NGC 1664

ammasso aperto nella costellazione dell'Auriga

NGC 1664 è un ammasso aperto visibile nella costellazione dell'Auriga.

NGC 1664
Ammasso aperto
NGC 1664
Scoperta
ScopritoreWilliam Herschel
Data1786
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneAuriga
Ascensione retta04h 51m 06s[1]
Declinazione+43° 40′ 30″[1]
Distanza3908[2] a.l.
(1199[2] pc)
Magnitudine apparente (V)7,6[1]
Dimensione apparente (V)18'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
ClasseIII 1 p
Età stimata290 milioni di anni[2]
Altre designazioni
Cr 56; Mel 27; OCl 411[1]
Mappa di localizzazione
NGC 1664
Categoria di ammassi aperti

Osservazione

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Mappa per individuare NGC 1664.

Si individua presso il confine con Perseo, in direzione di un ricco campo stellare; lo si può scorgere facilmente con un binocolo 10x50 o di poco maggiore, 1,5 gradi ad ovest della stella ε Aurigae, attraverso il quale appare come una macchia chiara allungata in senso NW-SE. Un telescopio da 120mm di apertura risolve anche la parte più addensata dell'oggetto, che presenta una fila di stelline di decima e undicesima magnitudine disposte in modo da formare una lettera "T" rovesciata. A sud è dominato da una stella azzurra di settima, probabilmente estranea all'ammasso stesso.

La declinazione moderatamente settentrionale di quest'ammasso favorisce gli osservatori dell'emisfero nord, sebbene si presenti circumpolare solo a partire da latitudini elevate; dall'emisfero australe la sua osservazione risulta penalizzata in particolare dalle regioni situate a elevate latitudini meridionali.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra ottobre e marzo.

Storia delle osservazioni

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NGC 1664 venne individuato per la prima volta da William Herschel nel 1786 attraverso un telescopio riflettore da 18,7 pollici; suo figlio John Herschel lo riosservò in seguito e lo inserì poi nel suo General Catalogue of Nebulae and Clusters col numero 907.[4]

Caratteristiche

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NGC 1664 è un ammasso piuttosto appariscente, anche se le sue componenti sono poco numerose e non molto brillanti; la sua distanza è stimata attorno ai 1200 parsec (circa 3900 anni luce),[2] corrispondente a una regione situata sul bordo esterno del Braccio di Orione, a una distanza non molto elevata dalla grande associazione OB Camelopardalis OB1.

Si tratta di un ammasso aperto di età intermedia, stimata attorno ai 300 milioni di anni; in ciò viene spesso considerato simile, come caratteristiche, ai ben più brillanti ammassi delle Iadi e del Presepe, sebbene questi siano di età più avanzata. Analisi condotte su oltre 200 stelle visibili nella sua direzione hanno permesso di individuare 57 stelle quasi certamente facenti fisicamente parte dell'ammasso,[5] fra le quali vi sono alcune stelle variabili del tipo δ Sct con ridottissime escursioni di luminosità.[6]

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 1664. URL consultato il 12 agosto 2013.
  2. ^ a b c d WEBDA page for open cluster NGC 1664, su univie.ac.at. URL consultato il 12 agosto 2013.
  3. ^ Una declinazione di 43°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 47°; il che equivale a dire che a nord del 47°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 47°S l'oggetto non sorge mai.
  4. ^ Catalogo NGC/IC online - result for NGC 1664, su ngcicproject.org. URL consultato il 12 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  5. ^ Missana, Marco; Missana, Natale, A new method for deriving stellar membership with an application to the open cluster NGC 1664, in Astronomical Journal, vol. 100, dicembre 1990, pp. 1850-1858, DOI:10.1086/115642. URL consultato il 12 agosto 2013.
  6. ^ van Cauteren, P.; Lampens, P.; Robertson, C. W.; Strigachev, A., Search for intrinsic variable stars in three open clusters: NGC 1664, NGC 6811, NGC 7209, in Communications in Asteroseismology, vol. 146, giugno 2005, pp. 21-32, DOI:10.1553/cia146s21. URL consultato il 12 agosto 2013.

Bibliografia

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  • Catalogo NGC online, su ngcicproject.org. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0, William-Bell inc. ISBN 0-943396-14-X

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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