I Luzzago sono una nobile famiglia bresciana di origine longobarda, il cui fondatore fu probabilmente Verzerio (X secolo) della casata dei conti d'Altafoglia originari della città di Costanza.[1]

Luzzago
Patientia et abstinentia
D'oro a due fasce: la prima di rosso, sostenente un'aquila di nero, la seconda di nero, accostata da tre gambi di verze, di verde, due e uno.
TitoliConti
FondatoreVerzerio
Data di fondazione981
EtniaGermanica

Le origini di questa famiglia sono molto antiche e risalgono all'epoca longobarda. I Luzzago deriverebbero da un ramo dei conti di Altafoglia, vantando un'origine comune con i nobili patrizi veneziani Dal Torso[2]. Il capostipite della famiglia, che si insediò e sviluppò a Brescia, fu un notaio, un certo Fiorino de Lanciago, presente negli elenchi del XIV secolo. Questa famiglia fu tra quelle originarie, iscritta nell'elenco della prima Serrata del 1488. Nel 1676 i Luzzago vennero insigniti del titolo di conte dalla Serenissima Repubblica di Venezia[2].

D'oro a due fasce: la prima di rosso, sostenente un'aquila di nero, la seconda di nero, accostata da tre gambi di verze, di verde, due e uno.[3]

Motto: "Patientia et abstinentia"

 
Alessandro Luzzago

Esponenti della famiglia

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  • Palazzo Luzzago Di Bagno, a Manerbio (XVIII sec.)
  • Palazzo Cantoni Marca già Luzzago, a Brescia
  • Palazzo Masetti già Luzzago, via Cattaneo 51 a Brescia (XVII sec.)
  • Palazzo Luzzago già di Bagno, via Crispi 3 a Brescia (XVII sec.). Del palazzo originale rimangono soltanto alcune parti ed il portale d'accesso; una versione del palazzo originale si può vedere nel quadro di Faustino Jolli, rappresentante le X giornate di Brescia e conservato presso il museo del Risorgimento.[5]
     
    Moretto, Madonna col bambino e santi, 1542, conosciuta anche col nome di Pala Luzzago.

Possedimenti

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I Luzzago avevano possedimenti sia in città che nella bassa bresciana tra cui in:

Toponimi

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  • Via Luzzago a Brescia
  • Liceo Luzzago a Brescia

Opere d'arte

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  1. ^ SIUSA - Luzzago, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 2 settembre 2015.
  2. ^ a b BookReader - Biblioteca Digitale della Lombardia, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  3. ^ BookReader - Biblioteca Digitale della Lombardia, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  4. ^ Manerbio, dalla Serenissima a Napoleone, su digilander.libero.it. URL consultato il 2 settembre 2015.
  5. ^ BookReader - Biblioteca Digitale della Lombardia, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'8 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).