Matricina
In selvicoltura la matricina è una pianta, originata da un semenzale o da un pollone, che viene lasciata quando si effettua il taglio di un bosco ceduo allo scopo di garantire la rinnovazione del bosco per seme.
Questa tecnica di governo dei boschi è detta matricinatura. Al fine di garantire un'adeguata rinnovazione perpetuata nel tempo, le matricine di un bosco sono disetanee, distribuite uniformemente, isolate o a gruppi ma in numero sufficiente.
Significato ecologico
modificaIl ruolo delle matricine è quello di produrre seme per sostituire le ceppaie morte e di assicurare la variabilità genetica. In realtà la rinnovazione è assicurata solo per le specie tolleranti dell'ombra come leccio e faggio mentre, per le altre, l'ombreggiamento da parte delle matricine può essere addirittura controproducente ed innescare fenomeni di successione con cambiamento delle specie arboree dominanti del bosco.
Utilità selvicolturale
modificaOltre all'ovvio vantaggio di impedire la degradazione del bosco e favorire la rinnovazione, il rilascio di matricine può avere un ritorno economico per la presenza nel bosco di piante annose adatte a fornire assortimenti legnosi pregiati, mentre i cedui, in genere, sono adatti solo per produrre legna da ardere o assortimenti di limitato valore tecnologico. Le matricine di querce, inoltre, possono essere utilizzate per la produzione di ghiande per l'alimentazione dei maiali allevati allo stato brado.
Tecniche di matricinatura
modificaLe matricine rilasciate possono risalire all'ultimo turno di taglio (in tal caso prendono il nome di allievi) o essere vecchie di due o più turni. Le matricine andrebbero, quando possibile, scelte tra piante nate da seme, più longeve e vigorose dei polloni, ma questo è possibile di rado. In caso si lascino dei polloni devono essere scelti tra i più vigorosi. Le leggi forestali italiane impongono il rilascio di matricine a distanza regolare.
Bibliografia
modifica- Bernetti Giovanni Atlante di selvicoltura Edagricole, 2005