Luca Peroni

archivista e direttore generale degli archivi governativi lombardi tra il 1796-1799 e tra il 1818-1832

Luca Peroni (Varese, 17 aprile 1745Milano, 21 dicembre 1832) è stato un archivista italiano, fondatore del metodo archivistico che da lui ha preso nome.

Biografia

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La carriera archivistica

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Luca Peroni, nato a Varese da Carlo e Anna Peroni[1], fu allievo di Ilario Corte, considerato il primo dei direttori di quello che diverrà l'Archivio di Stato di Milano[2]. Dal 1780 al 1786 fu uno degli organizzatori per il trasporto del materiale documentario governativo conservato presso il Castello Sforzesco nell'ex Collegio dei Gesuiti situato nella chiesa di San Fedele[3]. Nominato direttore generale degli archivi lombardi tra il 1796 e il 1799 durante il periodo della Repubblica Cisalpina, fu sostituito da Bartolomeo Sambrunico e non verrà poi riconfermato, col ritorno dei francesi a Milano, nell'antico incarico, ricoprendo invece l'incarico di «riordinatore dell'Archivio Civico e Dipartimentale in Broletto»[4].

Soltanto dopo la morte di Bartolomeo Sambrunico, nel 1818, il Peroni verrà nominato ufficialmente direttore degli archivi lombardi il 19 ottobre 1820 da parte del re del Lombardo-Veneto Francesco I[4][5]. Fedele amministratore del governo austriaco, il Peroni fu apprezzato per la sua solerzia e per la sua cultura, esercitando «con autorità assoluta»[6] il suo incarico fino alla morte, avvenuta nel 1832.

La famiglia

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Dagli studi di Marco Lanzini, Luca Peroni risultava, nel 1800, maritato a Filippina Casiraghi e padre di cinque figli[7], tra i quali si ricorda Carlo (1793- post 1864[8]), che seguirà le orme paterne come funzionario degli archivi sotto il mandato del padre e quello di Giuseppe Viglezzi quale direttore del regio archivio delle finanze[9]. Fu poi attivo anche sotto il mandato di Luigi Osio quale segretario di prima classe[10].

Il metodo "peroniano"

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Luca Peroni adottò e perfezionò dal suo maestro Ilario Corte, durante la sua attività di archivista e di direttore degli archivi lombardi, un metodo archivistico basato sul razionalismo illuminista di carattere enciclopedico[11], volto a creare nuovi fondi costituiti da documenti conservati in altri, "scorporando" quindi i fondi e gli archivi precedenti e rompendo, secondo l'archivistica contemporanea, il vincolo archivistico. Il metodo "peroniano", ideato sulla base della necessità da parte dell'autorità statale di ricercare in appositi fondi creati ex novo i documenti necessari all'azione amministrativa[12], vide la creazione del fondo Atti di governo e il Fondo di religione. Elogiato da Damiano Muoni[13], il metodo peroniano non morì con il suo ideatore. Luigi Osio (direttore degli archivi lombardi dal 1851 e poi direttore dell'Archivio di Stato di Milano dal 1861 fino al 1873), per esempio, seguì il metodo peroniano nella creazione del Fondo Cimeli. Adottato ancora in parte da Cesare Cantù, successore dell'Osio, il metodo peroniano entrerà definitivamente in crisi con il rinnovamento della scienza archivistica patrocinata, in Italia, dai direttori dell'Archivio di Stato di Milano Luigi Fumi (1907-1920) e Giovanni Vittani (1920-1938)[14].

Le critiche del Fumi

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In un articolo comparso sull'Archivio Storico Italiano del 1909, Fumi prese una durissima posizione contro il metodo peroniano che traeva il proprio spunto dall'insegnamento del maestro Ilario Corte. Così scrive Fumi:

«Nella mente del Corte deve essere balenato il concetto di una grande riunione di fondi archivistici...fusi in un fondo unico, ridotto alla forma di una classificazione razionale, ch'egli aveva dedotta dalla sua pratica burocratica ed amministrativa. Per lui le unità organiche e storiche archivistiche rappresentante dalle forme costitutive originarie di fondi così distinti fra loro...non rappresentavano che divisioni viete e superflue, intoppi alle ricerche, che per un oggetto solo dovevansi ripetere in tanti fondi; divisioni ed intoppi che dovevano scomparire, mercé il nuovo ordinamento razionale; sicché le ricerche, ben inteso nell'esclusivo e subbiettivo interesse delle pubbliche amministrazioni, dovessero praticarsi in una sola sede...»

Riguardo l'operato del Peroni, definito dal Fumi come «esageratore del sistema del Corte»[15] dal Fumi, il direttore dell'Archivio di Stato di Milano non esita a parlare di «periodo...il più sciagurato», in quanto non solo furono scartati documenti ritenuti non importanti secondo i criteri peroniani[16], ma anche perché «le carte, che si trovavano ravvicinate per effetto della loro genesi, una volta separate, per entrare in classiche artificiali, vennero a perdere il nesso coi loro correlativi per i quali si completano»[17], anticipando così il valore del vincolo archivistico nell'identità degli archivi.

  • Luca Peroni, Indice delle leggi, degli editti, avvisi ed ordini etc., pubblicati nello Stato di Milano dai diversi governi intermedi, dal 1765 al 1821., Milano, Stamperia Rivolta, 1823, SBN IT\ICCU\UBOE\124981.
  1. ^ Marco Lanzini, L'utile oggetto di ammassare notizie. Archivi e archivisti a Milano tra Settecento e Ottocento, Napoli, COSME B.C. – Ministero per i beni e le attività culturali., 2019.
  2. ^ Cagliari Poli, p. 238.
  3. ^ Muoni, pp. 34-35.
  4. ^ a b Muoni, p. 37.
  5. ^ Gazzetta di Milano, p. 1731 §1 riporta che: «S.M. si è degnata di nominare a direttore degli archivi riuniti in Milano il sig. Luca Peroni, primo aggiunto dell'archivio di San Fedele di quella città».
  6. ^ Bazzi, p. 108 §2.
  7. ^ Lanzini, p. 133, n° 2.
  8. ^ Muoni, pp. 47-48 riporta che lui stesso fu nominato a coadiuvare il direttore Luigi Osio dopo la «giubilazione del Peroni...nel 1864», ossia il suo pensionamento.
  9. ^ Morbio, p. 347.
  10. ^ Guida 1864, p. 91.
  11. ^ Bazzi, p. 108 §2: «Il Peroni era stato alla scuola del Corte e ne aveva assorbito - per così dire - il principio enciclopedico dell'ordinamento archivistico».
  12. ^ Cagliari Poli, p. 17 §1.
  13. ^ Muoni, p. 41,così parla della ripartizione in categorie degli Atti di Governo, costruiti ad arte per soddisfare le richieste dell'amministrazione asburgica:

    «Queste categorie vanno suddivise, come già dicemmo parlando del Corte, in numerosi titoli subalterni, ordinati per provincie e comuni, per lettere d'alfabeto e per cronologia, in modo che, senza consultare indici e protocolli, si può soddisfare a qualunque ricerca.»

  14. ^ Natale, p. 900.
  15. ^ Fumi, p. 205.
  16. ^ Fumi, p. 206.
  17. ^ Fumi, p. 207.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • Alessia Muliere, Il metodo Peroniano, su tesionline.it, Tesionline. URL consultato il 22 giugno 2018.

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