbar resero il gancio cielo letale.[54]
«Non abbiamo vinto i campionati senza il più grande giocatore della storia, che ha avuto la più grande arma della storia. Lo skyhook era inarrestabile. Ultimo minuto della partita, la palla va a qualcuno. Kareem era quel qualcuno e sarà sempre quel qualcuno.»
Come spiegò, Abdul-Jabbar imparò il movimento in quinta elementare mentre si esercitava con il Mikan Drill, un allenamento che consiste nell'eseguire layup prima con una mano poi con l'altra, catturando ogni rimbalzo tra un tiro e l'altro e che puntava a migliorare il ritmo e l'efficacia di centri ed ali.[54] Per evitare che il suo gancio venisse stoppato da dietro, John Wooden gli consigliò di eliminare il tipico movimento ampio del gancio tradizionale, tenendo invece la palla vicino al corpo e tirando con un movimento più dritto.[54]
Reputazione
modifica«La mia timidezza e introversione di quei giorni mi perseguitano ancora. I fan si sono sentiti offesi, i giornalisti insultati. Non è mai stata mia intenzione. Quando sei esposto al pubblico ogni giorno della tua vita, la gente pensa che tu cerchi attenzioni. Per me è stato l'opposto. Amavo giocare a basket ed ero estremamente gratificato dal fatto che così tanti fan apprezzassero il mio gioco. Ma quando ero fuori dal campo, mi sentivo a disagio.»
Fuori dal campo Abdul-Jabbar dava la percezione di essere un tipo difficile, sia verso i fan che verso la stampa.[57][58] La sua timidezza passò per scontrosità e indifferenza agli occhi del pubblico.[59] Durante le interviste non approcciava i giornalisti, spesso li ignorava e dava l'impressione di non volere essere lì, tra scene mute e risposte secche.[60][61] Non gradiva il contatto fisico e spesso non si limitava neanche a una stretta di mano.[60][61] Dai fan sembrava infastidito: spesso non salutava e non firmava autografi, nonostante i compagni di squadra facessero l'opposto.[60][61][62]
Abdul-Jabbar si è espresso in più occasioni sul suo atteggiamento passato, affermando che all'epoca sosteneva di non avere tempo e di non dovere nulla a nessuno e che la sua mentalità fosse in parte dovuta a tutto ciò che aveva passato, che lo portò ad essere sospettoso.[63] Secondo lui, ciò lo frenò dal ricevere offerte da allenatore o contratti pubblicitari.[59][64] Abdul-Jabbar sostiene che se avesse giocato nell'era dei social media ne avrebbe tratto beneficio, in quanto avrebbe potuto spiegarsi al fine di non essere frainteso.[65]
High school
modificaCome high school Alcindor frequentò la Power Memorial Academy, scuola cattolica privata di New York City, entrando nella squadra di basket allenata da coach Jack Donohue.[66] Donohue si impegnò a proteggere il giocatore dai giornalisti e i due svilupparono un rapporto stretto. Le cose si complicarono quando l'allenatore utilizzò un termine razzista per motivare Alcindor, dicendo che si stava comportando da negro (in inglese nigger).[67][68] In seguito i due si riconciliarono grazie a una chiamata favorita da John Wooden, coach di Alcindor al college.[69]
Sul campo Alcindor vinse tre campionati New York City Catholic consecutivi, venendo nominato in tutti e tre i casi High School All-American.[33] Già all'età di 15 anni era diventato un fenomeno nazionale e il prospetto liceale più seguito. Alcindor grazie alle sue abilità offensive inarrestabili, tra cui figurava già il gancio cielo, portò la squadra a una incredibile striscia di 71 vittorie consecutive, interrotta il 30 gennaio 1965 dalla DeMatha Catholic High School in una partita passata alla storia.[70][71] Complessivamente Alcindor, che fu ribattezzato The Tower from Power, totalizzò 2.067 punti e 2.002 rimbalzi, entrambi record di New York, e perse solo 6 partite su più di cento giocate. Ad oggi viene considerato uno dei migliori giocatori liceali mai visti.[33][72][73][74]
College
modificaConferito il diploma, Alcindor si trovò davanti numerose università pronte ad accoglierlo. Alla fine scelse l'Università della California di Los Angeles, meglio nota come UCLA e la cui squadra di pallacanestro, i Bruins del leggendario John Wooden, arrivava da due titoli NCAA vinti di fila (1964, 1965).
L'anno da freshman
modificaFino al 1972, secondo le regole dell'NCAA, gli atleti del primo anno (freshman) non potevano giocare partite universitarie, bensì avevano una squadra apposita.[75] La prima partita di Alcindor ad UCLA fu una partita pre stagione che si teneva ogni anno tra la squadra dei freshmen, di cui faceva parte, e la squadra universitaria, in cui sarebbe entrato l'anno seguente. Al Pauley Pavilion, palazzetto inaugurato quello stesso anno, furono presenti 12.051 fan. Nonostante la squadra universitaria era classificata come prima della nazione e aveva vinto gli ultimi due campionati, i freshmen, tra cui figuravano altri High School All-American come Lucius Allen, Kenny Heitz e Lynn Shackelford, si imposero vincendo 75-60. Alcindor mise a referto 31 punti e 21 rimbalzi, confermandosi il fenomeno visto alla Power.[76][77] Ad UCLA non era mai successo che la squadra delle matricole vincesse contro la prima squadra, che venne definita dalla United Press International "seconda migliore squadra del campus".[78] Quell'anno i freshmen guidati da Alcindor conclusero la stagione con un record di 21 vittorie e 0 sconfitte.[77]
Gli anni in prima squadra: sophomore, junior e senior
modificaIl debutto con la squadra universitaria avvenne il 3 dicembre 1966 nella vittoria per 105-90 contro USC, in cui Alcindor totalizzò 56 punti, battendo il record di punti segnati al debutto e il record della scuola di punti segnati in una singola partita appartenente a Gail Goodrich. Dopo la partita Alcindor comparì sulla copertina del noto magazine sportivo Sports Illustrated presentato come The New Superstar. Il 25 febbraio 1967 batté il suo stesso record segnandone 61 contro Washington State. Con una media di 29 punti e 15,5 rimbalzi Alcindor guidò UCLA a un record di 30 vittorie e 0 sconfitte, dominando e vincendo il campionato nazionale.[79] Quell'anno Alcindor vinse inoltre il suo primo premio di Most Outstanding Player, conferito appunto al miglior giocatore della stagione.[80]
Prima dell'inizio della stagione 1967-68, la NCAA implementò una nuova regola, che sarebbe rimasta in vigore per i successivi 10 anni. Questa regola proibiva ai giocatori di schiacciare, ovvero, per definizione, di segnare direttamente da sopra il cilindro del canestro. L'organizzazione motivò la scelta affermando che "la schiacciata non è un tiro di abilità" – nel senso che si basa principalmente sull'altezza del giocatore – e che era causa di infortuni.[81][82]
In realtà si pensò la scelta fosse legata proprio a Lew Alcindor e alla dominanza offensiva che aveva mostrato l'anno prima. Lo stesso giocatore commentò il fatto sostenendo che la mossa nascondesse del razzismo, in quanto la maggior parte degli atleti che schiacciavano erano neri.[83] Il suo allenatore, Wooden, gli consiglio però di lasciare stare le polemiche e di utilizzare la regola a proprio vantaggio per sviluppare e perfezionare abilità offensive al di fuori della schiacciata, tra cui il celebre gancio cielo che lo portò a dominare il campionato senza mai schiacciare.
