NGC 3201
NGC 3201 (noto anche come C 79) è un ammasso globulare, situato nella parte orientale della costellazione delle Vele; è visibile anche con piccoli strumenti.
NGC 3201 Ammasso globulare | |
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NGC 3201 ripreso dal telescopio Hubble | |
Scoperta | |
Scopritore | James Dunlop[1] |
Data | 1º maggio 1826[1] |
Dati osservativi (epoca J2000) | |
Costellazione | Vele |
Ascensione retta | 10h 17m 36,8s |
Declinazione | -46° 24′ 44,9″ |
Distanza | 15450 a.l. (4742[2] pc) |
Magnitudine apparente (V) | 6,8 |
Dimensione apparente (V) | 18' |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Ammasso globulare |
Classe | X |
Galassia di appartenenza | Via Lattea |
Età stimata | 10,24 miliardi di anni |
Altre designazioni | |
C 79; ESO 263-SC26 | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di ammassi globulari |
Osservazione
modificaÈ possibile individuarlo (non senza difficoltà, se la notte non è propizia) cinque gradi a nord-ovest della stella giallastra μ Velorum anche con un binocolo, nel quale si presenterà comunque come un oggetto simile ad una macchietta chiara, sfuggente; in un telescopio amatoriale di piccola apertura si presenta ancora con un aspetto nebbioso e comunque con una luminosità molto bassa rispetto alla sua estensione apparente. Per iniziare la risoluzione in stelle occorrono strumenti relativamente potenti.
La sua declinazione è piuttosto meridionale e fa sì che quest'ammasso non sia osservabile da molte delle regioni abitate dell'emisfero boreale, come parte dell'Europa e del Nordamerica; da alcune regioni abitate dell'emisfero australe, al contrario, si presenza circumpolare.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra gennaio e giugno.
Storia delle osservazioni
modificaLa scoperta dell'ammasso viene attribuita solitamente a John Herschel, sebbene James Dunlop sembra che l'avesse catalogato già sei anni prima dell'arrivo di Herschel a Città del Capo, nel 1827; Dunlop fu in grado di risolverlo in stelle con una certa facilità e notò anche che la concentrazione aumenta nelle regioni centrali.[4]
Caratteristiche
modificaIn realtà, per essere un ammasso globulare, è uno dei più luminosi, essendo di magnitudine 6,8, con un diametro apparente di quasi 20' d'arco; nel 2002 è stato oggetto di studio su una particolare classe di stelle, le variabili RR Lyrae. NGC 3201 è stato catalogato di classe X in una scala che va da I a XII, dove a valore più basso corrisponde una maggiore concentrazione stellare: il che quindi indica che siamo di fronte ad un oggetto poco concentrato. La sua età è stimata sui 10,24 miliardi di anni o, secondo altri studi, 10,6 miliardi di anni.[5]
La sua distanza è stimata sui 17000 anni luce dal sistema solare, mentre la distanza dal centro galattico è di circa 30000 anni luce; sulla nostra lina di vista, quest'ammasso ha una velocità radiale estremamente alta, avvicinandosi a noi alla velocità di 490 km/s, il valore più alto conosciuto in un ammasso stellare. Eliminando la velocità e il moto del Sole, resta un valore di 240 km/s di velocità assoluta, il che sarebbe sufficiente per poter consentire all'ammasso di sfuggire all'influsso gravitazionale della Via Lattea; inoltre, rispetto alle stelle della Via Lattea si muove con un moto retrogrado.[4]
Probabile buco nero stellare nel cluster globulare
modificaDurante una ricerca più ampia finalizzata allo studio di stelle binarie negli ammassi globulari utilizzando lo strumento MUSE del VLT, un gruppo di ricercatori ha osservato[6] il comportamento anomalo di una stella in NGC 3201. La stella, viene fiondata a velocità tali (350000 km/h) che, pur essendo possibile che appartenga ad un sistema triplo contenente due stelle di neutroni estremamente vicine, è molto probabile che ruoti intorno ad un buco nero stellare avente una massa di circa quattro volte maggiore del sole,[7]
Note
modifica- ^ a b (EN) Courtney Seligman, NGC Objects: NGC 3200 - 3249, in Celestial Atlas. URL consultato il 21 aprile 2020.
- ^ M. Dall'Ora et al., The RR Lyrae distance scale from near-infrared photometry: current results, Memorie della Società Astronomica Italiana, Vol. 77 n. 1, 2006
- ^ Una declinazione di 46°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 44°; il che equivale a dire che a sud del 44°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 44°N l'oggetto non sorge mai.
- ^ a b Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
- ^ Alcaino, G.; Liller, W., The main sequence of the globular cluster NGC 3201, in Astronomical Journal, vol. 86, ottobre 1981, pp. 1480-1499, DOI:10.1086/113031. URL consultato il 20 giugno 2013.
- ^ (EN) Benjamin Giesers et al., A detached stellar-mass black hole candidate in the globular cluster NGC 3201 (PDF) (abstract), 9 gennaio 2018.
- ^ (EN) Jake Parks, Oddly behaving star reveals a black hole hiding in a globular cluster, a first, su astronomy.com, 17 gennaio 2018.
Bibliografia
modificaLibri
modifica- (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
Carte celesti
modifica- Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
- Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
- Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su NGC 3201
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Catalogo NGC/IC on-line, su ngcicproject.org.
- (EN) Dati di NGC 3201 - SIMBAD, su simbad.u-strasbg.fr. (dettagli identificatori, misure)
- (EN) Dati di NGC 3201 - NASA Extragalactic Database, su ned.ipac.caltech.edu.
- (EN) Dati di NGC 3201 - SEDS, su spider.seds.org.
- (EN) Dati di NGC 3201 - VizieR Service, su vizier.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 3201 - Aladin, su aladin.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 3201 - SkyView, su skyview.gsfc.nasa.gov.