Mu2 Scorpii
Mu2 Scorpii (μ2 Sco / μ2 Scorpii) è una stella nella costellazione dello Scorpione di magnitudine 3,54, distante 474 anni luce dal sistema solare. Fa parte dell'associazione Scorpius-Centaurus, e più precisamente del sottogruppo Centauro superiore-Lupo, e sebbene condivida la designazione di Bayer con Mu1 Scorpii, le due stelle non sono legate gravitazionalmente tra loro.
Mu1 Scorpii | |
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Classe spettrale | B2IV |
Distanza dal Sole | 474 anni luce[1] |
Costellazione | Scorpione |
Coordinate | |
Ascensione retta | 16h 52m 20,145s |
Declinazione | -38° 01′ 03,13″ |
Dati fisici | |
Raggio medio | 7 R⊙ |
Massa | |
Velocità di rotazione | 57 km/s |
Temperatura superficiale |
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Luminosità | |
Età stimata | 20±4 milioni di anni[2] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | +3,54 |
Magnitudine ass. | -2,25[1] |
Parallasse | 6,88 mas |
Moto proprio | AR: -11,09 mas/anno Dec: -23,32 mas/anno |
Velocità radiale | 1,4 km/s |
Nomenclature alternative | |
Caratteristiche fisiche
modificaLa stella è una subgigante blu di classe spettrale B2IV; ha un raggio 7 volte quello del Sole e una temperatura superficiale superiore ai 23 000 K[3]. Con una massa che è 9 volte quella del Sole, si trova al limite oltre il quale la stella terminerebbe la sua esistenza come supernova[4].
Compagno substellare
modificaNel 2022 osservazioni dirette nei dintorni della stella hanno portato alla scoperta di un massiccio pianeta extrasolare, o più probabilmente, di una nana bruna. La scoperta è avvenuta nell'ambito del programma BEAST (The B-star Exoplanet Abundance Study), il cui scopo è indagare sulla possibile presenza di pianeti attorno a stelle massicce (>2,4 M⊙). L'oggetto orbita attorno alla stella a una distanza di 290±10 au e la sua massa è stata stimata in 14,4±0,8 MJ.[2]
È piuttosto raro scoprire pianeti attorno a calde e massicce stelle di classe B, e non è mai stato scoperto un pianeta attorno a una probabile progenitrice di supernova com'è Mu2 Scorpii, poiché si presume che l'intensa radiazione ultravioletta della stella madre tenda a fotoevaporare i pianeti nascenti prima che completino l'accrescimento. Non è completamente chiara la genesi delle nane brune: alcune teorie sostengono che a differenza dei pianeti si formino direttamente dalla nube molecolare allo stesso modo delle stelle, ma che tuttavia non acquisiscono massa sufficiente (>0,08 M☉) per innescare al suo interno la fusione nucleare dell'idrogeno. Tuttavia gli astronomi autori della scoperta suggeriscono che l'oggetto scoperto attorno a Mu2 Scorpii abbia proprietà simili a quella dei pianeti, nonostante superi il limite di massa che gli consente di innescare la fusione del deuterio (>13 MJ), fattore che contraddistingue una nana bruna da un pianeta gigante. Un altro fattore che sostiene che la genesi dell'oggetto substellare sia simile a quella di un pianeta è che il rapporto tra la sua massa e quella della stella è lo stesso che c'è tra Giove e il Sole.[2]
Nello stesso studio gli autori suggeriscono la presenza di un'ulteriore nana bruna avente una massa di 18,5±1,5 MJ e un semiasse maggiore di circa 21 UA, la cui esistenza però necessita di ulteriori osservazioni di follow-up per essere confermata.[2]
Prospetto del sistema
modificaPianeta | Tipo | Massa | Sem. maggiore | Eccentricità | Incl. orbita | Scoperta |
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c * | Nana bruna | 18,5±1,5 MJ | 19,9+11,7 −5,0 UA | 0,61 | 62,8°+9,9° −16,6° | 2022 |
b | Nana bruna | 14,4±0,8 MJ | 242,4+114,5 −52,1 UA | 0,56 | 96,6°+21,5° −20,5° | 2022 |
* non confermato
Note
modifica- ^ a b c Extended Hipparcos Compilation (XHIP) (Anderson+, 2012)
- ^ a b c d e V. Squicciarini et al., A scaled-up planetary system around a supernova progenitor (PDF), in Astronomy and Astrophysics, 4 maggio 2022, arXiv:2205.02279.
- ^ A. B. Underhill et al., Effective temperatures, angular diameters, distances and linear radii for 160 O and B stars (PDF), in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 189, novembre 1979, pp. 601–605.
- ^ N. Tetzlaff et al., A catalogue of young runaway Hipparcos stars within 3 kpc from the Sun, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 410, n. 1, gennaio 2011, pp. 190–200, DOI:10.1111/j.1365-2966.2010.17434.x.