La stagione successiva Alcindor subì un graffio alla cornea dell'occhio sinistro, nella partita contro l'Università della California di Berkeley del 12 gennaio 1968, dopo un contatto con un avversario nel tentativo di catturare un rimbalzo. Per l'infortunio dovette saltare due partite. Per di più, solo pochi giorni dopo, con Alcindor non ancora al pieno della forma, arrivò la prima sconfitta per UCLA dal suo arrivo, nel cosiddetto Game of the Century (in italiano La Partita del Secolo) del basket collegiale.[84][85][86] Si tratta della partita contro gli Houston Cougars dell'Università di Houston che si tenne all'Astrodome, palazzetto della città texana, e a cui assistettero dal vivo 52.693 tifosi.[87] Quella fu la prima partita della stagione regolare NCAA ad essere trasmessa a livello nazionale in prima serata. Fino a quel momento venivano infatti trasmesse solo le partite dei playoff.[85] L'ultima volta che Bruins e Cougars si erano affrontati fu in occasione delle semifinali del campionato 1967, quando i losangelini si imposero per 73-58 per poi battere i Dayton Flyers in finale. Da quella semifinale i Cougars, guidati da coach Guy Lewis e dall'ala di 206 metri Elvin "Big E" Hayes, non avevano più perso una partita. Dall'altro lato anche UCLA proveniva da una striscia di 47 risultati positivi che durava da 2 stagioni e mezzo. Houston vinse per 71-69 grazie a un super Hayes da 39 punti e 15 rimbalzi. Dall'altra parte Alcindor con soli 15 punti e tre tiri stoppati proprio da Hayes.[86] Nonostante la disfatta, i Bruins ebbero modo di rifarsi nella semifinale del campionato 1968 quando batterono i Cougars 101-69 limitando Hayes, che in quella stagione viaggiava a 37,7 punti di media, a soli 10 punti.[87] Sports Illustrated presentò la partita sulla copertina della rivista intitolandola Lew's Revenge: The Rout of Houston (in italiano La Rivincita di Lew: La Disfatta di Houston).[33][88] Battuti i Cougars, i Bruins batterono anche i Tar Heels dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, assicurandosi il secondo titolo consecutivo. Alcindor concluse la stagione con 26,2 punti e 16,5 rimbalzi di media e vinse nuovamente il premio di MOP del torneo.[80]
Nella sua terza e ultima stagione a UCLA, Alcindor non saltò neanche una partita, compresa la sua seconda e ultima sconfitta collegiale, arrivata l'8 marzo 1969 contro USC. La sconfitta è avvenuta nel palazzetto di UCLA per 46-44 e fu il risultato di una strategia del coach di USC Bob Boyd che consisteva nel tenere la palla il maggior tempo possibile, in quanto all'epoca non c'era ancora il cronometro dei 24 secondi.[89] Il che limitò Alcindor, che riuscì a prendersi solo quattro tiri e concludere con 10 punti. Nonostante ciò, i Bruins dominarono il campionato vincendo la finale contro i Purdue Boilermakers dell'Università Purdue, dove, tra l'altro, si laureò coach Wooden nel 1932. Alcindor concluse la stagione con 24 punti e 14,7 rimbalzi di media, conquistando, oltre il terzo titolo consecutivo, anche il terzo MOP consecutivo, che lo rende il più vincente della storia del premio.[80] Infine completò gli studi e conseguì una laurea in storia, materia molto amata da Alcindor, che in seguito dichiarerà che se non avesse sfondato nella pallacanestro avrebbe insegnato la materia da professore.[13][90]
Premi e record a UCLA
modificaIn tre anni collezionò tre campionati e venne nominato tre volte Most Outstanding Player dalla NCAA, due volte College Basketball Player of the Year dalla Associated Press, due volte College Player of the Year dalla United States Basketball Writers Association, due volte College Basketball Player of the Year dalla United Press International e due volte College Basketball Player of the Year da Sporting News, e diventò il primo vincitore del Naismith College Player of the Year. In tutte e tre le occasioni venne nominato all'unanimità All-American. Ad oggi è considerato uno dei migliori, se non il migliore giocatore collegiale di sempre.[91][92][93]
Alla stagione 2019-2020, Abdul-Jabbar detiene ancora molti record della squadra di pallacanestro di UCLA:
- Maggior media punti in totale: 26,4
- Maggior media punti in una stagione: 29,0 (1967)
- Maggior numero di punti segnati in una stagione: 870 (1967)
- Maggior numero di punti segnati in una partita: 61
- Maggior numero di tiri dal campo realizzati in totale: 943
- Maggior numero di tiri dal campo realizzati in una stagione: 346 (1967)
- Maggior numero di tiri dal campo realizzati in una partita: 26
NBA
modificaLaureatosi, Alcindor era pronto a fare il grande salto tra i professionisti, nonostante fosse già uno degli atleti più chiacchierati degli Stati Uniti. Alcindor fu chiamato con la prima scelta sia al draft NBA sia al draft ABA, le due maggiori leghe di basket del tempo, che finiranno poi per unirsi qualche anno più tardi. In NBA fu scelto dai Milwaukee Bucks, squadra fondata l'anno prima, che aveva terminato la stagione con 27 vittorie e 55 sconfitte. In ABA fu scelto dai New York Nets, anche loro in fondo alla classifica ma con un vantaggio, ovvero la sede nella città natale di Alcindor. Per questo i Nets del nuovo presidente Roy Boe erano fiduciosi di assicurarsi il giocatore. Tra le due squadre, però, furono i Bucks a fare l'offerta migliore (1.4 milioni di dollari). I Nets controbatterono offrendo 3.2 milioni di dollari, ma Alcindor, che aveva già scelto i Bucks, rifiutò, sostenendo che una "guerra di offerte degrada le persone coinvolte".[94]
Milwaukee Bucks (1969-1975)
modificaL'anno da rookie (1969-1970)
modificaLa presenza di Alcindor permise ai Bucks di conquistare il secondo posto nella Eastern Division della NBA con un record di 56-26, decisamente migliore di quello dell'anno precedente. Il centro brillò anche nei playoff diventando il primo rookie a segnare almeno 20 punti in 10 partite dei playoff e il secondo a segnare almeno 40 punti e 25 rimbalzi in una singola partita (in seguito alla prestazione da 46 punti e 35 rimbalzi in gara 5 delle semifinali di Division contro Philadelphia). Dimostrandosi già la stella che era, Alcindor vinse il premio di Rookie of the Year, grazie alle sue medie di 28,8 punti e 14,5 rimbalzi a partita.
Il titolo e i due MVP (1970-1971)
modificaPer la stagione successiva i Bucks affiancarono ad Alcindor il playmaker ed ex MVP Oscar Robertson. Con le due stelle in squadra, Milwaukee migliorò il suo precedente record registrando 66 vittorie e 16 sconfitte, meglio di chiunque altro quell'anno. Alcindor dominò la stagione regolare registrando la media punti più alta (31,7) e segnando più punti di tutti (2.596) e si assicurò il primo di sei premi di MVP della regular season. Per quanto riguarda i playoff, i Bucks non fallirono, battendo in finale i Baltimore Bullets e portandosi a casa il loro primo titolo della storia, dopo appena tre anni dalla fondazione della franchigia. Alcindor fu nominato anche MVP delle finali dopo aver messo a referto 27 punti, 7 assist e 12 rimbalzi nella partita finale e aver registrato una media di 27 punti in tutta la serie.
Secondo e terzo MVP e la richiesta di scambio (1971-1975)
modificaIl 3 giugno 1971, durante una conferenza stampa, Alcindor dichiarò che da quel momento in poi avrebbe usato un nuovo nome, Kareem Abdul-Jabbar.[95]
Abdul-Jabbar si riconfermò la stagione successiva registrando nuovamente la miglior media punti (34,8) e il maggior numero di punti totali (2.822) e vincendo il secondo MVP della regular season consecutivo, che lo rese il primo giocatore a vincerne due nei primi tre anni di carriera. I Bucks conclusero le stagioni 1972-1973 e 1973-1974 con il miglior record della lega. Dopo il fallimento ai playoff 1973, Abdul-Jabbar portò i Bucks in finale nel 1974 che però persero contro i Boston Celtics in sette gare. Nonostante ciò Abdul-Jabbar vinse il suo terzo MVP in quattro anni.
Oscar Robertson, diventato free agent, si ritirò nel settembre 1974 dopo che non si arrivò a un accordo sul contratto con i Bucks. Il 3 ottobre dello stesso anno Abdul-Jabbar chiese privatamente di essere scambiato a un'altra franchigia. Sulla sua lista, in ordine di preferenza, New York Knicks, Washington Bullets e come terza scelta, Los Angeles Lakers.[96] La motivazione, fornita dallo stesso Abdul-Jabbar, era legata alle differenze culturali che lo separavano dalla città di Milwaukee e dalla sua gente.[97][98] Pochi giorni dopo, in una partita di pre-campionato contro i Celtics, Abdul-Jabbar subì un'abrasione corneale su un contatto di Don Nelson, come era già successo ai tempi del college. Tornò poi a fine novembre indossando degli occhiali protettivi (goggles) che lo avrebbero accompagnato per il resto della sua carriera. Nel frattempo dichiarò anche pubblicamente della sua richiesta di scambio, fissando come destinazioni New York o Los Angeles.[96][98] La stagione 1974-1975 si concluse con un record di 38-44 per Milwaukee e Abdul-Jabbar sempre più lontano.
Los Angeles Lakers (1975-1989)
modificaQuarto e quinto MVP e delusioni di squadra (1975-1979)
modificaIn conclusione Abdul-Jabbar fu ceduto ai Los Angeles Lakers. Tramite lo scambio i Lakers, oltre a Kareem, aggiungerono al loro roster il centro di riserva Walt Wesley, mentre i Bucks ricevettero il centro Elmore Smith, la guardia Brian Winters e le matricole Dave Myers e Junior Bridgeman.[99]
La prima stagione in gialloviola fu dominante: 27,7 punti, 16,9 rimbalzi e 4,12 stoppate a partita. Con 1.111 detiene ancora il record di rimbalzi difensivi in una stagione (cominciarono ad essere registrati dalla stagione 1973-1974). Abdul-Jabbar aggiunse un altro MVP della regular season in bacheca arrivando a quota quattro e diventando il primo Laker a vincerlo. Nonostante ciò la squadra terminò con un record negativo di 40-42, mancando i playoff.
La stagione seguente, nonostante i pronostici negativi, Abdul-Jabbar portò la sua squadra al miglior record di tutta la lega (53-29) e fu nominato per la quinta volta, seconda consecutiva, MVP della regular season. Ai playoff, dopo aver eliminato i Warriors, i Lakers trovarono alle Finali di Conference i Portland Trail Blazers, guidati da un giovane Bill Walton, anch'egli centro e allievo di John Wooden a UCLA. Nonostante Abdul-Jabbar dominò statisticamente la serie, i Blazers vinsero tutte e quattro le partite, eliminando i losangelini.
La stagione 1977-1978 partì con il piede sbagliato. Due minuti dall'inizio della prima partita della stagione Abdul-Jabbar si rese protagonista tirando un pugno al rookie avversario Kent Benson in seguito a una presunta gomitata ricevuta allo stomaco.[100][101] Benson affermò che la gomitata sarebbe stata innescata da Abdul-Jabbar ma non ci furono né telecamere né testimoni. Benson si ritrovò con un occhio nero e due punti di sutura e fu costretto a saltare una partita. Abdul-Jabbar si ruppe la mano destra con cui aveva scagliato il pugno, stesso infortunio che subì pochi anni prima, e stette fuori per quasi due mesi saltando 20 partite. In aggiunta fu multato di 5000 dollari, record al tempo, ma non fu sospeso. Quella stagione fu, tra l'altro, l'unica volta in cui Abdul-Jabbar non venne selezionato per l'All-Star Game in 20 anni di carriera. Al suo posto a Ovest, Bill Walton titolare con Artis Gilmore e Bob Lanier in panchina. Il giorno in cui furono annunciate le selezioni i Lakers di Abdul-Jabbar avrebbero dovuto affrontare i Philadelphia 76ers e il centro sfruttò l'occasione: 39 punti, 20 rimbalzi, 6 assist, 4 stoppate.[102] In ogni caso sia nel 1978 che nel 1979 i Lakers si qualificarono ai playoff, venendo però eliminati in entrambi i casi dai Seattle SuperSonics.
