Lobby armenoamericana

Con il termine lobby armenoamericana si suole generalmente indicare l'influenza sulla politica estera degli Stati Uniti che attuano gruppi di pressione armenoamericani tramite organizzazioni, associazioni e individui legati tra loro dal comune interesse di incidere sulle istituzioni legislative e le relazioni internazionali, in particolare in supporto della causa armena.

Secondo Zbigniew Brzezinski, il gruppo di pressione è al terzo posto per influenza politica negli Stati Uniti, tra quelli d'origine etnica, dopo quello ebraico e cubano.[1]

Successi

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Tra le azioni di rilievo accreditate all'influenza della lobby, si possono citare: la realizzazione di un fondo di 100ml$ annuale per aiuti economici all'Armenia, l'approvazione nel 1992, e la continuazione, del Freedom Support Act, in particolare la sezione 907 che vieta totalmente assistenza economica e di sviluppo all'Azerbaigian e la messa da parte di un accordo per il commercio di armi con la Turchia.[2] Un obiettivo però non riuscito è stato il riconoscimento ufficiale da parte del governo statunitense del genocidio armeno.[3]

Organizzazioni lobbistiche

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Un noto comitato d'azione attivo in materia di riconoscimenti legislativi è l'Armenian American Political Action Committee (AAPAC) fondato da Albert A. Boyajian. Ma si possono citare tra gli altri anche:

  1. ^ Brzezinski, Zbigniew. "A Dangerous Exemption." Foreign Policy 1 July 2006: 63.
  2. ^ Gregg, Heather. "Divided They Conquer: The Success of Armenian Ethnic Lobbies in the United States" Paper presented at the annual meeting of the American Political Science Association, Boston Marriott Copley Place, Sheraton Boston & Hynes Convention Center, Boston, Massachusetts, Aug 28, 2002 <Not Available>. 2009-05-26 [1][collegamento interrotto]
  3. ^ Dikran Abrahamian. US Armenian Lobby's Clout an Exaggeration, in Official site. URL consultato il 7 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2009).
  4. ^ About Us, in Official site. URL consultato il 25 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2008).