Marneuli (in georgiano მარნეული?) è una città della Georgia, centro amministrativo dell'omonima municipalità, facente parte della regione di Kvemo Kartli. Sita al confine con l'Azerbaigian e l'Armenia, la città è bagnata dal fiume Algeti. Dista 30 km dalla capitale Tbilisi. La popolazione è composta in prevalenza da persone appartenenti ai gruppi etnici degli azeri e dei karapaki.

Marneuli
città
(KA) მარნეული
Marneuli – Stemma
Marneuli – Bandiera
Marneuli – Veduta
Marneuli – Veduta
Moschea della frazione di Imiri
Localizzazione
StatoGeorgia (bandiera) Georgia
RegioneKvemo Kartli
MunicipalitàMarneuli
Territorio
Coordinate41°28′N 44°48′E
Altitudine420 m s.l.m.
Abitanti20 211[1] (2014)
Altre informazioni
Cod. postale3000
Prefisso+955 357
Fuso orarioUTC+4
ISO 3166-2GE-KK
Cartografia
Mappa di localizzazione: Georgia
Marneuli
Marneuli
Sito istituzionale

Prima del 1947 la città era conosciuta con il nome di Borchali, termine di origine azera usato anche per indicare una regione storica che includeva le attuali municipalità di Marneuli, Gardabani e Bolnisi. Tra il 1947 ed il 1952 assunse la denominazione di Sarvan. Nel 1964 ottenne ufficialmente lo status di città. Attualmente è sede di una base dell'aeronautica militare georgiana. Tale base fu bombardata l'8 agosto 2008, durante lo svolgimento della seconda guerra in Ossezia del Sud, causando 4 morti e 5 feriti.[2] Secondo il censimento realizzato nel 2006 l'83,1% della popolazione cittadina è composta da azeri.

Cultura

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La religione maggiormente praticata a Marneuli è l'Islam sciita. In città è presente un ramo dell'Università statale di Tbilisi ed un'università intitolata all'ex presidente azero Heydər Əliyev, fondata nel 2008. Nei dintorni della città si trova il complesso monastico medievale di Tserakvi.

Economia

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Marneuli ospita aziende del settore alimentare (conserve e prodotti lattiero-caseari) e del calcestruzzo.

  1. ^ მოსახლეობის საყოველთაო აღწერა 2014, su geostat.ge, საქართველოს სტატისტიკის ეროვნული სამსახური, ნოემბერი 2014. URL consultato il 7 ნოემბერი, 2016.
  2. ^ (EN) Articolo sulla vicenda su turkishnews.com

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