Showtime: sesto MVP e dominio di squadra (1979-1989)
modificaAl draft 1979 i Lakers selezionarono Earvin "Magic" Johnson con la prima scelta assoluta, acquisita dai New Orleans Jazz in seguito alla cessione di Gail Goodrich di tre anni prima. Con l'arrivo di Magic Johnson a Los Angeles si aprì l'era dello Showtime, che avrebbe portato i gialloviola a vincere 5 finali su 8 nel corso degli anni ottanta. I Lakers del 1979-1980, guidati dalle abilità di playmaking di Johnson e dalle abilità offensive di Abdul-Jabbar, vinsero 60 partite e dominarono nei playoff vincendo la finale contro i Philadelphia 76ers grazie a una media di 33,4 punti di Kareem e alla super prestazione di Magic nella gara decisiva (42 punti, 15 rimbalzi, 7 assist). Johnson vinse l'MVP delle finali e Abdul-Jabbar l'MVP della regular season, che portandosi a sei stabilì un nuovo record, che ancora oggi persiste.
Abdul-Jabbar continuò a segnare una media di 20 o più punti a partita nelle sei stagioni successive. Nel 1981-1982 conquistò il secondo titolo con i Lakers ai danni dei Philadelphia 76ers, nonostante un'emicrania lo avesse portato a giocare sottotono la serie finale. Nel 1982-1983 la storia si ripeté, con 76ers e Lakers in finale ma con esito diverso: 4-0 per Philadelphia e Moses Malone, centro avversario acquistato l'anno prima, MVP delle finali.
Il 5 aprile 1984 con un gancio cielo ai danni di Mark Eaton degli Utah Jazz, Abdul-Jabbar superò Wilt Chamberlain a quota 31.419 punti, diventando il giocatore ad aver segnato più punti nella storia dell'NBA.[103] Le finali 1984 videro i Lakers di Johnson e Abdul-Jabbar e i Celtics di Larry Bird e Robert Parish scontrarsi per l'ottava volta nella storia delle due franchigie. In tutti i sette casi precedenti furono i verdi di Boston a conquistare il titolo e anche i questo caso, seppur dopo una serie molto combattuta, si imposero per 4-3.
L'anno seguente, 1985, fu ancora Lakers-Celtics in finale. Gara 1 segnò una sconfitta pesante per i Lakers, per 148-114, e Abdul-Jabbar registrò soli 12 punti e 3 rimbalzi, contro un Parish, centro avversario, da 18 punti e 8 rimbalzi. Si rifece però in gara 2 con 30 punti, 17 rimbalzi, 8 assist e 3 stoppate assicurando alla sua squadra la vittoria per 109-102. Restò costante per il resto della serie con 25,7 punti, 9 rimbalzi, 5,2 assist e 1,5 stoppate di media, arrivando a conquistare il suo quarto titolo e il suo secondo MVP delle finali, diventando, a 38 anni e 54 giorni, il più anziano vincitore del premio e l'unico ad averne vinti due a distanza di 14 anni l'uno dall'altro.
Abdul-Jabbar giocò la sua 17ª stagione nel 1985-86, battendo il precedente record NBA di 16 stagioni giocate, detenuto da Dolph Schayes, John Havlicek, Paul Silas ed Elvin Hayes. Per aumentare la sua longevità il giocatore ricorse a diversi metodi tra cui lo yoga, che iniziò a praticare nel 1976, al fine di migliorare la sua flessibilità, e si impegnò ad aumentare sistematicamente di peso di anno in anno per far fronte agli altri centri della lega.[104]
Nel 1987 i Lakers arrivarono nuovamente in finale contro i Celtics, uscendone vincitori per 4-2. Nel 1988 tornarono in finale e vinsero in sette gare contro i Detroit Pistons. Abdul-Jabbar, ormai 41enne, aveva visto le sue statistiche diminuire e cominciarono a girare voci su un suo possibile ritiro all'indomani delle finali 1988, ma ciò non avvenne e il centro tornò per la sua ventesima e ultima stagione. Anche nel 1989 i Lakers arrivarono fino alla fase finale ma questa volta Detroit si impose, privando i gialloviola del three-peat e Abdul-Jabbar del settimo titolo. Giocò la sua ultima partita di stagione regolare al Forum di Los Angeles contro i Seattle SuperSonics: per l'occasione tutti i suoi compagni di squadra indossarono i suoi caratteristici occhiali protettivi.
Al tempo del suo ritiro, Abdul-Jabbar era il leader della lega in punti segnati (38.387), minuti giocati (57.446), tiri dal campo realizzati (15.837), tiri dal campo tentati (28.307), stoppate (3.189), rimbalzi difensivi (9.394), falli personali (4.657) e partite vinte (1.074).
Carriera da allenatore (2000-2011)
modificaGià dagli anni novanta Abdul-Jabbar manifestò l'idea di diventare allenatore ma, nonostante la carriera di successo, le sue opportunità furono limitate. Abdul-Jabbar crede il motivo fosse legato al suo atteggiamento nei confronti dei media e dei tifosi che veniva interpretato come scontroso o distaccato.[105][106] In NBA, cominciò da assistente dei Los Angeles Clippers. Diventò poi allenatore capo degli Oklahoma Storm dell'USBL con cui vinse il campionato. Dopo aver lavorato come scout per i New York Knicks, Abdul-Jabbar tornò ai Los Angeles Lakers come assistente di Phil Jackson, restando per sei anni e ottenendo altri due anelli, 2009 e 2010.
Statistiche
modificaLegenda | |||||
---|---|---|---|---|---|
PG | Partite giocate | PT | Partite da titolare | MP | Minuti a partita |
TC% | Percentuale tiri dal campo a segno | 3P% | Percentuale tiri da tre punti a segno | TL% | Percentuale tiri liberi a segno |
RP | Rimbalzi a partita | AP | Assist a partita | PRP | Palle rubate a partita |
SP | Stoppate a partita | PP | Punti a partita | Grassetto | Career high |
† | Denota le stagioni in cui ha vinto il titolo |
* | Primo nella lega |
NCAA
modificaAnno | Squadra | PG | PT | MP | TC% | 3P% | TL% | RP | AP | PRP | SP | PP |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1965-1966 | UCLA Bruins | 21 | - | - | 68,3 | - | 59,2 | 21,5 | - | - | - | 33,1 |
1966-1967† | UCLA Bruins | 30 | - | - | 66,7 | - | 65,0 | 15,5 | - | - | - | 29,0 |
1967-1968† | UCLA Bruins | 28 | - | - | 61,3 | - | 61,6 | 16,5 | - | - | - | 26,2 |
1968-1969† | UCLA Bruins | 30 | - | - | 63,5 | - | 61,2 | 14,7 | - | - | - | 24,0 |
Carriera | 109 | - | - | 64,9 | - | 62,1 | 16,7 | - | - | - | 27,7 |
NBA
modificaRegular Season
modificaAnno | Squadra | PG | PT | MP | TC% | 3P% | TL% | RP | AP | PRP | SP | PP |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1969-1970 | Milwaukee Bucks | 82 | - | 43,1 | 51,8 | - | 65,3 | 14,5 | 4,1 | - | - | 28,8 |
1970-1971† | Milwaukee Bucks | 82 | - | 40,1 | 57,7 | - | 69,0 | 16,0 | 3,3 | - | - | 31,7* |
1971-1972 | Milwaukee Bucks | 81 | - | 44,2 | 57,4 | - | 68,9 | 16,6 | 4,6 | - | - | 34,8* |
1972-1973 | Milwaukee Bucks | 76 | - | 42,8 | 55,4 | - | 71,3 | 16,1 | 5,0 | - | - | 30,2 |
1973-1974 | Milwaukee Bucks | 81 | - | 43,8 | 53,9 | - | 70,2 | 14,5 | 4,8 | 1,4 | 3,5 | 27,0 |
1974-1975 | Milwaukee Bucks | 65 | - | 42,3 | 51,3 | - | 76,3 | 14,0 | 4,1 | 1,0 | 3,3* | 30,0 |
1975-1976 | L.A. Lakers | 82 | - | 41,2 | 52,9 | - | 70,3 | 16,9* | 5,0 | 1,5 | 4,1* | 27,7 |
1976-1977 | L.A. Lakers | 82 | - | 41,2 | 57,9* | - | 70,1 | 13,3 | 3,9 | 1,2 | 3,2 | 26,2 |
1977-1978 | L.A. Lakers | 62 | - | 36,8 | 55,0 | - | 78,3 | 12,9 | 4,3 | 1,7 | 3,0 | 25,8 |
1978-1979 | L.A. Lakers | 80 | - | 39,5 | 57,7 | - | 73,6 | 12,8 | 5,4 | 1,0 | 4,0* | 23,8 |
1979-1980† | L.A. Lakers | 82 | - | 38,3 | 60,4 | 0,0 | 76,5 | 10,8 | 4,5 | 1,0 | 3,4* | 24,8 |
