Lucio Artorio Casto

militare romano, secondo alcuni studiosi sarebbe la figura storica alla base di re Artù

Lucio Artorio Casto (in latino: Lucius Artorius Castus; ... – Liburnia, ...; fl. II secolo) è stato un militare romano il quale, secondo alcuni studiosi, sarebbe la figura storica alla base di re Artù.

Lucio Artorio Casto
Trascrizione del 1887 (con alcuni possibili errori) per opera del professore Frane Bulić della prima iscrizione a Podstrana[1]
EtniaItalico
ReligioneReligione romana
Dati militari
Paese servitoImpero romano
Forza armataEsercito romano
SpecialitàFanteria
Marina militare romana
UnitàLegio V Macedonica
Legio III Gallica
Legio VI Ferrata
Legio II Adiutrice
GradoDux
(precedentemente)
Praefectus legionis
Prepostio
GuerreInvasioni barbariche del II secolo
CampagneOperazioni militari alla frontiera del Vallo di Adriano
Comandante diFlotta Britannica
Legio VI Victrix
Altre carichePossibile ispirazione per la figura di Re Artù
GensGens Artoria
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Biografia

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La maggior parte delle informazioni disponibili su Lucio Artorio Casto proviene essenzialmente da un'epigrafe[2] trovata in due frammenti (e lacunosa) a Podstrana (l'antica Pituntium), sulla costa della Dalmazia: si trattava certamente di una lastra del sarcofago di Artorio. Una seconda iscrizione più breve[3], una targa commemorativa ritrovata nella stessa località dalmata, riporta solo pochi dati simili a quelli del sarcofago. Una terza iscrizione, recante il solo nome di Lucio Artorio Casto, riferibile allo stesso personaggio o a un suo omonimo, fu ritrovata a Roma e attualmente è al Louvre. Dalle iscrizioni conservate, tuttavia, non è consentito ricavare dati cronologici certi relativi al personaggio, che dubitativamente viene collocato alla fine del II secolo.

Era membro della gens Artoria, sull'origine della quale ci sono varie ipotesi. La prima a essere avanzata è che fosse di origine etrusco-retica[4][5] ma la latinizzazione in Artor è alquanto forzata[6][7][8]. Altre ipotesi lo voglniono originario dell'odierna Valle d'Aosta (dal nome nobile gallo-romano "Artois")[9] o della Campania[10].

Secondo il lungo testo dell'iscrizione del sarcofago[11], Artorio Casto era stato un centurione della Legio III Gallica e successivamente della Legio VI Ferrata (entrambe stanziate in Siria e Palestina nella seconda metà del II secolo), poi passato alla Legio II Adiutrix (stanziata in Pannonia ai tempi di Commodo) e infine alla Legio V Macedonica (schierata sul fronte danubiano, contro Daci e Sarmati al tempo di Marco Aurelio e Commodo), della quale fu anche nominato primus pilus (primo dei centurioni). Divenne poi praepositus della flotta di Miseno (cioè la forza navale di stanza nella baia di Napoli) e infine prefetto della Legio VI Victrix (dislocata nella provincia di Britannia sin dal 122). Ricevette il titolo di "dux", riservato a chi si era distinto per imprese eccezionali.

Casto si ritirò poi dall'esercito e divenne procurator centenarius (cioè governatore, con una provvigione di centomila sesterzi annui) della Liburnia (la parte settentrionale della Dalmazia), dove certamente concluse la sua vita, erigendo un mausoleo funebre a Pituntium, nei pressi di Salonae Palatium.

