Mario Calderini

militare italiano

Mario Calderini (Reggio nell'Emilia, 14 ottobre 1885Lechemti, 27 giugno 1936) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare in qualità di vicecapo del Servizio informazioni militare, morì durante l'eccidio di Lechemti[2].

Mario Calderini
NascitaReggio nell'Emilia, 14 ottobre 1885
MorteLechemti, 27 giugno 1936
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali d'Eritrea
Anni di servizio1906-1936
GradoColonnello di Stato maggiore
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
CampagneCampagna di Libia (1913-1921)
Fronte italiano (1915-1918)
Fronte occidentale (1914-1918)
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

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Nacque a Reggio Emilia il 14 ottobre 1885.[3] Arruolatosi nel Regio Esercito fu nominato sottotenente di complemento nel febbraio 1906 in forza al 55º Reggimento fanteria, e un anno dopo, passava nei ruoli del servizio permanente effettivo, dopo aver frequentato la Scuola Militare di Modena.[1] Promosso tenente nel 1910, l'anno successivo ottenne il trasferimento nel Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea e in servizio con il VI Battaglione indigeni partecipava alla guerra italo-turca combattendo in Libia dove si distinse particolarmente, tanto da venire insignito di due medaglie d'argento e tre medaglie di bronzo al valor militare.[4]. Dopo quattro anni di colonia, promosso capitano, rientrava in Italia e col 52º Reggimento fanteria della Brigata Alpi prendeva parte alle operazioni di guerra sul fronte italiano dal mese di agosto 1915 e passava poi in Francia nel marzo 1917 col corpo di spedizione italiano del generale Alberico Albricci.[1] Ultimata la guerra col grado di maggiore frequentò la Scuola di guerra nel 1920, e quindi fu trasferito presso il servizio di Stato maggiore, venendo poi promosso dapprima tenente colonnello e poi colonnello.[1] Gli vennero affidati importanti, e delicati, incarichi sia in Italia e che all'Estero, ed poi fu comandante del 45º Reggimento fanteria. Inviato nel settembre 1935 ad Addis Abeba,[N 1] capitale dell'Etiopia, presso la Reale Ambasciata d'Italia in qualità di addetto militare,[5] con l'inizio della guerra d'Etiopia chiese, ed ottenne, di essere destinato al Corpo di Spedizione in Africa Orientale del generale Emilio de Bono e fu nominato Capo di stato maggiore del III Corpo d'armata.[1] Concluso il conflitto con la conquista di Addis Abeba, il 26 giugno 1936, continuava a prestare la sua opera come capo dell'Ufficio operazioni del Governo generale.[1] Insignito dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia chiese di partecipare alla ricognizione di Lechemti guidata da Vincenzo Magliocco e Antonio Locatelli, in cui morì a seguito di un attacco nemico.[1] Fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze

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— Regio Decreto 9 luglio 1936.[6]
«Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato tra i pionieri dell'Italia imperiale, chiedeva con generosa insistenza, di partecipare ad ardita impresa aeronautica, intesa ad affermare, col simbolo del tricolore, il dominio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde di ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipolo di eroici compagni l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria. Lekempti, 27 giugno 1936.[7]»
— Regio Decreto, 14 agosto 1936.
«In ripetuti combattimenti dava prova di segnalato coraggio ed energia nel comando della sua truppa. Sidi Alì, 14 luglio 1912. - Sidi Abdessamad, 15 agosto 1912
«In ripetuti combattimenti dava bella prova d'intelligenza, energia, e coraggio, coadiuvando efficacemente il comando del battaglione nel trasmettere ordini e nell'eseguire esplorazioni in terreno infestato dal nemico. Benina 13 aprile; Regima, 15 aprile; Zavia Es Gaffa, 29 luglio 1913
«In ripetuti combattimenti si comportavano con molto valore e slancio. Bu Kamez, 23 aprile e 3 maggio 1912.»
«Trovandosi col comandante del battaglione all'estrema avanguardia, seriamente impegnata, fu a lui di valido aiuto e, noncurante del pericolo frequenti avvisi al comandante della colonna. El Buerat, 18 giugno 1913
«Coadiuvava efficacemente il comandante del proprio battaglione, portando avvisi ed ordini di cui sorvegliava l'esecuzione in terreno battuto dal fuoco nemico. Talcazà, 26 settembre 1913
— Regio Decreto 25 ottobre 1931[8]

Annotazioni

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  1. ^ Su ordine del capo del servizio informazioni militare generale Mario Roatta sostituì il tenente colonnello Vittorio Ruggero al fine di valutare attentamente la capacità militare dell'Impero etiopico.
  1. ^ a b c d e f g Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 179.
  3. ^ Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 39.
  4. ^ Calderini, Mario, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938. URL consultato il 16 ottobre 2018.
  5. ^ Vento 2010, p. 183.
  6. ^ CALDERINI Mario, su Presidenza della Repubblica. URL consultato il 16 ottobre 2018.
  7. ^ CALDERINI Mario, su Presidenza della Repubblica. URL consultato il 16 ottobre 2018.
  8. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.77 del 2 aprile 1932, pag.1557.

Bibliografia

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  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1924-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 179.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite: storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla guerra fredda, Milano, Il Saggiatore, 2010, p. 183.

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