1980-1981 | L.A. Lakers | 80 | - | 37,2 | 57,4 | 0,0 | 76,6 | 10,3 | 3,4 | 0,7 | 2,9 | 26,2 |
1981-1982† | L.A. Lakers | 76 | 76 | 35,2 | 57,9 | 0,0 | 70,6 | 8,7 | 3,0 | 0,8 | 2,7 | 23,9 |
1982-1983 | L.A. Lakers | 79 | 79 | 32,3 | 58,8 | 0,0 | 74,9 | 7,5 | 2,5 | 0,8 | 2,2 | 21,8 |
1983-1984 | L.A. Lakers | 80 | 80 | 32,8 | 57,8 | 0,0 | 72,3 | 7,3 | 2,6 | 0,7 | 1,8 | 21,5 |
1984-1985† | L.A. Lakers | 79 | 79 | 33,3 | 59,9 | 0,0 | 73,2 | 7,9 | 3,2 | 0,8 | 2,1 | 22,0 |
1985-1986 | L.A. Lakers | 79 | 79 | 33,3 | 56,4 | 0,0 | 76,5 | 6,1 | 3,5 | 0,8 | 1,6 | 23,4 |
1986-1987† | L.A. Lakers | 78 | 78 | 31,3 | 56,4 | 33,3 | 71,4 | 6,7 | 2,6 | 0,6 | 1,2 | 17,5 |
1987-1988† | L.A. Lakers | 80 | 80 | 28,9 | 53,2 | 0,0 | 76,2 | 6,0 | 1,7 | 0,6 | 1,2 | 14,6 |
1988-1989 | L.A. Lakers | 74 | 74 | 22,9 | 47,5 | 0,0 | 73,9 | 4,5 | 1,0 | 0,5 | 1,1 | 10,1 |
Carriera | 1.560 | 625 | 36,8 | 55,9 | 5,6 | 72,1 | 11,2 | 3,6 | 0,9 | 2,6 | 24,6 | |
All-Star | 18 | 13 | 24,9 | 49,3 | 0,0 | 82,0 | 8,3 | 2,8 | 0,4 | 2,1 | 13,9 |
Playoffs
modificaAnno | Squadra | PG | PT | MP | TC% | 3P% | TL% | RP | AP | PRP | SP | PP |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1970 | Milwaukee Bucks | 10 | - | 43,5 | 56,7* | - | 73,3 | 16,8 | 4,1 | - | - | 35,2* |
1971† | Milwaukee Bucks | 14 | - | 41,2 | 51,5 | - | 67,3 | 17,0 | 2,5 | - | - | 26,6 |
1972 | Milwaukee Bucks | 11 | - | 46,4 | 43,7 | - | 70,4 | 18,2 | 5,1 | - | - | 28,7* |
1973 | Milwaukee Bucks | 6 | - | 46,0 | 42,8 | - | 54,3 | 16,2 | 2,8 | - | - | 22,8 |
1974 | Milwaukee Bucks | 16 | - | 47,4* | 55,7 | - | 73,6 | 15,8 | 4,9 | 1,3 | 2,4* | 32,2* |
1977 | L.A. Lakers | 16 | - | 42,5 | 60,7 | - | 72,5 | 17,7* | 4,1 | 1,7 | 3,5* | 34,6* |
1978 | L.A. Lakers | 3 | - | 44,7 | 52,1 | - | 55,6 | 13,7 | 3,7 | 0,7 | 4,0* | 27,0 |
1979 | L.A. Lakers | 8 | - | 45,9* | 57,9 | - | 83,9 | 12,6 | 4,8 | 1,0 | 4,1* | 28,5 |
1980† | L.A. Lakers | 15 | - | 41,2 | 57,2 | - | 79,0 | 12,1 | 3,1 | 1,1 | 3,9* | 31,9 |
1981 | L.A. Lakers | 3 | - | 44,7 | 46,2 | - | 71,4 | 16,7 | 4,0 | 1,0 | 2,7 | 26,7 |
1982† | L.A. Lakers | 14 | - | 35,2 | 52,0 | - | 63,2 | 8,5 | 3,6 | 1,0 | 3,2 | 20,4 |
1983 | L.A. Lakers | 15 | - | 39,2 | 56,8 | 0,0 | 75,5 | 7,7 | 2,8 | 1,1 | 3,7* | 27,1* |
1984 | L.A. Lakers | 21 | - | 36,5 | 55,5 | - | 75,0 | 8,2 | 3,8 | 1,1 | 2,1 | 23,9 |
1985† | L.A. Lakers | 19 | 19 | 32,1 | 56,0 | - | 77,7 | 8,1 | 4,0 | 1,2 | 1,9 | 21,9 |
1986 | L.A. Lakers | 14 | 14 | 34,9 | 55,7 | - | 78,7 | 5,9 | 3,5 | 1,1 | 1,7 | 25,9 |
1987† | L.A. Lakers | 18 | 18 | 31,1 | 53,0 | 0,0 | 79,5 | 6,8 | 2,0 | 0,4 | 1,9 | 19,2 |
1988† | L.A. Lakers | 24 | 24 | 29,9 | 46,4 | 0,0 | 78,9 | 5,5 | 1,5 | 0,6 | 1,5 | 14,1 |
1989 | L.A. Lakers | 15 | 15 | 23,4 | 46,3 | - | 72,1 | 3,9 | 1,3 | 0,3 | 0,7 | 11,1 |
Carriera | 237 | 90 | 37,3 | 53,3 | 0,0 | 74,0 | 10,5 | 3,2 | 1,0 | 2,4 | 24,3 |
Massimi in carriera
modifica- Massimo di punti: 55 vs Boston Celtics (10 dicembre 1971)[107]
- Massimo di rimbalzi: 34 vs Detroit Pistons (14 dicembre 1975)[108]
- Massimo di assist: 12 vs Golden State Warriors (5 marzo 1976)[109]
- Massimo di palle rubate: 6 vs Portland Trail Blazers (5 maggio 1985)
- Massimo di stoppate: 9 vs Golden State Warriors (22 aprile 1977)[110]
- Massimo di minuti giocati: 60 vs Cleveland Cavaliers (29 gennaio 1980)[111]
Palmarès
modificaGiocatore
modificaNBA
modifica- MVP della regular season: 6 (record)
- 1971, 1972
- 1976
- Miglior stoppatore NBA: 4 (record condiviso con Mark Eaton e Marcus Camby)
- 1975, 1976, 1979, 1980
- Migliore percentuale al tiro nell'NBA: 1
- 1977
- 1970
- 1970
- First Team: 1971, 1972, 1973, 1974, 1976, 1977, 1980, 1981, 1984, 1986
- Second Team: 1970, 1978, 1979, 1983, 1985
- First Team: 1974, 1975, 1979, 1980, 1981
- Second Team: 1970, 1971, 1976, 1977, 1978, 1984
- 1970, 1971, 1972, 1973, 1974, 1975, 1976, 1977, 1979, 1980, 1981, 1982, 1983, 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989
- Detentore del record di rimbalzi difensivi in una singola partita NBA (29 rimbalzi)
- 2 volte maggior numero di rimbalzi totali in stagione NBA
- 2 volte maggior numero di rimbalzi difensivi in stagione NBA
- Maggior numero di sempre di rimbalzi difensivi in una singola stagione in NBA (1975-1976) (1.111)
- Secondo miglior marcatore di sempre sommando ABA e NBA
- Secondo miglior marcatore di sempre NBA
- Terzo miglior rimbalzista di sempre NBA
- Terzo miglior stoppatore di sempre NBA
- Quarantanovesimo per numero di assist di sempre NBA
- Giocatore con il maggior numero di minuti giocati nella storia dell'NBA (57.446)
- Secondo giocatore con il maggior numero di partite giocate nella storia dell'NBA (1.560)
- Giocatore con il maggior numero di tiri dal campo realizzati nella storia dell'NBA (15.837)
- Incluso tra gli 11 migliori giocatori nel trentacinquesimo anniversario della NBA
- Incluso tra i 50 migliori giocatori del cinquantenario della NBA
- Inserito nel NBA 75th Anniversary Team
- ^ Tutti gli inserimenti avvenuti prima che fosse introdotto l'All-NBA Third Team
College
modifica- Campionato NCAA: 3
- UCLA Bruins: 1967, 1968, 1969
- NCAA Most Outstanding Player: 3 (record)
- 1967, 1968, 1969
- 1967, 1969
- 1967, 1969
- 1967, 1968
- 1967, 1969
- 1969
- NCAA AP All-America First Team: 3
- 1967, 1968, 1969
Allenatore
modifica- Campionato USBL: 1
- Oklahoma Storm: 2002
Arti marziali
modificaTra le tante attività intraprese da Abdul-Jabbar ci furono anche le arti marziali.
Iniziò ad interessarsene durante il periodo al college, studiando però a New York e cominciando con l'aikido, arte giapponese. Tornato a Los Angeles, Abdul-Jabbar si consultò con Mitoshi Uyehara, fondatore di Black Belt, che lo indirizzò a Bruce Lee per continuare i suoi studi. Lee era maestro di kung fu, arte cinese, e sarebbe diventato da lì a poco star di Hollywood, ad oggi considerato uno dei più influenti artisti marziali di sempre. Abdul-Jabbar si allenò con Lee per quattro anni, imparando il suo celebre Jeet Kune Do.[112][113][114][115]
Il loro rapporto allievo-maestro si sviluppò rapidamente in un'amicizia stretta basata su un rispetto reciproco. Abdul-Jabbar sostiene che Lee lo abbia influenzato sia dal punto di vista fisico che mentale, aiutandolo a formarsi anche come giocatore di basket. A Lee, che dava molta importanza allo stretching, deve il suo interesse allo yoga, che lo aiutò a prolungare la sua carriera.[116][117]
Nel 1972 Abdul-Jabbar fece il suo debutto cinematografico girando una scena del nuovo film di Lee, dove interpretava il personaggio di Hakim.[118] Il film fu pubblicato solo sei anni dopo sotto il nome di L'ultimo combattimento di Chen (in inglese Game of Death) a causa della morte prematura di Lee, avvenuta nel 1973. La pellicola contiene sia scene postume che scene girate anni prima, tra cui il celebre combattimento tra Billy Lo (interpretato da Bruce Lee) e Hakim (interpretato da Kareem Abdul-Jabbar), in cui salta all'occhio la differenza d'altezza (171 cm contro 218 cm).
