Marchesato di Militello
Il Marchesato di Militello (in latino Marchesatus Militellum, in spagnolo Marquesado de Militello) fu uno stato feudale esistito in Sicilia tra il XVI e il XIX secolo. Il suo territorio corrispondeva all'odierno comune di Militello in Val di Catania, in provincia di Catania
Marchesato di Militello | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Militello Val di Noto 34657 abitanti (1604) | ||||
Dipendente da | Regno di Sicilia | ||||
Amministrazione | |||||
Marchese | Barresi (1564-1639), Branciforte (1639-1812) | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | 1564 con Vincenzo Barresi Branciforte | ||||
Causa | Investitura a Marchese di Militello di Vincenzo Barresi Branciforte da parte di re Filippo II di Spagna | ||||
Fine | 1812 con Ercole Michele Branciforte Pignatelli | ||||
Causa | Abolizione del feudalesimo con la promulgazione della Costituzione siciliana. | ||||
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Marchese di Militello | |
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Data di creazione | 24 ottobre 1564 |
Creato da | Filippo II di Spagna |
Primo detentore | Vincenzo Barrese Branciforte |
Ultimo detentore | Francesco Giuseppe Lanza Branciforte Fardella |
Confluito nei titoli del | Principe di Trabia |
Trasmissione | Maschio primogenito |
Storia
modificaIl castello e la città di Militello, nella Val di Noto, nel 1248 furono concessi in feudo al miles Bonifacio Camerana, di origine lombarda, da parte dell'imperatore Federico II di Svevia.[1] Secondo alcuni studiosi contemporanei il privilegio con cui Federico diede al Camerana la signoria su Militello, rappresenterebbe un "falso" dell'epoca prodotto dal sovrano svevo per sanare privilegi preesistenti.[2] In epoca angioina, il re Carlo I d'Angiò nel 1266 assegnò Militello ad Alaimo da Lentini[2], che la ebbe confiscata nel 1287 sotto il regno di Giacomo II d'Aragona per l'accusa di fellonia a suo carico e per il quale venne giustiziato.
Nel 1292, i Camerana ebbero restituita la signoria di Militello[2], che possedettero fino ai primi del XIV secolo[2]: la famiglia si estinse in linea maschile con Giovanni Camerana, il quale, non avendo avuto eredi, poco prima della sua morte avvenuta nel 1303, per disposizione testamentaria lasciò i suoi beni fondiari e feudali al nipote Abbo Barresi Camerana, figlio della sorella Giovanna.[2][3] Il Barresi, ricevette l'investitura reale della Signoria di Militello con privilegio dato nel 1318 dl re aragonese Federico III di Sicilia.[2] Nel 1392, Abbo Barresi Alagona, figlio di Giovanni e nipote di Abbo, accusato di fellonia dal re Martino I di Sicilia, ebbe confiscata Militello; ottenuto il perdono reale l'anno seguente, la signoria di Militello venne assegnata ad Antonello Barresi, figlio di Blasco, quest'ultimo fratello di Abbo, che ne ricevette investitura il 2 gennaio 1394.[4]
Con i Barresi, e sotto le signorie di Blasco II (1432-1455), Antonio Pietro (1455-1500) e Giambattista (1500-1524), Militello uscì da una marginalità provinciale per iscriversi nella temperie storico-artistica del resto di Sicilia e d'Italia, come documentano commissioni di pregio quali le sculture di Domenico Gagini, di Francesco Laurana, il sarcofago di Blasco II, la Pala della Natività di Andrea della Robbia e il portale di Santa Maria, attribuito ad Antonello Gagini.[5] Con Vincenzo Barresi Branciforte, signore di Militello, il feudo fu elevato marchesato: con privilegio dato il 24 ottobre 1564 dal re Filippo II di Spagna ottenne l'investitura a I marchese di Militello.[6] Il Barresi non ebbe figli, e nel possesso del Marchesato gli succedette la sorella Caterina, che nel 1571 sposò Fabrizio Branciforte Barresi, conte di Mazzarino, ed attraverso questa unione passava in dote ai Branciforte.[5][7]
I Branciforte tennero il possesso del Marchesato di Militello fino all'abolizione del feudalesimo avvenuta nel Regno di Sicilia nel 1812, a seguito della promulgazione della Costituzione siciliana concessa dal re Ferdinando III di Borbone. I Principi di Butera si estinsero in linea maschile a metà XIX secolo, e poiché l'ultima rampolla del casato, Stefania Branciforte Branciforte (1788-1843), figlia della principessa Caterina Branciforte Reggio (1768-1816), nel 1805 sposò Giuseppe Lanza Branciforte, VIII principe di Trabia, in conseguenza di questa unione tutti i titoli e beni della famiglia Branciforte, tra cui il titolo di Marchese di Militello, pervennero ai Lanza.[8]
Cronotassi dei Marchesi di Militello
modificaPeriodo feudale
modifica- Vincenzo Barresi Branciforte (1564-1566)
- Caterina Barresi Branciforte (1566-1605)
- Francesco Branciforte Barresi (1605-1622)
- Margherita d'Austria Branciforte (1622-1661)
- Giuseppe Branciforte Branciforte (1661-1675)
- Carlo Maria Carafa Branciforte (1675-1695)
- Giulia Carafa Branciforte (1695-1705)
- Niccolò Placido Branciforte del Carretto (1705-1726)
- Caterina Branciforte Ventimiglia (1727-1763)
- Ercole Michele Branciforte Gravina (1763-1765)
- Salvatore Branciforte Branciforte (1765-1799)
- Ercole Michele Branciforte Pignatelli (1800-1812)
Periodo post-feudale
modifica- Ercole Michele Branciforte Pignatelli (1812-1814)
- Caterina Branciforte Reggio (1814-1816)
- Stefania Branciforte Branciforte (1816-1843)
- Pietro Emanuele Lanza Branciforte (1843-1855)
- Giuseppe Lanza Branciforte Spinelli (1855-1868)
- Pietro Lanza Branciforte Galeotti (1868-1929)
- Ottavio Lanza Branciforte Galeotti (1929-1938)
- Francesco Giuseppe Lanza Branciforte Fardella (1938-1954)
- Manfredi Lanza Branciforte de Luca (1954-1995)
- Pietro Lanza Branciforte de Luca (1995-oggi)
Note
modifica- ^ M. A. Abbotto, Militello in Val di Catania nella storia, Novecento, 2008, p. 25.
- ^ a b c d e f E. Bonacini, Mario Ursino, Militello in Val di Catania: indagini archeologiche a S. Maria la Vetere, in Dopo l'Antico. Ricerche di archeologia medievale., Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana della Regione Sicilia, 2016, p. 105.
- ^ A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), in Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1, Associazione Mediterranea, 2006, p. 112.
- ^ Marrone, pp. 77-79.
- ^ a b Bonacini, Urso, p. 107.
- ^ Villabianca, p. 296.
- ^ Villabianca, pp. 296-297.
- ^ G. Di Benedetto, E. Di Benedetto, Palermo tra Ottocento e Novecento, Grafil, 2001, p. 32.
Bibliografia
modifica- F. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, parte seconda, vol. 4, Palermo, Stamperia Santi Apostoli, 1757.
- Diego Orlando, Il feudalismo in Sicilia: storia e dritto pubblico, Palermo, Tipografia Lao, 1847.