Louis Henry
Louis Stanislas Xavier Henry (Versailles, 5 marzo 1784 – Milano, 4 novembre 1836) è stato un ballerino e coreografo francese.
Biografia
modificaAllievo di Jean-François Coulon, iniziò a danzare all'Opéra di Parigi nel 1803. Tuttavia, la superiorità dei rivali Louis Duport e Auguste Vestris lo spinse a cercare fortuna altrove e nel 1805 divenne maestro di balletto del Théâtre de la Porte-Saint-Martin, dove ottenne i suoi primi successi sulle scene. Costretto a lasciare clandestinamente la Francia, Henry trovò il successo in Italia, prima a Milano e poi, a partire dal 1808, a Napoli.[1]
A Napoli Henry cominciò a cimentarsi con successo alla coreografia e nel 1812 portò al debutto un balletto ispirato all'Amleto, poi riproposto anche a Parigi nel 1816. Più che sulla tragedia shakespeariana, il balletto di Henry si basava sul popolare adattamento del 1796 firmato da Jean-François Ducis, che andava a semplificare l'intreccio, riducendo il numero dei personaggi e rendendo l'opera più conforme allo stile della tragedia francese. Pur semplificando ulteriormente la trama, Henry ampliò i ruoli di Ofelia e Gertrude, rendendole protagoniste di passi a due; inoltre, Henry volle che il fantasma del padre di Amleto apparisse più spesso in scena e il balletto terminava non con la morte del principe di Danimarca, bensì con la sua incoronazione a re dopo essersi vendicato di Claudio.[2]
Dopo il successo a Parigi, Amleto fu riproposto anche al Teatro alla Scala. Per il Piermarini realizzò anche balletti originali e nuovi allestimenti di balletti già esistenti, tra cui Elerz e Zulmida (1826), La Sylphide (1828) e Guglielmo Tell (1833).[3] Tuttavia fu al Teatro di San Carlo che si legò gran parte della sua attività professionale e, sotto l'egida di Gioacchino Murat, promosse e fondò la scuola di danza del teatro nel 1812.[4][5] Inoltre, Napoli vide il debutto di molte delle sue creazioni in veste di coreografo, tra cui Telemaco nell'isola di Calipso (1813), Aladino (1819) e Alceste (1826).
Coreografo prolifico – forse autore di oltre centoventi balletti – nel 1835 tornò all'Opéra di Parigi con una sua nuova creazione, L'Ile des pirates, con i costumi di Eugène Lami, che però fu accolta freddamente. L'anno dopo tornò in Italia, dove morì dopo aver contratto il colera dalla figlia.
Note
modifica- ^ Annamaria Corea, Louis Henry e il balletto a Napoli in età napoleonica, Libreria musicale italiana, 2021, ISBN 978-88-5543-101-9. URL consultato il 29 marzo 2024.
- ^ (EN) Choreonarratives: Dancing Stories in Greek and Roman Antiquity and Beyond, BRILL, 31 maggio 2021, p. 19, ISBN 978-90-04-46263-2. URL consultato il 29 marzo 2024.
- ^ Mario Pasi, Domenico Rigotti e Ann Veronica Turnbull, Danza e balletto: dizionario, Editoriale Jaca Book, 1998, p. 194, ISBN 978-88-16-43804-0. URL consultato il 29 marzo 2024.
- ^ Nadia Scafidi, Rita Zambon e Roberta Albano, La danza in Italia: la Scala, la Fenice, il San Carlo : dal XVIII secolo ai giorni nostri, Gremese, 1998, p. 184, ISBN 978-88-7742-111-1. URL consultato il 29 marzo 2024.
- ^ José Sasportes, Storia della danza italiana dalle origini ai giorni nostri, EDT srl, 2011, p. 170, ISBN 978-88-6040-752-8. URL consultato il 29 marzo 2024.
Collegamenti esterni
modifica- Henry, Louis, su sapere.it, De Agostini.
- Louis Henry, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
Controllo di autorità | VIAF (EN) 15035606 · ISNI (EN) 0000 0001 1040 9174 · SBN FERV070399 · BAV 495/264807 · CERL cnp01385091 · GND (DE) 143289446 · BNF (FR) cb148216174 (data) |
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