NGC 3766

ammasso aperto nella costellazione del Centauro

NGC 3766 (noto anche come C 97) è un piccolo ma brillante ammasso aperto situato nella costellazione del Centauro; si trova in un ricco campo stellare e può essere osservato anche con piccoli strumenti.

NGC 3766
Ammasso aperto
Foto scattata dal telescopio Euler
Scoperta
ScopritoreNicolas Louis de Lacaille
Data1752
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneCentauro
Ascensione retta11h 36m 13s[1]
Declinazione-61° 36′ 55″[1]
Distanza5690[2] a.l.
(1745[2] pc)
Magnitudine apparente (V)5,3[1]
Dimensione apparente (V)12'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
Galassia di appartenenzaVia Lattea
Età stimata14 milioni di anni[2]
Altre designazioni
C 97; Mel 107; Cr 248; OCl 860; ESO 129-SC27[1]
Mappa di localizzazione
NGC 3766
Categoria di ammassi aperti

Osservazione

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Mappa per individuare NGC 3766.

Si individua 1,5 gradi a nord della stella λ Centauri, immerso nei ricchi campi stellari della Via Lattea australe; può essere individuato anche ad occhio nudo, a condizione che la notte sia buia e nitida, ma appare solo come una stellina sfuocata e leggermente estesa, mentre un binocolo 10x50 già è in grado di risolverlo in stelle, e se la notte è buia, si possono già individuare i colori delle componenti, che appaiono alcune azzurre, altre rosse, contrastando fortemente le une con le altre. In un telescopio amatoriale di apertura oltre i 150 mm l'ammasso appare già risolto. Le stelle più luminose sono di settima magnitudine.

La sua declinazione è fortemente australe, per cui quest'ammasso non risulta osservabile da molte delle regioni abitate dell'emisfero boreale, come l'Europa e quasi tutto il Nordamerica; da alcune regioni abitate dell'emisfero australe, al contrario, si presenza circumpolare.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra gennaio e luglio.

Vale la pena di esplorare i dintorni di NGC 3766 con un binocolo, essendo una zona ricchissima di campi stellari e piccole associazioni stellari.

Storia delle osservazioni

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Il primo a riconoscere quest'oggetto come un insieme di stelle fu l'abate Nicolas Louis de Lacaille, che lo inserì nel suo catalogo edito nel 1755, dove raccolse i frutti di tutte le sue osservazioni condotte pochi anni prima a Città del Capo; egli lo indicò come un oggetto composto da stelle accompagnate da nebulosità. Fu poi riosservato da James Dunlop, che lo descrisse come privo di nebulosità e riuscendo a riconoscere i vari colori delle sue componenti.[4]

Caratteristiche

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L'ammasso è composto in maggioranza da stelle biancastre di classe spettrale A, ma sono presenti anche alcune stelle giganti rosse e delle stelle massicce di colore giallo; contiene al suo interno la stella doppia BF Centauri, una variabile a eclisse la cui luminosità oscilla fra 8,5 e 9,4, passando il 20% del periodo, di 3,7 giorni, in eclisse. La distanza è stimata sui 1745 parsec (5690 anni luce)[2] dal Sole, dunque in un braccio di spirale più interno del nostro, il Braccio del Sagittario.

In luminosità e forma ricorda vagamente M37, nella costellazione dell'Auriga: entrambi si estendono infatti per 15' di diametro e mostrano una forma allungata, ma confrontando le distanze si scopre che M37 è in realtà più piccolo del 20%; il diametro reale di NGC 3766 è pari a circa 25 anni luce, mentre l'assorbimento a causa delle polveri oscure ne riduce la luminosità di mezza magnitudine. Inoltre NGC 3766, a differenza di M37, è estremamente giovane, con un'età di 14 milioni di anni e una popolazione di circa 140 stelle; M37 invece ha 200 milioni di anni e le sue stelle sono quasi 2000.[4]

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 3766. URL consultato il 23 agosto 2013.
  2. ^ a b c d WEBDA page for open cluster NGC 3766, su univie.ac.at. URL consultato il 23 agosto 2013.
  3. ^ Una declinazione di 61°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 29°; il che equivale a dire che a sud del 29°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 29°N l'oggetto non sorge mai.
  4. ^ a b Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.

Bibliografia

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  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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