Nella pagina seguente vengono riportate tutte le dimostrazioni dei teoremi contenuti nell'articolo limite di una funzione , perciò per fare riferimento a eventuali applicazioni si prega di fare riferimento alla relativa pagina.
Sia:
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
l
1
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=l_{1}}
e
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
l
2
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=l_{2}}
allora:
l
1
=
l
2
{\displaystyle l_{1}=l_{2}}
La dimostrazione del teorema procede per assurdo . Presi:
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
l
1
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=l_{1}}
e
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
l
2
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=l_{2}}
con
l
1
≠
l
2
{\displaystyle l_{1}\neq l_{2}}
, allora esistono due intorni
V
1
{\displaystyle V_{1}}
di
l
1
{\displaystyle l_{1}}
e
V
2
{\displaystyle V_{2}}
di
l
2
{\displaystyle l_{2}}
tali che siano disgiunti (
V
1
∩
V
2
=
∅
{\displaystyle V_{1}\cap V_{2}=\emptyset }
). Per definizione devono esistere due intorni
U
1
{\displaystyle U_{1}}
e
U
2
{\displaystyle U_{2}}
di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
per cui vale:
f
(
x
)
∈
V
1
{\displaystyle f(x)\in V_{1}}
se
x
∈
U
1
{\displaystyle x\in U_{1}}
f
(
x
)
∈
V
2
{\displaystyle f(x)\in V_{2}}
se
x
∈
U
2
{\displaystyle x\in U_{2}}
Dunque prendendo l'intorno di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
costruito come
U
1
∩
U
2
{\displaystyle U_{1}\cap U_{2}}
, dovrebbe succedere, contemporaneamente, che
f
(
x
)
∈
V
1
{\displaystyle f(x)\in V_{1}}
e
f
(
x
)
∈
V
2
{\displaystyle f(x)\in V_{2}}
, il che è assurdo. Da tali procedimenti si è arrivati a dire che, nonostante siano stati presi due intorni disgiunti dei limiti, l'intersezione tra gli intorni non è vuota, cioè praticamente non esistono intorni disgiunti dei limiti. Questo però, per la proprietà di separazione (o di Hausdorff), deve sempre accadere se i limiti sono distinti, in conclusione allora i limiti devono per forza essere uguali.
Teorema della permanenza del segno
modifica
Se il limite della funzione risulta positivo allora anche la funzione è positiva.
Sia
f
{\displaystyle f}
una funzione continua nel suo dominio,
f
:
X
⊆
R
→
R
{\displaystyle f:X\subseteq \mathbb {R} \to \mathbb {R} }
e
x
0
,
l
∈
R
∗
{\displaystyle x_{0},l\in \mathbb {R} ^{*}}
con
x
0
{\displaystyle x_{0}}
di accumulazione per
X
{\displaystyle X}
, allora:
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
l
>
0
(
<
0
)
→
f
(
x
)
>
0
(
<
0
)
per
x
→
x
0
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=l>0\,(<0)\to f(x)>0\,(<0){\mbox{ per }}x\to x_{0}}
Infatti, si ponga
l
∈
R
,
l
>
0
{\displaystyle l\in \mathbb {R} ,\,l>0}
. Preso l'intorno
V
=
(
l
−
ε
;
l
+
ε
)
{\displaystyle V=(l-\varepsilon ;l+\varepsilon )}
con
0
<
ε
<
l
{\displaystyle 0<\varepsilon <l}
. Allora, per definizione di limite, esiste un intorno
U
{\displaystyle U}
di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
, per il quale:
f
(
x
)
∈
V
∀
x
∈
U
∩
X
∖
{
x
0
}
{\displaystyle f(x)\in V\qquad \forall x\in U\cap X\backslash \left\{x_{0}\right\}}
cioè:
l
+
ε
>
f
(
x
)
>
l
−
ε
>
0
{\displaystyle l+\varepsilon >f(x)>l-\varepsilon >0}
È possibile eseguire la stessa dimostrazione per
+
∞
{\displaystyle +\infty }
e
−
∞
{\displaystyle -\infty }
.
Criterio di regolarità per confronto
modifica
Siano
f
,
g
,
h
:
X
⊆
R
→
R
{\displaystyle f,g,h:X\subseteq \mathbb {R} \to \mathbb {R} }
,
f
,
g
,
h
∈
C
0
(
X
;
R
)
{\displaystyle f,g,h\in C^{0}(X;\mathbb {R} )}
, e
x
0
{\displaystyle x_{0}}
un punto di accumulazione per
X
{\displaystyle X}
. Se:
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
lim
x
→
x
0
h
(
x
)
=
l
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=\lim _{x\to x_{0}}h(x)=l}
e se esiste un intorno
U
{\displaystyle U}
di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
tale che risulti:
f
(
x
)
≤
g
(
x
)
≤
h
(
x
)
∀
x
∈
U
∩
X
∖
{
x
0
}
{\displaystyle f(x)\leq g(x)\leq h(x)\qquad \forall x\in U\cap X\backslash \left\{x_{0}\right\}}
allora:
lim
x
→
x
0
g
(
x
)
=
l
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}g(x)=l}
Sia
l
∈
R
{\displaystyle l\in \mathbb {R} }
. Preso un intorno
V
{\displaystyle V}
di
l
{\displaystyle l}
,
(
l
−
ε
,
l
+
ε
)
{\displaystyle (l-\varepsilon ,l+\varepsilon )}
esistono intorni
U
1
{\displaystyle U_{1}}
e
U
2
{\displaystyle U_{2}}
di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
.
Per definizione si ha:
x
≠
x
0
∈
U
1
→
f
(
x
)
∈
V
x
≠
x
0
∈
U
2
→
h
(
x
)
∈
V
{\displaystyle x\neq x_{0}\in U_{1}\to f(x)\in V\qquad x\neq x_{0}\in U_{2}\to h(x)\in V}
Allora, preso l'intorno
U
=
U
1
∩
U
2
{\displaystyle U=U_{1}\cap U_{2}}
di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
, succede, per ipotesi, che:
l
−
ε
≤
f
(
x
)
≤
g
(
x
)
≤
h
(
x
)
≤
l
+
ε
{\displaystyle l-\varepsilon \leq f(x)\leq g(x)\leq h(x)\leq l+\varepsilon }
cioè:
x
∈
U
∖
{
x
0
}
→
g
(
x
)
∈
V
{\displaystyle x\in U\backslash \left\{x_{0}\right\}\to g(x)\in V}
Del tutto analoga la dimostrazione per i casi
l
=
±
∞
{\displaystyle l=\pm \infty }
, ma in questi due casi, basterà sono una funzione che maggiori (o minori) la funzione che si sta studiando.
(EN ) Miller, N. Limits Waltham, MA: Blaisdell, 1964
(EN ) R. Courant, Differential and integral calculus , 1–2 , Blackie (1948)