Vita privata
modificaAbdul-Jabbar conobbe la futura moglie Janice Brown, anch'essa di New York, al college. I due si sposarono nel 1971, quando lei, cristiana, si convertì all'Islam e assunse il nome arabo Habiba Abdul-Jabbar, seguendo le orme del marito.[119] Kareem e Habiba si separarono nel 1973, anche se continuarono ad avere figli insieme, e infine divorziarono nel 1978.[119] Con la moglie ebbe due figlie, Habiba e Sultana, e un figlio, Kareem Jr., che giocò a basket alla Western Kentucky University ma non lasciò il segno da professionista.[120] Si frequentò poi con Cheryl Pistono, conosciuta nel 1977, con cui ebbe un figlio, Amir, ma non si sposò mai.[121] Ebbe poi un quinto figlio, Adam, con cui apparve nella sitcom Gli amici di papà.[122]
Nella notte del 30 gennaio 1983 la sua casa situata a Bel Air, nell'area di Los Angeles, andò a fuoco in seguito a un incendio.[123][124] In quel momento Abdul-Jabbar era fuori città a giocare la stagione regolare con i Lakers. Nella casa c'erano la fidanzata Cheryl, il figlio Amir e altre quattro persone.[125] Tutti si salvarono senza riportare ferite dopo essersi svegliati ed essere riusciti a scappare in tempo. L'incendio distrusse il 90% dell'abitazione di 650 metri quadri, come comunicato dai vigili del fuoco. Tra le cose distrutte vi furono foto di famiglia, vestiti, premi sportivi e intere collezioni di tappeti persiani, testi sacri e album jazz.[123][126] La collezione di album jazz, particolarmente cara a Abdul-Jabbar, contava circa 3.000 LP che andarono tutti distrutti. Tornato a Los Angeles, Abdul-Jabbar ricevette un grande supporto dai tifosi, molti dei quali gli inviarono o portarono nuovi album.[123][127]
Problemi di salute
modificaFin da quando giocava in NBA Abdul-Jabbar soffre di emicrania e per ridurre i sintomi ricorre spesso all'uso di cannabis, cosa che ha portato a conseguenze legali.[128][129][130]
Nel novembre 2009 annunciò che nel dicembre dell'anno precedente gli fu diagnosticata una rara forma di leucemia, la leucemia mieloide cronica, un tumore del sangue e del midollo osseo.[131][132] Nel febbraio 2011 dichiarò pubblicamente su Twitter che la possibilità di cancro fosse ridotta al minimo possibile.[133][134] Abdul-Jabbar è diventato portavoce di Novartis, la società che produce Glivec, il farmaco contro la sua malattia.[134]
Nell'aprile 2015 Abdul-Jabbar fu ricoverato in ospedale dopo che gli fu diagnosticata una malattia cardiovascolare, a cui seguì un intervento di quadruplo bypass coronarico presso l'UCLA Medical Center.[135][136]
Cause legali
modificaNel 1997 Abdul-Jabbar intraprese una causa legale ai danni di Karim Abdul-Jabbar, running back dei Miami Dolphins della NFL.[137] Il giocatore dei Dolphins oltre ad avere lo stesso cognome del cestista, assunto a seguito della conversione all'Islam, vestiva anche il suo numero storico 33.[138] A detta sua si trattava di una coincidenza in quanto il nome gli fu conferito da un Imam e il numero era ispirato all'ex giocatore di football Tony Dorsett.[138] I due raggiunsero un accordo in via extragiudiziale stabilendo che il cestista detenesse i diritti sul nome per scopi commerciali e il giocatore di football cambiò nome in Abdul-Karim al-Jabbar.[137][138]
Opere
modificaBiografie
modifica- Giants Steps: The Autobiography of Kareem Abdul-Jabbar[139] con Peter Knobler, New York, Bantam Books, 1983. ISBN 0-553-05044-3.
- Kareem[140] con Mignon McCarthy, New York, Random House, 1990. ISBN 0-394-55927-4.
- Black Profiles in Courage: A Legacy of African-American Achievement[141] con Alan Steinberg, New York, William Morrow & Co, 1996. ISBN 0-688-13097-6.
- A Season on the Reservation: My Sojourn with the White Mountain Apaches[142] con Stephen Singular, New York, William Morrow & Co, 2000. ISBN 0-688-17077-3.
- Brothers in Arms: The Epic Story of the 761st Tank Battalion, World War II's Forgotten Heroes[143] con Anthony Walton, New York, Broadway Books, 2004. ISBN 978-0-7679-0913-6.
- On the Shoulders of Giants: My Journey Through the Harlem Renaissance[144] con Raymond Obstfeld, New York, Simon & Schuster, 2007. ISBN 978-1-4165-3488-4.
- What Color Is My World? The Lost History of African American Inventors[145] con Raymond Obstfeld, Somerville, Candlewick Press, 2012. ISBN 978-0-7636-4564-9.
- Writings on the Wall: Searching for a New Equality Beyond Black and White[146] con Raymond Obstfeld, New York, Time Inc., 2016. ISBN 978-1-6189-3171-9.
- Coach Wooden and Me: Our 50-Year Friendship On and Off the Court[147], New York, Grand Central Publishing, 2017. ISBN 978-1-4555-7124-6.
- Becoming Kareem: Growing Up On and Off the Court[148], New York, Little, Brown & Co, 2017. ISBN 978-0-3165-5538-8.
Romanzi
modifica- Sasquatch in the Paint[149] con Raymond Obstfeld, New York, Disney-Hyperion Books, 2013. ISBN 978-1-4231-7870-5.
- Stealing the Game[150] con Raymond Obstfeld, Los Angeles, Disney-Hyperion Books, 2015. ISBN 978-1-4231-7871-2.
- Mycroft Holmes[151] con Anna Waterhouse, Londra, Titan Comics, 2015. ISBN 978-1-7832-9153-3.
- Mycroft Holmes and The Apocalypse Handbook[152] con Anna Waterhouse, Londra, Titan Comics, 2017. ISBN 978-1-7858-5300-5
- Mycroft and Sherlock[153] con Anna Waterhouse, Londra, Titan Comics, 2018. ISBN 978-1-7856-5925-6.
- Mycroft and Sherlock: The Empty Birdcage[154] con Anna Waterhouse, Londra, Titan Comics, 2019. ISBN 978-1-7856-5930-0.
Filmografia
modificaAttore
modificaCinema
modifica- L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death), regia di Robert Clouse (1978): utilizzando materiale di archivio risalente al 1972
- L'aereo più pazzo del mondo (Airplane!), regia di Zucker-Abraham-Zucker (1980)
- Fletch - Un colpo da prima pagina (Fletch), regia di Michael Ritchie (1985): interpretando se stesso
- In campeggio a Beverly Hills (Troop Beverly Hills), regia di Jeff Kanew (1989): interpretando se stesso
- Piccoli grandi eroi (D2: The Mighty Ducks), regia di Sam Weisman (1994): interpretando se stesso
- Forget Paris, regia di Billy Crystal (1995): interpretando se stesso
- Slam Dunk Ernest, regia di John Cherry (1995)
- Baseketball, regia di David Zucker (1998): interpretando se stesso
- Glass Onion - Knives Out, regia di Rian Johnson (2022): interpretando se stesso
Televisione
modifica- Squadra emergenza (Emergency!) – serie TV, episodio 4x09 (1974)
- L'uomo di Atlantide (Man from Atlantis) – serie TV, episodio 1x08 (1977)
- Il mio amico Arnold (Diff'rent Strokes) – serie TV, episodi 5x06-8x06 (1982-1985)
- Un salto nel buio (Tales from the Darkside) – serie TV, episodio 1x10 (1985)
- I quattro della scuola di polizia (21 Jump Street) – serie TV, episodio 4x17 (1990)
- Amen – serie TV, episodio 5x12 (1991)
- Willy, il principe di Bel-Air (The Fresh Prince of Bel-Air) – serie TV, episodio 5x06 (1994): interpretando se stesso
- L'ombra dello scorpione (The Stand) – miniserie TV (1994)
- Gli amici di papà (Full House) – serie TV, episodio 8x16 (1995): interpretando se stesso
- Martin – serie TV, episodio 4x27 (1996)
- Tutti amano Raymond (Everybody Loves Raymond) – serie TV, episodio 1x06 (1996): interpretando se stesso
- Living Single – serie TV, episodio 4x15 (1997): interpretando se stesso
- Scrubs - Medici ai primi ferri (Scrubs) – serie TV, episodio 5x12 (2006): interpretando se stesso
- The Colbert Report – talk show, episodio 7x68 (2011): interpretando se stesso
- New Girl – serie TV, episodio 1x20 (2012): interpretando se stesso
- Guys with Kids – serie TV, episodi 1x01-1x08 (2012): interpretando se stesso
- Celebrity Splash! – reality, (2013): interpretando se stesso
- Dancing with the Stars – reality, stagione 26 (2018): interpretando se stesso
- The Big Bang Theory – serie TV, episodio 12x16 (2019)
- Dave – serie TV, episodio 2x04 (2021): interpretando se stesso
- Billions – serie TV, episodio 7x03 (2023): interpretando se stesso
Produttore
modifica- The Vernon John's Story, regia di Kenneth Fink (1994)
Sceneggiatore
modifica- On the Shoulders of Giants: The Story of the Greatest Team You Never Heard Of, regia di Deborah Morales (2011) – documentario
Narratore
modifica- Black Patriots: Heroes of the Revolution (2020) – documentario
- Fight the Power: The Movements That Changed America (2021) – documentario
- Black Patriots: Heroes of the Civil War (2022) – documentario
Doppiatore
modifica- I Simpson (The Simpson) – serie animata, episodio 22x17 (2011)
Doppiatori italiani
modificaNelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Kareem Abdul-Jabbar è stato doppiato da:
- Paolo Poiret ne L'aereo più pazzo del mondo
- Pierluigi Astore in Glass Onion - Knives Out
- Stefano Mondini in iZombie
- Stefano Oppedisano in Billions
Nomine e riconoscimenti
modificaGoverno
modificaNel gennaio 2012, il segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton annunciò che Abdul-Jabbar aveva accettato di diventare ambasciatore culturale per la nazione, rendendolo il primo sportivo a ricoprire questo ruolo sotto il governo Obama.[155][156][157] Dopo la nomina si recò in Brasile per promuovere l'istruzione ai giovani locali.[158]
Nel gennaio 2017, nei suoi ultimi giorni di mandato, Obama nominò Abdul-Jabbar nel Consiglio Presidenziale su Fitness, Sport e Nutrizione insieme alla ginnasta Gabrielle Douglas e alla calciatrice Carli Lloyd.[159][160]
Sempre nel gennaio 2017, Abdul-Jabbar fu nominato membro del Citizens Coinage Advisory Committee, il comitato consultivo per la monetazione dei cittadini, dal segretario al tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin, per poi dimettersi nel 2018.[161]
Impegno nel sociale
modificaNel 2011 Abdul Jabbar ricevette la Double Helix Medal per il suo impegno di sensibilizzazione nella ricerca al cancro.[162]
Sempre nel 2011, il procuratore generale Eric Holder consegnò ad Abdul-Jabbar la Abraham Lincoln Medal per il suo impegno nell'istruzione e nell'uguaglianza.[163]
Nel 2022 ha ricevuto la W.E.B. Du Bois Medal, la più alta onorificenza del Hutchins Center for African and African American Research dell'Università di Harvard conferita a coloro che "incarnano i valori di impegno e determinazione fondamentali per l'esperienza dei neri in America".[164][165]
Sempre nel 2022 ha ricevuto il Ally Against Antisemitism Award, premio annuale conferito dal Friends of Simon Wiesenthal Center di Toronto che premia le sue azioni contro l'antisemitismo, culminate con le recenti condanne in merito alle dichiarazioni antisemite del noto rapper Kanye West.[166][167]