Ricostruzioni storiche

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La datazione dell'iscrizione dalmata (risalente a prima del 200), la sua posizione di prefetto della Legio VI Victrix, stanziata in Britannia, suggerisce che potrebbe essere stato uno dei comandanti militari al seguito di Ulpio Marcello (forse un suo parente, dato che la gens Ulpia era imparentata con la gens Artoria),[senza fonte] il quale nel 185, come ricorda Cassio Dione, ottenne una vittoria contro i Caledoni, che valse all'imperatore Commodo l'appellativo di Britannicus. La definizione di Casto nel testo come «dux leggionum .. Britaniciniarum» indica che successivamente ottenne un ampio comando, sempre in Britannia, o a capo delle legioni stanziate in Britannia. Le parole «adversus Arm...», ricostruite come «adversus Armoricos»[12], suggeriscono che sia stato anche a capo di una spedizione militare in Armorica (corrispondente alle odierne Bretagna e Normandia). Se Casto partecipò alla vittoriosa campagna guidata da Ulpio Marcello contro i Caledoni e poi al pattugliamento e alla difesa del Vallo di Adriano, doveva essere stanziato, secondo alcuni studiosi, a Bremetenacum (moderna Ribchester) con un contingente di cavalieri sarmati. Quando i legionari in Britannia si ammutinarono, Casto potrebbe essere rimasto fedele all'imperatore (un avo di Commodo era Marcus Artorius Geminus, del periodo augusteo); quello che è certo, in base all'epigrafe, è che Casto, dopo essere stato alto ufficiale nella Legio VI Victrix, ebbe il prestigioso titolo di dux.

Secondo alcuni studiosi questa interpretazione porterebbe all'identificazione di Casto con il personaggio storico dietro la leggenda di Re Artù: l'ipotesi fu avanzata per la prima volta da Kemp Malone nel 1924: sebbene infatti Casto non visse al tempo delle invasioni sassoni in Britannia (V secolo), si potrebbe pensare che il ricordo delle gesta di Casto, tramandate nelle tradizioni locali, andarono crescendo col tempo fino a formare le prime tradizioni arturiane. Tale ipotesi è stata rafforzata dal parallelismo tra i racconti mitologici degli Osseti del Caucaso, ultimi discendenti dei Sarmati (un cui consistente nucleo fu trasferito dai Romani in Britannia), e i racconti arturiani. La prima apparizione del personaggio "Arthur", qualificato "dux" così come Artorius nell'epigrafe, nella Historia Brittonum del IX secolo, secondo lo storico Leslie Alcock era tratta da un poema gallese, originariamente privo di un riferimento cronologico preciso, come pure di una indicazione degli avversari contro cui combatté le sue dodici vittoriose battaglie.

Alcuni studi (Xavier Loriot e altri) tendono tuttavia a leggere nell'epigrafe «Armenios» in luogo di «Armoricos»[13], modificando il quadro spaziale (spedizione in Armenia e non in Armorica) e temporale (III secolo secondo Loriot, anteriore al 170 secondo altri) della vita e delle gesta di Lucio Artorio Casto, tentando di slegare le sue gesta dal rapporto con i Sarmati stanziati in Britannia. Guido Migliorati ha successivamente confutato questa interpretazione, ritenendo poco probabile che la spedizione sia avvenuta in Armenia anziché nell'Europa occidentale e riportando la carriera del personaggio al periodo commodiano.

