La lumachella è il nome merceologico di una roccia sedimentaria organogena caratterizzata da una abbondante e ben visibile presenza di conchiglie fossili che conferisce pregio alla pietra; lo stesso termine viene usato anche in campo geologico descrittivo per indicare una roccia composta quasi esclusivamente da gusci di conchiglie fossili, anche se inadatta ad essere utilizzata a scopi ornamentali.

Lumachella
Lumachella a bivalvi e gasteropodi
CategoriaRoccia sedimentaria
Sottocategoriaorganogena
Minerali principaliCalcite, dolomite, fossili[1]
Minerali accessoriargilla, ossidi e idrossidi di ferro e manganese, questi ultimi due nelle varietà rosse, brune e rossastre, sostanze organiche nelle varietà nere[1]
Strutturafine
Peso di volume2,5-2,6 tonnellate/metro cubo[1]

Nella Roma imperiale, insieme ad altre rocce ornamentali, la lumachella veniva gradita come oggetto di lusso e raffinatezza. Il nome della pietra risale al Rinascimento quando gli scalpellini romani affibbiarono questo nome ad un tipo di calcare composto da gusci di molluschi tra cui lumache (più correttamente chiocciole), per l'appunto.

Questa nomenclatura ha avuto successo nel XVIII e nel XIX secolo tanto da essere utilizzato per un certo periodo di tempo anche nella letteratura geologica, assieme al termine coquina, di identico significato, per designare quelle rocce sedimentarie ricche di fossili prima detti calcari conchigliari o calcari conchigliferi.[1]

Caratteristiche chimico-fisiche

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Alla luce ultravioletta alcuni frammenti dei gusci degli organismi conservatisi nella roccia, se contenenti qualche frazione dell'originaria aragonite di cui erano composti, possono emettere una fosforescenza giallastra, arancione o rosa.[1]

Origine e giacitura

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Le lumachelle sono originate da sedimentazioni bioclastiche che si formano tramite accumulazione di resti organici di animali caratterizzati dalla presenza di una conchiglia o di una struttura scheletrica rigida mineralizzata del tipo: lamellibranchi, gasteropodi, brachiopodi, ammoniti, echinidi e nummuliti,[1][2] ma anche di coralli e di organismi vegetali come alcune alghe calcaree. In seguito avviene la diagenesi, un processo di trasformazione che indurisce i sedimenti originari, che spesso comprende, in queste litologie una abbondante deposizione di cemento calcitico cristallino, detto sparite, nelle porosità originarie della sedimento e le cavità interne dei resti organici non riempiti dai sedimenti durante la deposizione e seppellimento.[3]

Normalmente l'ambiente di formazione si trova in fondali marini di modesta profondità, entro la zona fotica dove si possono trovare delle notevoli colonie di molluschi.[1]

Dei frequenti accumuli di molluschi in Europa si sono verificate nel Mesozoico inferiore e nel Cenozoico.[1]

Gli utilizzi

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Nell'antica Roma si utilizzava la lumachella d'Egitto. Attualmente si utilizza la lumachella per rivestimenti, pavimenti e/o colonne e per oggetti ornamentali, tra le quali sculture, coppe e scatole.[1]

Merceologicamente, per utilizzi architettonici questa pietra spesso viene indicata come marmo.

Luoghi di ritrovamento

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Lumachella di articoli di crinoidi, superficie naturale con i fossili evidenziati dall'erosione naturale selettiva
  1. ^ a b c d e f g h i j k l Autori Vari, scheda Lumachella, in Il magico mondo di minerali & gemme, Novara, De Agostini, 1993-1996.
  2. ^ In quest'ultimo caso, cioè di roccia contenente calcare o calcite e nummiliti, si tratta di Calcare nummulitico.
  3. ^ Info su catalogomultimediale.unina.it

Collegamenti esterni

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  • (EN) Definizione su farlang.com, su farlang.com. URL consultato il 30 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2011).
  • Foto di una varietà lumachella e impieghi comuni, su ziche.com. URL consultato il 24 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2014).
  • (EN) Definizione da mondofacto.com, su mondofacto.com. URL consultato il 30 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2010).
  • Definizione da museo.apat.gov.it [collegamento interrotto], su museo.apat.gov.it.
  • Lumachella di Trapani, su processionemisteritp.it. URL consultato il 30 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2011).