Monastero di San Filippo il Grande

monastero di Messina

Il monastero di San Filippo il Grande sorge a Messina, situato nelle vicinanze dell'omonima struttura sportiva a due passi dall'autostrada, dalla quale è chiaramente visibile. Il complesso monastico fu fondato nel 1100 dal re Ruggero II, tramite un diploma concesso all'egumeno Atanasio.[1]

Monastero di San Filippo il Grande
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneSicilia
LocalitàMessina
Indirizzovia Guardia, 21
Coordinate38°09′49.55″N 15°30′49.77″E
Religionecattolica
Stile architettoniconormanno
Inizio costruzione1100

Il monastero di San Filippo fu fondato attorno al 1100 e dichiarato esente da ogni potere, come testimoniato da un diploma rilasciato da Ruggero II nel 1145. L'edificazione si inserisce nell'obiettivo dei Normanni di ricristianizzare il Valdemone, per assicurare la regione al proprio controllo; questo compito viene affidato ai monaci, soprattutto di fede ortodossa, con la costruzione di 20 monasteri basiliani e alcuni benedettini.

Il monastero di San Filippo era infatti un luogo strategico, da qui si controllavano monte e valle e al monastero era soggetto il santuario della Madonna di Dinnammare. Qui si racconta che visse nel IV-V secolo (secondo mons. Cesare Pasini, VII secolo[2]) in una grotta alle spalle della chiesa, integrata nel monastero, San Filippo di Agira, dopo aver ricevuto gli ordini sacerdotali a Roma ed esser stato inviato a convertire i siciliani.

Tra l'anno 1328 e tra il 1336 sono documentate numerose visite dell'archimandrita del San Salvatore Ninfo al monastero, che godette di numerosi privilegi. A conferma di ciò il Bonfiglio scrive, nel 1606, nella sua opera "Messina Nobilissima" di "un'abbazia che per bellezza e comodità di stanze, per frescura di giardini e fontane, [...] per l'aere salubre, è tenuta per il più bel luogo, tra le altre abbadie di S. Basilio in Sicilia"[3].

Nel 1783, il monastero subisce gravi danni a causa del terremoto e successivamente subisce un'importante ristrutturazione in stile tardobarocco, mantenendo una discreta parte delle strutture di epoca normanna.

Il monastero visse così un altro secolo di vita, aiutando anche i patrioti dei moti del '48 e i garibaldini nel 1860 fornendo asilo e assistenza medica, fino al 1866, quando il fabbricato fu confiscato e messo all'asta dal neonato regno d'Italia, in linea con la politica di quel periodo. Acquistato da Gaetano Alessi, lo trasformò nella sua residenza con 25 stanze, palmenti ed altri opifici agricoli.

All'inizio degli anni ottanta del Novecento il monastero fu acquistato dal comune di Messina, per adibirlo ad attività culturali, anche se il progetto non fu mai realizzato ed il monastero abbandonato, divenendo preda di spoliazioni ed atti vandalici.

Oggi, nonostante più di trentacinque anni di degrado, il complesso monastico mantiene un grande valore, storico, artistico culturale e spirituale .

Il monastero

modifica

Il complesso assume anche un grande valore spirituale in quanto sede di una grotta, scavata sull'affioramento di arenaria sulla quale sorge il monastero, nella quale, secondo la tradizione, fu abitata da San Filippo di Agira intorno al VII-VIII secolo d.C.

Il Santo

modifica

San Filippo di Agira, sacerdote ed esorcista, nacque in Tracia (l'odierna Bulgaria) nel VII secolo circa. A 21 anni ricevette il diaconato e si recò a Roma. Diventato sacerdote fu inviato dal Papa ad evangelizzare la Sicilia. Stabilitosi ad Agira, svolse con fervore il suo ministero operando miracoli e liberando gli ossessi, fino alla sua morte, un dodici maggio del VIII sec all'età di 63 anni[4]. Questo santo lasciò nella Sicilia un'impronta indelebile tant'è che è venerato ad Agira, ma anche a Calatabiano e ad Aci S. Filippo. Nella città di Messina, invece, lasciò un segno tangibile del suo passaggio con un monastero a lui dedicato , ma anche un villaggio (S. Filippo) ed, in epoca moderna uno svincolo autostradale e persino uno stadio.

  1. ^ Pagina 134, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1], Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
  2. ^ http://www.santiebeati/dettaglio/91317[collegamento interrotto]
  3. ^ Bonfiglio, Messina Nobilissima, cit., f.4a
  4. ^ Bibliotheca Sanctorum, istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense 1965, volume V pag. 723-724.

Bibliografia

modifica
  • Contesse e Pistunina nell'antica Via del Dromo, Edas, 1995, a cura di Rocco Sisci e Franco Chillemi;
  • C. Filangeri, Monasteri Basiliani di Sicilia;
  • M. Scaduto, Il Monachesimo Basiliano;
  • Bonfiglio, Messina Nobilissima, cit. f.4a;
  • Bibliotheca Sanctorum, istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense 1965, volume V pag. 723-724.

Collegamenti esterni

modifica