A lui è stato dedicato il premio NBA Kareem Abdul-Jabbar Social Justice Champion Award, conferito al giocatore più impegnato nella giustizia sociale.[168][169][170]
Sport
modificaNel 1985 fu eletto Sportsman of the Year dal periodico statunitense Sports Illustrated.[171]
Il 3 febbraio 1990 la sua maglia numero 33 è stata ritirata dalla squadra di pallacanestro maschile degli UCLA Bruins.[172] Il 20 marzo 1990 la sua maglia numero 33 è stata ritirata dai Los Angeles Lakers.[173] Il 24 aprile 1993 la sua maglia numero 33 è stata ritirata dai Milwaukee Bucks.[174]
Nel 1995 fu inserito nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame in qualità di giocatore.[175][176] Nel 2007 fu introdotto nel National Collegiate Basketball Hall of Fame.[177]
Il 16 febbraio 2012, fuori dallo Staples Center, palazzetto dei Los Angeles Lakers, fu inaugurata una sua statua in bronzo che lo ritrae nell'azione del suo celebre gancio cielo.[178][179]
A lui è dedicato il premio del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame Kareem Abdul-Jabbar Award, che premia il miglior centro collegiale dell'anno.[180]
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ (EN) Johnny Smith, The reign of Lew Alcindor in the age of revolt, su Andscape, 30 marzo 2018. URL consultato il 22 gennaio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar—from slam dunks to best sellers, su Toledo City Paper, 24 febbraio 2016. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Forest Kinsey, Winning Time: Kareem Abdul-Jabbar’s Acting Career Explained, su ScreenRant, 9 marzo 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Republic World, Kareem Abdul-Jabbar earns Emmy nomination for Black Patriots: Heroes of the Revolution, su Republic World. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Emmy Awards, Kareem Abdul Jabbar prima premiato da Obama e poi sconfitto da lui come miglior narratore, su La Stampa, 4 settembre 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Condé Nast, Perché Kareem Abdul-Jabbar è molto più di un Gancio Cielo, su Wired Italia, 16 aprile 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Beyond the Sport: Social justice champion, su spectrumnews1.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c (EN) Kareem Abdul-Jabbar - Childhood Of A Big Man, su sports.jrank.org. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Lou Boane, How tall was Kareem Abdul Jabbar's parents?, su Sport-net : Your #1 source for sports information and updates, 6 giugno 2021. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b Kareem Abdul-Jabbar, più di un atleta, su L'Ultimo Uomo, 16 luglio 2020. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Kareem Abdul-Jabbar, I am a Black Cop's Kid, su kareem.substack.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Condé Nast, Perché Kareem Abdul-Jabbar è molto più di un Gancio Cielo, su Wired Italia, 16 aprile 2022. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b Andrea Cassini, Kareem Abdul-Jabbar: minority of one, su La Giornata Tipo, 26 novembre 2018. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Sutori, su www.sutori.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b c d e f g (EN) Kareem Abdul-Jabbar: How Martin Luther King Jr. inspired his life of activism and social justice, su www.sportingnews.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d (EN) kareem2019, Dr. Martin Luther King, Jr., su Kareem Abdul-Jabbar, 24 giugno 2019. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Michael Macasero, "I was only 17 years old when this picture was taken" - Kareem Abdul-Jabbar celebrates MLK day with an iconic picture of him and Martin Luther King Jr., su www.sportskeeda.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Lessons from a legend: Abdul-Jabbar on a life of activism, su Brown University. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c HISTORY OF NBA ACTIVISM Russell and Kareem at the famous Cleveland Summit, su basketballnetwork.net.
- ^ a b (EN) Jamiles Lartey, The 'Ali summit': a turning point in sports' fight against injustice, in The Guardian, 23 ottobre 2017. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d e f Di Antonio Corsa, Quando Muhammad Ali guidò la ribellione degli atleti neri, su Esquire, 18 gennaio 2018. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Kareem Abdul-Jabbar: What Muhammad Ali meant to me, su USA TODAY. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar: The Importance of Athlete Activists, su Time. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Johnny Smith, The reign of Lew Alcindor in the age of revolt, su Andscape, 30 marzo 2018. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c Messico 1968, nel basket oro agli Usa. Ma a far parlare è l’assente Jabbar, su La Gazzetta dello Sport - Tutto il rosa della vita. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Boycott Questions: 1968 vs. 2008, su Kareem Abdul-Jabbar, 5 maggio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d (EN) OlympicTalk, Kareem Abdul-Jabbar details passing on 1968 Olympics in new book, su OlympicTalk | NBC Sports, 22 maggio 2017. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) When Black Athletes Took a Stand (Part 2) | WNYC | New York Public Radio, Podcasts, Live Streaming Radio, News, su WNYC. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar: Muhammad Ali Became a Big Brother to Me, su Time. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Così Smith e Carlos alzarono il pugno ai Giochi del Messico, su la Repubblica, 29 agosto 2018. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) OlympicTalk, Kareem Abdul-Jabbar details passing on 1968 Olympics in new book, su OlympicTalk | NBC Sports, 22 maggio 2017. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ OPINION: Why I converted to Islam, su america.aljazeera.com. URL consultato il 5 febbraio 2023.
- ^ a b c d (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su Academy of Achievement. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) kareem2019, Malcolm X, su Kareem Abdul-Jabbar, 24 giugno 2019. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c (EN) Kareem Abdul-Jabbar/Special to GateHouse Media, Kareem Abdul-Jabbar on being Muslim from the Sixties to today, su The Columbus Dispatch. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d e f g Come Kareem Abdul-Jabbar è diventato musulmano, su Il Post, 2 aprile 2015. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c d e f g OPINION: Why I converted to Islam, su america.aljazeera.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Il ciclone Malcom X | Storia, su Rai Scuola. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) kareem2019, Malcolm X, su Kareem Abdul-Jabbar, 24 giugno 2019. URL consultato il 4 febbraio 2023.
- ^ a b A candid conversation with one of the greatest basketball players of all time, su playboy.com.
- ^ (EN) David Plotz, How Kareem Abdul-Jabbar and Muhammad Ali Ended Up On Opposite Sides of Islam Factions, in Slate, 22 gennaio 2023. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Gordon Edes, The NBA: Abdul-Jabbar Adds Weight and Strength to Battle the Other 7-Footers, su Los Angeles Times, 25 novembre 1986. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Kareem Abdul-Jabbar, The Captain della Nba: una vita divisa tra basket, impegno socio-politico e cinema - Footballnews24.it, su footballnews24.it. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Jabari A. Davis, Numbers Game: The 'Cap' Finally to Get His Due, su Lakers Nation, 29 agosto 2012. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Kareem Abdul Jabbar in UAE: NBA legend reveals fitness secrets, su gulfnews.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Clipped From The Los Angeles Times, in The Los Angeles Times, 6 ottobre 1981, pp. 35. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Allen Kim, Hakeem's Dream Shake and the 50 Most Devastating Signature Moves in NBA History, su Bleacher Report. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ www.eurosport.com, https://www.eurosport.com/geoblocking.shtml . URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Samuel Teets, The Most Unstoppable Shots in NBA History, su The Grueling Truth, 18 dicembre 2021. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Grant Hughes, The Most Unstoppable Signature Moves in NBA History, su Bleacher Report. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) J. R. Gamble, The 9 Most Unstoppable Moves In NBA History, su The Shadow League, 27 marzo 2020. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Arun Sharma, "The Skyhook is out of style, out of the game!": Kareem Abdul-Jabbar is Upset Nobody Uses his "Unstoppable" Shot Anymore, su The SportsRush, 6 ottobre 2022. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Il gancio cielo di Kareem Abdul-Jabbar, su Repubblica TV - Repubblica, 10 novembre 2009. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b c ESPN - Secrets of the Skyhook, su www.espn.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Madison Williams, Pat Riley Gives Interesting ‘GOAT’ Take as LeBron James Chases NBA Scoring Record, su Sports Illustrated. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) David Jones | djones@pennlive.com, Now 66, Kareem Abdul-Jabbar wishes he'd been more open with fans as player, su pennlive, 2 maggio 2013. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ (EN) Chris Broussard, PRO BASKETBALL; A Legend Learns That He Needs to Be Liked, in The New York Times, 25 aprile 2004. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ Alison Beard, Life’s Work: An Interview with Kareem Abdul-Jabbar, in Harvard Business Review, 1º gennaio 2012. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Twitter, Instagram, Email, Facebook, Abdul-Jabbar Figures NBA Needs a Coach Kareem, su Los Angeles Times, 2 dicembre 1997. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ a b c Kareem Abdul-Jabbar, più di un atleta, su L'Ultimo Uomo, 16 luglio 2020. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ a b c Earvin Internet Archive e William Novak, My life, New York : Random House, 1992. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ Lakers Insider Explained Why NBA Fans Didn't Like Kareem Abdul-Jabbar, su fadeawayworld.net.
