Mù (Italia)
Mù (Mö in dialetto camuno[1]) è dal 1927 una frazione del comune di Edolo, in Val Camonica.
Mù frazione | |
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Resti del castello di Mù | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Brescia |
Comune | Edolo |
Territorio | |
Coordinate | 46°10′51.89″N 10°20′20.29″E |
Altitudine | 717 m s.l.m. |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 25048 |
Prefisso | 0364 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Geografia fisica
modificaTerritorio
modificaIl paese di Mù si trova sopraelevato rispetto l'abitato di Edolo, da cui è separato dal fiume Oglio. La parte a valle del paese, presso le sponde del fiume, era un tempo chiamata Capo di Ponte di Mù.
Storia
modificaIl 6 marzo 1206 la famiglia Avogadro riceve dal vescovo di Brescia Giovanni da Palazzo l'investitura della corte di Cemmo, Mù, Pisogne e Gratacasolo.[2]
La domenica 15 marzo 1299 Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi, inizia da Mù la stesura dei beni vescovili in Val Camonica. Sono consoli della vicinia di Mù Giovanni Bonomini e Filippo Caveyate, che giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta. Inoltre promettono di mantener pulito il canale che porta l'acqua al pratum de Botta, di proprietà della curia; il prato de Auru doveva essere irrigato con l'acqua che transitava per il paese di Mù. Inoltre Mù, Sonico ed Edolo dovevano provvedere al servizio di guardia del castello di Mù con due uomini giornalieri.[3] (Testo della dichiarazione di fedeltà in latino disponibile su wikisource)
Il 14 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Incudine, Cortenedolo, Mù, Cemmo, Zero, Viviano e Capo di Ponte a Maffeo e Giroldo Botelli di Nadro.[4]
Nel 1371 si firma presso la casa dei Federici di Edolo un accordo tra i pastori di Mù e quelli di Dalegno che vietavano loro di accedere alle malghe sul monte Avio.[5]
«Dictus mons de Lavio cum omnibus suis pertinentiis cui coheret: ab una parte communis Sonici, ab alia parte commune de Demo et Bertio, an alia parte comune de Mu, ab alia parte saxa sive cornua deserta, confinantia cum montibus tridentinis, salvis aliis coherentiis sit et esse debet communis et hominum de Mu, vel aliquem eorum, in possessione vel proprietate dicti montis; et quod debeant permittere dictos homines et commune de Mu pacifere possidere dictum montem tamquam rem suam propriam»
Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 i rappresentanti della comunità di Mù, Ubertino Bertolini e il notaio Bertolino Ubertini, si schierarono sulla sponda ghibellina.[6]
Nel 1432 Venezia fa smantellare il castello di Mù dei Federici.[7]
Feudatari locali
modificaFamiglie che hanno ottenuto l'infeudazione vescovile dell'abitato:
Famiglia | Stemma | Periodo |
Avogadro | 1206 - | |
Botelli | 1336 - | |
Federici |
Monumenti e luoghi d'interesse
modificaArchitetture religiose
modificaLe chiese di Mu sono:[8]
- Parrocchiale di santa Maria nascente, la pieve di Edolo-Mù, una delle più antiche della Valle Camonica, ristrutturata nel XVII secolo. All'interno ancona e paliotto di Pietro Ramus, e affreschi di Paolo da Cailina (il giovane). Possiede il campanile più alto della Valle Camonica (68 m)[9]
- Chiesa dei santi Ippolito e Cassiano, ricordata per la prima volta nel 1422.
Architetture militari
modifica- I ruderi del castello di Mù appartenuto alla famiglia Federici
Luoghi d'interesse
modificaIl 6 ottobre 2018 è stata inaugurata la panchina gigante del progetto "Big bench community" nei pressi delle rovine del castello. È di color rosso, larga quasi 4 metri e offre un panorama unico su Edolo e dintorni.
Società
modificaTradizioni e folclore
modificaGli scütüm sono nei dialetti camuni dei soprannomi o nomiglioli, a volte personali, altre indicanti tratti caratteristici di una comunità. Quello che contraddistingue gli abitanti di Mù è Mànec (manici)[10], Maèg
Tradizione vuole che Mù fosse un tempo una grande borgata, fin quando un lago antico, che si estendeva presso la valle Foppa, straripò e sommerse l'abitato.[7]
Note
modifica- ^ Lino Ertani, Dizionario del dialetto camuno e di toponomastica, Artogne, Tipografia M. Quetti, 1980, p. 156.
- ^ Roberto Celli, Repertorio di fonti medievali per la storia della Val Camonica, Brescia, Tipolitografia Queriniana, 1984, p. 28, ISBN 88-343-0333-4.
- ^ Gabriele Archetti, Berardo Maggi - Vescovo e signore di Brescia, Brescia, ottobre 1994, p. 299.
- ^ Roberto Celli, Repertorio di fonti medievali per la storia della Val Camonica, Brescia, Tipolitografia Queriniana, 1984, p. 81, ISBN 88-343-0333-4.
- ^ Franco Bontempi, Storia del comune di Sonico, Padova, Upsel Domenighini, 2003, p. 284, ISBN 88-7126-215-8.
- ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], pg. 183.
- ^ a b Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 414.
- ^ Eugenio Fontana, Terra di Valle Camonica, Brescia, Industrie Grafiche Bresciane, 1984, p. 13.
- ^ Invalecamonica, su invallecamonica.it. URL consultato il 17 febbraio 2008.
- ^ Lino Ertani, Dizionario del dialetto camuno e di toponomastica, Artogne, Tipografia M. Quetti, 1980, p. 162.
Altri progetti
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