Lex Maenia
La Lex Maenia de patrum auctoritate[1] è una legge romana, di autore e data incerti, che stabilì che l'auctoritas patrum dovesse precedere e non più seguire le operazioni elettorali, estendendo così ai comizi elettorali quello che la Lex Publilia Philonis de patrum auctoritate[2] del 339 a.C. aveva stabilito per le rogazioni legislative. Infatti, nella primitiva repubblica tutte le deliberazioni dei comizi erano sottoposte all'auctoritas patrum, ossia alla ratifica dalla parte patrizia del Senato[3]. L'auctoritas veniva esercitata per tutte le deliberazioni dei comizi: approvazione di leggi, elezione dei magistrati e giudizi; erano esclusi soltanto i plebisciti che non avevano ancora valore di legge (lo avranno con la Lex Hortensia[4] nel 287 a.C.) e gli atti dei comizi con valore formale e non deliberativo[5]. Mediante queste leggi il potere dei patres fu ridimensionato, poiché deliberarono che la ratifica dovesse precedere e non più seguire le operazioni legislative ed elettorali dei comizi.
Lex Maenia | |
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Senato di Roma | |
Nome latino | Lex Maenia de patrum auctoritate |
Anno | 287 a.C.? |
Leggi romane |
Da un testo di Marco Tullio Cicerone[6] si desume che la legge doveva essere posteriore al consolato di Manio Curio Dentato (290 a.C.); altri autori sostengono che la Lex Publilia Philonis e la Lex Maenia siano collocabili entrambe nel primo decennio del III secolo a.C.[7] In particolar modo Pais[8] ritiene che la Lex Publilia Philonis non possa essere anteriore alla Lex Maenia, la quale andrebbe collocata fra il 299 e il 290 a.C., mentre Niebuhr[9] ritiene che sia da attribuire all'anno della dittatura di Gaius Maenius, il 320 a.C.; Mommsen[10] la colloca verso il 300 a.C.; Rotondi[11] invece, più prudentemente, indica il periodo per il quale mancano i libri liviani, ossia 292-219 a.C. Tuttavia è presumibile che la Lex Maenia sia di poco successiva alla Lex Publilia Philonis, dal momento che i patrizi avevano maggiore interesse a controllare l'elezione dei magistrati, piuttosto che la legislazione[12]. In quest'ultima, infatti, essendo una sola la proposta, il comizio poteva limitarsi ad accettarla o a rifiutarla; nell'elezione delle magistrature, invece, essendovi più candidature, l'assemblea poteva procedere alla scelta di soli plebei respingendo i candidati patrizi. Di conseguenza era interesse dei patrizi rimandare il più possibile la riforma dell'auctoritas relativa all'elezione dei magistrati.
Note
modifica- ^ Rotondi, pp. 248-249.
- ^ Rotondi, p. 227.
- ^ De Martino F., Storia della costituzione romana, Jovene, Napoli, 1972-1990, v. II, p. 128.
- ^ Rotondi, pp. 238-241.
- ^ De Martino F., Storia della costituzione romana, cit., v. I, p. 219.
- ^ Cicerone, Brutus, 14, 55.
- ^ De Martino F., Storia della costituzione romana, Jovene, Napoli, 1972-1990, v. II, p. 129.
- ^ Pais E., Storia di Roma: durante le guerre puniche, Unione tipografico-editrice torinese, Torino, 1935, I, 2, p. 279.
- ^ Niebuhr B.G., Romische Geschichte, Calvary, Berlino, III, p. 494.
- ^ Mommsen T., Storia di Roma antica, STEN editrice, Torino, III, p. 1042.
- ^ Rotondi, p. 248.
- ^ De Martino F., Storia della costituzione romana, cit., p. 130.
Bibliografia
modifica- Cicerone, Brutus, 14, 55
- Cicerone, Pro Plancio, 3, 8
- De Martino F., Storia della costituzione romana, Jovene, Napoli, 1972-1990, vol II
- Niebuhr B.G., Romische Geschichte, Calvary, Berlino
- Mommsen T., Storia di Roma antica, STEN editrice, Torino
- Pais E., Storia di Roma: durante le guerre puniche, Unione tipografico-editrice torinese, Torino, 1935
- Pani M. e Todisco E., Società e istituzioni di Roma antica, Carocci, Roma, 2009
- Pani M. e Todisco E., Storia romana dalle origini alla tarda antichità, Carocci, Roma, 2008
- Giovanni Rotondi, Leges publicae populi Romani. Elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani, Milano, Società Editrice Libraria, 1912.