- ^ Talking with Kareem Abdul-Jabbar, Part II | Lakers Now | Los Angeles Times, su web.archive.org, 15 settembre 2018. URL consultato il 30 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
- ^ (EN) A talkative Kareem Abdul-Jabbar reflects on becoming himself, su AP NEWS, 21 aprile 2021. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ (EN) Marty Fenn, Kareem Abdul-Jabbar Shares Interesting Take On How He Would Have Benefited Playing In The Mondern NBA, su ClutchPoints, 14 marzo 2019. URL consultato il 30 gennaio 2023.
- ^ (EN) Power Memorial High School, su Clio. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar memorializes the great John Wooden in 'Coach Wooden and Me', su Los Angeles Times, 22 giugno 2017. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Jay Caspian Kang, What the World Got Wrong About Kareem Abdul-Jabbar, in The New York Times, 17 settembre 2015. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) How Kareem Abdul-Jabbar formed close bond with John Wooden despite different backgrounds, su Orange County Register, 26 maggio 2017. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) DeMatha’s 1965 victory over Power Memorial was the "foundation" of "something beautiful" - Streetcar Suburbs News, su streetcarsuburbs.news, 11 marzo 2015. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) The greatest high school basketball game ever played? - Streetcar Suburbs News, su streetcarsuburbs.news, 2 febbraio 2015. URL consultato il 22 gennaio 2023.
- ^ (EN) Jonathan Wasserman, The 10 Best High School Basketball Players of All Time, su Bleacher Report. URL consultato il 27 gennaio 2023.
- ^ (EN) 25 of the greatest high school basketball players of all time, su USA TODAY High School Sports, 22 maggio 2022. URL consultato il 27 gennaio 2023.
- ^ (EN) Indu Singh, Best High School Basketball Players of All-Time, su 2022 HelpToStudy.com 2023, 11 maggio 2021. URL consultato il 27 gennaio 2023.
- ^ (EN) Dean Smith, WHY FRESHMAN SHOULD NOT PLAY, in The New York Times, 2 ottobre 1983. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Clipped From The Los Angeles Times, in The Los Angeles Times, 28 novembre 1965, pp. 51. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Jerry Crowe, A Grand Opening : Pauley Pavilion and UCLA's Best Freshman Team Made Their Debuts Together 25 Years Ago, su Los Angeles Times, 27 novembre 1990. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ Clipped From Corvallis Gazette-Times, in Corvallis Gazette-Times, 29 novembre 1965, pp. 10. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Basketball: Lew's Still Loose, in Time, 14 aprile 1967. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b c (EN) Remembering the start of UCLA's dynasty, 50 years later | NCAA.com, su www.ncaa.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Hemanth Amar, "NCAA banned dunking for 10 years to stop Kareem Abdul-Jabbar!": How the 'Lew Alcindor rule' was imposed to slow down the rise of the UCLA star, su The SportsRush, 31 maggio 2022. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ The Alcindor Rule | Around the Game, su aroundthegame.com, 2 agosto 2020. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Johnny Smith, The reign of Lew Alcindor in the age of revolt, su Andscape, 30 marzo 2018. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) UCLA-Houston ‘Game of the Century’ still leaves impression 50 years later, su Daily News, 20 gennaio 2018. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) March Madness: How 1968's Game of the Century forever shaped basketball history | NCAA.com, su www.ncaa.com. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) 1968: 'Game of the Century' changed college basketball, for better and worse, su Los Angeles Times, 16 luglio 2018. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b UH Timeline · The Game of the Century: at Astrodome vs. UCLA · University of Houston, su exhibits.lib.uh.edu. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Sal Maiorana, UCLA Gets its Revenge, Then Another National Championship, su The Junction, 27 settembre 2020. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Richard Goldstein, Bob Boyd, Who Battled a Basketball Giant, Dies at 84, in The New York Times, 17 gennaio 2015. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Richard Sandomir, BASKETBALL; Abdul-Jabbar Enjoying His Role as a Historian, in The New York Times, 26 maggio 2004. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Matt Ravida, The 50 Greatest College Basketball Players of All-Time, su Bleacher Report. URL consultato il 22 gennaio 2023.
- ^ (EN) Timothy Sevilleja, Updating And Ranking The 25 Greatest College Basketball Players Of All Time, su ClutchPoints, 12 novembre 2020. URL consultato il 22 gennaio 2023.
- ^ (EN) The 25 Most Dominant College Basketball Players of All-TIme, Chosen by Experts, su thesportsdrop.com. URL consultato il 22 gennaio 2023.
- ^ (EN) Alcindor Rejects A.B.A.'s $3.2-Million Offer and Will Sign With Bucks; U.C.L.A. STAR ASKS HALT TO BIDDING, in The New York Times, 30 marzo 1969. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Terence Smith Special to The New York Times, Biggest Name in N.B.A.: Jabbar, in The New York Times, 4 giugno 1971. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Victor Galvez, The Other Team Kareem Abdul-Jabbar First Wanted To Be Traded To In 1973 Instead Of The Lakers, su ClutchPoints, 28 marzo 2017. URL consultato il 26 aprile 2023.
- ^ (EN) Virgil Villanueva, "Cultural differences" — The real reason why Kareem Abdul-Jabbar wanted out of Milwaukee, su Basketball Network - Your daily dose of basketball. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ a b (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su Academy of Achievement. URL consultato il 27 aprile 2023.
- ^ (EN) Staff Writer, This Day In Lakers History: Kareem Abdul-Jabbar Acquired In Trade With Bucks, su Lakers Nation, 16 giugno 2022. URL consultato il 26 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2023).
- ^ (EN) Sam Goldaper, Abdul-Jabbar Left Off All-Stars, in The New York Times, 2 febbraio 1989. URL consultato il 26 aprile 2023.
- ^ (EN) 'Why bring that up now?': IU's Kent Benson was punched by Kareem Abdul-Jabbar in NBA debut, su The Indianapolis Star. URL consultato il 26 aprile 2023.
- ^ (EN) Proballers, Kareem Abdul-Jabbar, Game by Game Stats (1977-1978), su Proballers. URL consultato il 26 aprile 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar breaks NBA all-time scoring record, su History.com. URL consultato il 26 aprile 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Fit after 50: Staying Flexible With Yoga, su Kareem Abdul-Jabbar, 11 marzo 2008. URL consultato il 27 aprile 2023.
- ^ Alison Beard, Life’s Work: An Interview with Kareem Abdul-Jabbar, in Harvard Business Review, 1º gennaio 2012. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Chris Broussard, PRO BASKETBALL; A Legend Learns That He Needs to Be Liked, in The New York Times, 25 aprile 2004. URL consultato il 26 gennaio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul Jabbar - NBA Career Bests, su basketball.realgm.com. URL consultato il 13 luglio 2020.
- ^ (EN) Detroit Pistons at Los Angeles Lakers Box Score, December 14, 1975, su basketball-reference.com. URL consultato il 14 luglio 2020.
- ^ (EN) Golden State Warriors at Los Angeles Lakers Box Score, March 5, 1976, su basketball-reference.com. URL consultato il 14 luglio 2020.
- ^ (EN) Golden State Warriors at Los Angeles Lakers Box Score, April 22, 1977, su basketball-reference.com. URL consultato il 14 luglio 2020.
- ^ (EN) Los Angeles Lakers at Cleveland Cavaliers Box Score, January 29, 1980, su basketball-reference.com. URL consultato il 14 luglio 2020.
- ^ Kareem Abdul Jabbar racconta Bruce Lee: “Quella volta che...”, su La Gazzetta dello Sport. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ NBA - Kareem Abdul Jabbar ricorda gli allenamenti con... Bruce Lee, su Pianeta Basket. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Lakers Blog: Talking with Kareem Abdul-Jabbar, Part II, su web.archive.org, 2 febbraio 2006. URL consultato il 7 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
- ^ (EN) How Bruce Lee became a muse for Kareem and an All-Rookie guard, su ESPN.com, 30 novembre 2017. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Alessandro Saraceno, Come Bruce Lee ha aiutato Kareem Abdul-Jabbar durante la sua carriera, su BasketUniverso, 7 giugno 2020. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) How Bruce Lee inspired the NBA, from Kareem to Kobe, su South China Morning Post, 8 giugno 2020. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Charles Nicholas Raymond, Bruce Lee's Game Of Death: Why Kareem Abdul-Jabbar Really Cameoed, su ScreenRant, 21 marzo 2021. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b (EN) Charles Eluemuno, The rocky history of Kareem Abdul-Jabbar's wife Habiba Abdul-Jabbar and their life together, su www.sportskeeda.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ KAREEM'S SON TO LEAVE VALPARAISO, su Chicago Tribune. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Viswa Vanapalli, Where is Cheryl Pistono Now?, su The Cinemaholic, 6 marzo 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Joel Zwick, Air Jesse, in Gli amici di papà, 7 febbraio 1995. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c (EN) Tim van Straten, Kareem Abdul-Jabbar Mourned a Loss Far Worse Than Anything He Endured on the Court, su Sportscasting | Pure Sports, 7 marzo 2022. URL consultato il 3 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2023).