Influenza culturale

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  1. ^ T. G. Jackson, Dalmatia, the Quarnero and Istria, Oxford, 1887.
  2. ^ CIL III, 1919.
  3. ^ CIL III, 14224.
  4. ^ Wilhelm Schulze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen (Volume 5, Issue 2 of Abhandlungen der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, Philologisch-Historische Klasse, Gesellschaft der Wissenschaften Göttingen Philologisch-Historische Klasse), 2nd Edition, Weidmann, 1966, p. 72, pp. 333–338
  5. ^ Olli Salomies, Die römischen Vornamen. Studien zur römischen Namengebung, Helsinki, 1987, p. 68.
  6. ^ Schulze, p. 338.
  7. ^ Herbig, p. 98.
  8. ^ Salomies, p. 68.
  9. ^ Herbig, Gust., «Falisca», Glotta, Band II, Göttingen, 1910, p. 98.
  10. ^ Il nomen Artorius sembra essere di origine messapica (cfr. Marcella Chelotti, Vincenza Morizio, Marina Silvestrini, Le epigrafi romane di Canosa, Vol. 1, Edipuglia, Bari 1990, pp. 261, 264; Ciro Santoro, «Per la nuova iscrizione messapica di Oria», La Zagaglia, VII, 1965, pp. 271-293; Ciro Santoro, «La Nuova Epigrafe Messapica "IM 4. 16, I-III" di Ostuni ed nomi in Art-», Ricerche e Studi, 12, 1979, pp. 45-60)
  11. ^ D(is) [M(anibus)] / L(ucius) Artori[us Ca]stus |(centurio) leg(ionis) / III Gallicae item [|(centurio) le]g(ionis) VI Ferra/tae item |(centurio) leg(ionis) II Adi[utr(icis) i]tem |(centurio) leg(ionis) V M[a]/-c(edonicae) item p(rimus) p(ilus) eiusdem praeposito / classis Misenatium [pr]aef(ectus) leg(ionis) VI / Victricis duci legg(ionum) [?triu?]m Britan(n)ic{i}/{mi}arum adversus Arm[orico]s proc(urator) cente/nario provinciae Li[burniae iure] gladi(i) vi/vus ipse sibi et suis [ ex te]stamento
  12. ^ Bouchier, p. 449.
  13. ^ Mommsen, p. 347.

Bibliografia

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  • Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL), vol. III, no. 1919 (p 1030, 2328,120); no. 8513; no. 12813; no. 12791 (p 2258, 2328,120); no. 14224
  • Kemp Malone, Artorius, in "Modern Philology" 23 (1924–1925), pp. 367–374
  • David John Breeze - Brian Dobson, Roman Officers and Frontiers, Stuttgart 1993, p. 180
  • Scott C. Littleton - Linda Malcor, From Scythia to Camelot, New York 1994
  • Xavier Loriot, Un mythe historiographique: l'expédition d'Artorius Castus contre les Armoricains, in "Bulletin de la Société nationale des antiquaires de France", 1997, pp. 85–86
  • Adrian Keith Goldsworthy, The Roman army at war: 100 BC-AD 200, Oxford University Press, Oxford 1998
  • Linda Malcor, Lucius Artorius Castus, Part 1: An Officer and an Equestrian, in "Heroic Age", 1, 1999
  • Linda Malcor, Lucius Artorius Castus, Part 2: The Battles in Britain", in "Heroic Age", 2, 1999
  • Scott C. Littleton - Linda Malcor, From Scythia to Camelot: A Radical Reassessment of the Legends of King Arthur, the Knights of the Round Table and the Holy Grail, New York 2000
  • Geoffrey D. Tully, A Fragment of a Military Diploma for Pannonia Found in Northern England?, in "Britannia", 36 (2005), pp. 375–382
  • Anthony Birley, The Roman Government of Britain, Oxford 2005, p. 355
  • Mario de Matteis - Antonio Trinchese, Lo Re Artù k'avemo perduto, Athena, Oberhausen 2010
  • Elimar Klebs - Hermann Dessau, Prosopographia imperii romani saec. I. II. III, Deutsche Akademie der Wissenschaften zu Berlin, p. 155
  • Nenad Cambi, John Matthews, Lucije Artorije Kast I Legenda o kralju Arturu – Lucius artorius Castus and the King Arthur Legend, Split, Knjizevni krug,; Podstrana: Matica hrvatska, Ogranak, 2014, pp. 131-143
  • Guido Migliorati, Iscrizioni per la ricostruzione storica dell'Impero Romano: da Marco Aurelio a Commodo, EDUCatt - Ente per il diritto allo studio universitario dell'Università Cattolica, 2014, pp. 427-428
  • Gilles Bouchier, Belgivm Romanvm ecclesiasticum et civile.
  • Theodor Mommsen, Historia de Roma, Volume 1.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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