- ^ (EN) Abdul-Jabbar to auction off UCLA, NBA items, su ESPN.com, 27 settembre 2018. URL consultato il 3 febbraio 2023.
- ^ (EN) Los Angeles Lakers center Kareem Abdul-Jabbar's Bel-Air mansion was... - UPI Archives, su UPI. URL consultato il 3 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Coach Wooden and Me: Our 50-Year Friendship On and Off the Court, Grand Central Publishing, 16 maggio 2017, ISBN 978-1-4555-4225-3. URL consultato il 3 febbraio 2023.
- ^ Talking with Kareem Abdul-Jabbar, Part I | Lakers Now | Los Angeles Times, su web.archive.org, 15 settembre 2018. URL consultato il 3 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
- ^ (EN) Thomas Bonk, After Years of Pain, Kareem Seemingly Beats Headaches : Migraines Are Given the Hook, su Los Angeles Times, 10 maggio 1985. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ la Repubblica/sport: Basket: Abdul Jabbar arrestato per marijuana, su www.repubblica.it. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Francesco Pumpo, Kareem Abdul-Jabbar, un gancio dal cielo (1ª parte), su sport1one.eu. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Assistant Editor Lauren Santye, Patient Profile: NBA Icon Discusses His Battle With Cancer, vol. 8, 11 maggio 2017. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Di Redazione, Kareem Abdul-Jabbar, l'uomo che toccava il cielo con un gancio, su Esquire, 7 novembre 2018. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Abdul-Jabbar battling leukaemia, 10 novembre 2009. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b (EN) Abdul-Jabbar now says cancer at a 'minimum', su ESPN.com, 10 febbraio 2011. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Hall of Famer Abdul-Jabbar has bypass surgery, su ESPN.com, 17 aprile 2015. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Intervento chirurgico per Abdul-Jabbar: necessario un quadruplo bypass, su La Gazzetta dello Sport - Tutto il rosa della vita. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b (EN) Samir Mehdi, “Kareem Abdul-Jabbar sued an NFL player for having an identical name”: Karim Abdul Jabbar got hit with a lawsuit while on the Miami Dolphins from Lakers legend, su The SportsRush, 21 giugno 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ a b c (EN) Joe Kozlowski, Kareem Abdul-Jabbar Once Sued an NFL Player Over His Suspiciously-Similar Name, su Sportscasting | Pure Sports, 22 aprile 2020. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Peter Knobler, Giant steps, Bantam Books, 1983, ISBN 0-553-05044-3, OCLC 10118036. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Mignon McCarthy, Kareem, 1st ed, Random House, 1990, ISBN 0-394-55927-4, OCLC 20491928. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Alan Steinberg e Henry Louis, Jr. Gates, Black profiles in courage : a legacy of African American achievement, First edition, 1996, ISBN 0-688-13097-6, OCLC 34965826. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Stephen Singular, A season on the reservation : my soujourn with the White Mountain Apache, 1st ed, W. Morrow and Co, 2000, ISBN 0-688-17077-3, OCLC 41621590. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Anthony Walton, Brothers in arms : the epic story of the 761st Tank Battalion, WWII's forgotten heroes, 1st trade pbk. ed, Broadway Books, 2005, ISBN 0-7679-0913-5, OCLC 61256865. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, On the shoulders of giants : my journey through the Harlem Renaissance, Simon & Schuster, 2007, ISBN 1-4165-3488-1, OCLC 76168045. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Ben Boos e AG Ford, What color is my world? : the lost history of African-American inventors, First edition, 2012, ISBN 978-0-7636-4564-9, OCLC 727702880. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Writings on the wall : searching for a new equality beyond black and white, First edition, 2016, ISBN 978-1-61893-171-9, OCLC 956460983. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Kareem Grand Central Publishing, Coach Wooden and me : our 50-year friendship on and off the court, First Edition, 2017, ISBN 978-1-4555-4227-7, OCLC 985014306. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Becoming Kareem : growing up on and off the court, First edition, 2017, ISBN 978-0-316-55538-8, OCLC 975442500. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Sasquatch in the paint, First edition, 2013, ISBN 978-1-4231-7870-5, OCLC 828486826. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Stealing the game, First edition, 2015, ISBN 978-1-4231-9469-9, OCLC 865002537. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Anna Waterhouse, Mycroft Holmes : a novel, First edition, 2015, ISBN 978-1-78329-980-5, OCLC 900180034. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Raymond Obstfeld, Joshua Cassara e Luis Guerrero, Mycroft Holmes. 1, First edition, 2017, ISBN 978-1-78585-300-5, OCLC 952154402. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Anna Waterhouse, Mycroft and Sherlock : a novel, First edition, 2018, ISBN 978-1-78565-925-6, OCLC 1019886199. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Anna Waterhouse, The empty birdcage : a novel, First edition, 2019, ISBN 978-1-78565-930-0, OCLC 1107436238. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Kareem Abdul-Jabbar - Global Cultural Ambassador | Exchange Programs, su exchanges.state.gov. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Howard Beck, U.S. Drafts Abdul-Jabbar as a Cultural Ambassador, in The New York Times, 19 gennaio 2012. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Kareem Abdul-Jabbar Appointed Global Cultural Ambassador, su Kareem Abdul-Jabbar, 18 gennaio 2012. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Kareem Abdul-Jabbar - Global Cultural Ambassador | Exchange Programs, su exchanges.state.gov. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) UCLA honors Kareem Abdul-Jabbar at Pauley Pavilion, su UCLA. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Brooke Singman, Obama makes wave of final appointments for well-connected friends, celebs, su Fox News, 18 gennaio 2017. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar to Step Down from CCAC | U.S. Mint, su United States Mint. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) 2011 CSHL Double Helix Medals dinner—presented to Kareem Abdul-Jabbar, su Cold Spring Harbor Laboratory. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Kareem Abdul-Jabbar, Kareem and Julie Andrews Received the Abraham Lincoln Medal, su Kareem Abdul-Jabbar, 6 giugno 2011. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Nikki Rojas Harvard Staff Writer, Seven awarded Du Bois Medal for commitment to social justice, su Harvard Gazette, 7 ottobre 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Jeremy C. Fox Globe Correspondent, Updated October 6, 2022, 9:07 p m Share on Facebook Share on TwitterView Comments, Harvard presents W.E.B. Du Bois Medals for furthering African and African American studies - The Boston Globe, su BostonGlobe.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ NBA Legend Kareem Abdul-Jabbar Receives Award for Being an Ally Against Antisemitism at Toronto Event, su www.friendsofsimonwiesenthalcenter.com. URL consultato il 7 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2023).
- ^ (EN) Opinion | Kareem Abdul-Jabbar stands tall in fight against antisemitism, su thestar.com, 6 novembre 2022. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) NBA creates annual Kareem Abdul-Jabbar Social Justice Award, su NBA.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) NBA Creates Annual Social Justice Award in Honor of Basketball Legend Kareem Abdul-Jabbar, su Peoplemag. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Matteo Gentili, La NBA istituisce un premio in onore di Kareem Abdul-Jabbar, su NBARELIGION.COM, 13 maggio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Gary Smith, SI honors Kareem Abdul-Jabbar as Sportsman of the Year, su Sports Illustrated Vault | SI.com. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ (EN) L. A. Times Archives, THE SIDELINES : UCLA Set to Retire Numbers of Jabbar, Walton, Meyers, Curry, su Los Angeles Times, 23 gennaio 1990. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ This Date in History: LA Lakers retire Kareem Abdul-Jabbar's number 33 (3/20/1990) | NBA.com, su www.nba.com. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ (EN) Retired Numbers | Milwaukee Bucks | NBA.com, su bucks.com. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ (EN) The Naismith Memorial Basketball Hall of Fame :: Kareem Abdul-Jabbar, su www.hoophall.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Legends profile: Kareem Abdul-Jabbar, su NBA.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) Abdul-Jabbar among second class in college Hall, su ESPN.com, 19 novembre 2007. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ (EN) Mike Raffone, LA Lakers Unveil Statue of NBA Legend Kareem Abdul-Jabbar Outside Staples Center, su Bleacher Report. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ Una statua per Abdul-Jabbar, su Ultime notizie sportive - La Gazzetta dello Sport. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ (EN) The Naismith Memorial Basketball Hall of Fame :: The Kareem Abdul-Jabbar Award, su www.hoophall.com. URL consultato il 7 febbraio 2023.
- ^ [1]
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Kareem Abdul-Jabbar
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Kareem Abdul-Jabbar
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Sito ufficiale, su kareemabduljabbar.com.
- Kareem Abdul-Jabbar (canale), su YouTube.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Kareem Abdul-Jabbar, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Opere riguardanti Kareem Abdul-Jabbar, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar (NBA), su Basketball-reference.com, Sports Reference LLC.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su nba.com, NBA.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su hoophall.com, Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar (allenatore), su eurobasket.com, Eurobasket Inc.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar (NCAA), su Sports-reference.com, Sports Reference LLC.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su realgm.com, RealGM LLC.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su espn.com, ESPN Internet Ventures.
- (EN) Matthew Maurer, Kareem Abdul-Jabbar (draft NBA), su thedraftreview.com.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- Kareem Abdul-Jabbar, su Movieplayer.it, NetAddiction S.r.l..
- Kareem Abdul-Jabbar, su FilmTv.it, Arnoldo Mondadori Editore.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Kareem Abdul-Jabbar, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (DE, EN) Kareem Abdul-Jabbar, su filmportal.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 29741129 · ISNI (EN) 0000 0000 8109 0255 · SBN UBOV639333 · LCCN (EN) n50034816 · GND (DE) 119222981 · BNE (ES) XX819712 (data) · BNF (FR) cb14147933v (data) · J9U (EN, HE) 987007445072805171 · NDL (EN, JA) 00444377 · CONOR.SI (SL) 173155939 |
---|